Pensare l’impossibile. Donne che non si arrendono
Non un libro di denuncia sul problema delle donne in Italia, e neanche un saggio tradizionale come ce ne sono tanti: il libro della giornalista di Repubblica Anais Ginori “Pensare l’impossibile. Donne che non si arrendono” è stato scritto con l’intenzione di allargare il campo, di coinvolgere nella questione quante più persone possibile. A parlarne con l’autrice, durante la presentazione alla libreria Feltrinelli della Galleria Colonna a Roma il 16 marzo, c’erano la direttrice dell’Unità Concita De Gregorio e la giornalista Chiara Valerio. Il problema del divario di genere nell’Italia del 2010 c’è, e anziché diminuendo va peggiorando. Nel nostro paese lavora solo il 47 % delle donne, quelle in posizioni di comando sono pochissime, i media trasmettono un’immagine stereotipata del corpo femminile, vengono rimessi in discussione diritti fondamentali come l’aborto o l’assistenza alla procreazione, molte ragazze considerano normale usare il proprio corpo per fare strada nella società, il World Economic Forum ci colloca al 71° posto su 135 paesi nel rapporto sul divario di genere.
Ma c’è dell’altro, ed è forse questo il vero punto da cui ripartire: a percepire il problema del divario di genere in Italia sono solo quelle cinquantenni che le lotte del femminismo le hanno viste o vissute. Nessuna traccia di interesse si trova nella nuova generazione, la cui maggior parte sembra assuefatta a questo stato di cose.
Quel che serve, secondo le tre giornaliste, è ripensare il femminismo con parole nuove. Per la De Gregorio e per la Valerio il libro di Anais Ginori lo fa. La Ginori infatti ha scelto di parlare del femminismo prendendolo da più angolazioni: ha intervistato una copywriter, un regista di porno, alcune prostitute nigeriane, il collettivo femminista dell’Università “La Sapienza”, e altre donne come Lorella Zanardo o Emma Bonino.
Il suo libro affronta il mutato rapporto trai generi nell’Italia degli ultimi vent’anni e in particolare nel 2009, l’anno delle veline candidate, delle escort, delle frasi di Berlusconi come quella che Eluana Englaro poteva avere figli solo perché aveva ancora le mestruazioni, o quella su Rosy Bindi “più bella che intelligente”. Tutti segnali di allarme che devono far riflettere. Va ripresa quella che Concita de Gregorio ha definito una rivoluzione interrotta, e va ripresa prima che sia troppo tardi.
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