Pelliccia di cane
Non è uno scherzo e nemmeno una macabra frode dei geni della contraffazione: questa volta la Cina fa tutto alla luce del sole. Centinaia di prodotti fatti con la pelle di cani e gatti sono venduti online sul sito cinese taobao.com. Tra i commercianti cinesi è diffusa la convinzione che la pelliccia di cane sia rinomata per la sua capacità di proteggere dal freddo. Un venditore del negozio on line, tale sjz2ys – enuncia il Shanghai Daily – si vantava dell’assoluta originalità dei suoi prodotti, nonostante avesse venduto solo un gilet. La scoperta ha fatto scalpore e la notizia è stata ripresa dai media di tutto il mondo. La reazione più forte arriva dagli “animalisti”, da sempre impegnati a dimostrare che le vittime di questo commercio sono soprattutto cani e gatti. Nel corso degli anni, gli ispettori dell’ENPA hanno localizzato allevamenti di questi animali anche in Corea, Australia e Inghilterra. Il grosso del commercio di pelli e di carne si concentra comunque in Cina, dove è stata documentata la presenza di cani vivi in stanze ghiacciate dal freddo dell’inverno, circondati da cani morti appesi a ganci. I cani erano destinati ai ristoranti di Harbin e il loro pelo venduto al commercio delle pelli. Abitualmente, i cani catturati venivano rinchiusi in un sacco e trasportati con una macchina al macello, in un viaggio di diverse ore. Dalle indagini è risultato inoltre che i macellai di quella zona uccidono dai 10 ai 12 cani al giorno, mentre i bracconieri iniziano a scuoiarli quando non sono ancora tramortiti. L’impiego delle pelli di cani e gatti in Occidente è pressoché un fenomeno sconosciuto e facilmente aggirabile attraverso l’etichettatura. L’industria della pellicceria tenta di mantenerlo nascosto grazie all’utilizzo di nomi fuorvianti sull’etichetta. Il sito dell’Ente Nazionale Protezione Animali (www.enpa.it) ne pubblica una lista: i capi confezionati con la pelle di cane possono essere venduti come gae-wolf, sobaki, china-wolf e Asian jackal, oltre a molti altri. Mentre le pellicce di gatto, sotto altri pseudonimi, che comprendono: wildcat, goyangi special-skin e katzenfelle. Gli animali possono essere uccisi in un paese e le loro pelli vendute in un altro, come materia prima per le industrie, che le utilizzano per la realizzazione di guanti, colli, giocattoli e tanti altri accessori. Fino al 2004, anche l’Italia è stata un paese importatore e trasformatore di pelli di cane, dalle quali fabbricava borse, scarpe, stivali e rivestimenti interni per cappotti. Nell’agosto del 2004, in seguito ad una mobilitazione della Lega Anti Vivisezione e alla scoperta della vendita nel nostro paese di capi con pellicce di cane, è stata approvata la legge 189/04 che vieta l’importazione e la commercializzazione di pellame e carne di queste specie animali, prevedendo pene severe per i trasgressori: arresto da tre mesi ad un anno o ammenda da 5mila a 100mila euro, oltre che la confisca e la distruzione del materiale.
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