Il pellicano di Walter Pagliaro a Roma 3
Vita e opera sono in August Strindberg (1849-1912) strettamente legate. Autore di un’articolata produzione autobiografica e d’importanti romanzi e racconti, la sua fama è affidata soprattutto al teatro. La sua attività culminò nella fondazione dell’Intima Teatern, un teatro da camera dove presentò opere tra le sue più alte e inquietanti: Temporale, La casa bruciata, La sonata dei fantasmi, Il pellicano. Considerato “padre” dell’espressionismo, aperto a richiami simbolistici, Strindberg ha influenzato l’avanguardia novecentesca e ha avuto sul piano critico e su quello della prassi scenica un vasto rilancio in epoca moderna. La sua innovatrice concezione strutturale del testo e il suo irrazionalismo visionario e angoscioso hanno suscitato profonda e ampia suggestione.
Per rendergli omaggio, l’Università Roma Tre ha invitato il regista Walter Pagliaro a presentare la sua nuova versione de “Il Pellicano”, con Micaela Esdra, Fabrizio Amicucci e Luisa Novorio, che sarà in scena dal 21 al 26 febbraio p.v. al Teatro Palladium della stessa Università. In occasione della rappresentazione giovedì 23 Febbraio, alle ore 17.30 avrà luogo nella stessa sede una tavola rotonda dal titolo August Strindberg: “Il Pellicano”. Interpretazioni e Prospettive che vedrà partecipare oltre a Pagliaro, che parlerà in dettaglio di questo nuovo allestimento, anche Franco Perrelli (Università degli Studi di Torino), autore della nuova traduzione che va in scena, Francesco Fiorentino (Università Roma Tre) e Bruno Berni (Istituto Italiano di Studi Germanici), studiosi ed esperti della materia. All’incontro, introdotto e coordinato da Francesca Cantù (Università Roma Tre), interverrà anche Giuseppe Leonelli, Presidente della Fondazione Roma Tre Teatro Palladium.
Walter Pagliaro: « Il Pellicano è un dramma da camera: scritto nel 1907, è la quarta composizione per l’ “Intima teatern” di Stoccolma dove venne rappresentato per la prima volta. Il simbolo del pellicano, l’animale che pur di nutrire i suoi figli, si priverebbe del proprio sangue, è usato con tecnica antifrastica, per raccontare la natura di una madre che invece beve il sangue dei suoi figli, come un vampiro. Una famiglia si risveglia all’indomani della morte del padre e gli equilibri che l’avevano malamente tenuta insieme nel passato, si rompono: la madre vive nella vanità della sua giovinezza svanita, i suoi figli cercano di ricostruire la loro difficile infanzia, mentre suo genero tenta di impossessarsi del dominio della casa. Il dramma, di eccezionale forza e bellezza, rimanda continuamente a miti famosi: Medea che ammazza i suoi figli e soprattutto Amleto. I quattro personaggi sono gli stessi che si scontrano nella tragedia di Shakespeare: la madre (la regina Gertrude/ Elisa), il figlio (Amleto/ Friedrick), la figlia (Ofelia/ Gerda), e il genero (re Claudio/ Axel), senza dimenticare il fantasma del padre di Amleto, identificato in quella sedia a dondolo che ogni tanto oscilla, come per magia. Il primo titolo di questo dramma era “I sonnambuli”; in effetti sul palcoscenico sembrano muoversi figure avvolte nel sonno o nella morte. Nell’ultima battuta, il figlio fa esplicito riferimento ai bianchi battelli che salpavano per l’isola dei morti: “…ricordi quando andavamo giù ai bianchi battelli e li accarezzavamo?”. Forse l’enigma del dramma di Strindberg si annida proprio in quell’ultima battuta: “… Gerda affrettati, la campanella di bordo è suonata, la mamma sta seduta nel salone di prua, no, lei non è con noi, povera mamma! È rimasta a riva? Dov’è? Non la vedo… e senza la mamma non è divertente. Eccola che arriva! Ora cominciano le vacanze!»
Orari e giorni: Martedì 21, Giovedì 23, Venerdì 24, sabato 25 febbraio – ore 21
Mercoledì 22, Domenica 26 febbraio – ore 18
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