Passione
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Maddalena e Giovanni Crippa splendidi interpreti di ” Passione”, spettacolo teatrale tratto dal romanzo “Passio Laetitiae et Felicitatis” di Giovanni Testori. Un progetto di Daniela Nicosia premiato dal successo di critica e di pubblico. Maddalena e Giovanni Crippa, fratelli nella realtà, in un cortocircuito tra vita e teatro per una storia di intimità, di amori irregolari e visionari con la forza del linguaggio di Giovanni Testori.
Sullo sfondo il paesaggio umano di una Brianza di struggimenti e di miseria.
In Passio Laetitiae et Felicitatis – titolo che parafrasa un testo della martirologia cristiana – romanzo, teatro e poesia, come scrisse Giovanni Raboni, “si fondono al calore di un «plurilinguismo totale», che non coinvolge soltanto il lessico ma anche i generi, approdando ad una sorta di Wort-Ton-Drama”, che nell’idioletto di Felicita, misto di latino, francesismi, lombardo e lingua del seicento, unisce il colto al popolare, dando vita ad un prorompente impasto linguistico, che dona corpo, spessore e straordinaria forza comunicativa alla parola. Parola che è essa stessa corpo, con le lacerazioni e il sangue ad esso connesso.
Parola-corpo, – che contiene l’urgenza di essere pronunciata, che già sulla pagina è grido – che, oltre ai profondi interrogativi testoriani sul senso ultimo dell’esistenza presenti nel romanzo, ha fatto nascere in me, come negli interpreti, la necessità di metterla in scena, di declinarla col linguaggio del teatro, che è voce e corpo insieme. Una parola che comprende e abbraccia il dolore, una parola che è passio, passione nel suo significato originario di travaglio, pena, sofferenza, sia nell’atto dell’essere scritta che in quello dell’essere proferita.
Questo rapporto tra colui che scrive e colei che è scritta, mi ha guidata nella scelta di due interpreti, che, a prescindere dai generi, incarnino quella parola, dandole voce. Maddalena e Giovanni Crippa, fratelli nella vita, entrambi uniti dall’unicità di quella lingua, che è sia di Felicita che del narratore, ci raccontano così – in una scena scarnificata, sezionata dai tagli di luce, su cui sola riverbera il segno di una croce – questa storia di fraterne intimità, di languori, di amori irregolari e visionari, generando un singolare corto circuito tra teatro e vita.
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