PASSATA LA FESTA, GABBATO. LO SANTO LA DISCARICA DI ALBANO È STATA CONFERMATA
PASSATA LA FESTA, GABBATO LO SANTO
LA DISCARICA DI ALBANO È STATA CONFERMATA DA ZINGARETTI SUL PIANO REGIONALE DEI RIFIUTI
Finite le elezioni comunali ad Albano, la Regione Lazio ha finalmente reso disponibile il “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti”, già approvato dal Consiglio Regionale il 5 agosto 2020, piano in cui sono stati riconfermati sia l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) di Albano sia la discarica di Albano.
Nel “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti” è riportato che l’impianto TMB di Albano è autorizzato per il trattamento di 183.000 tonnellate l’anno e che l’impianto “non è in esercizio, ma in ricostruzione”.
Inoltre, nel “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti” è evidenziato che la discarica di Albano è autorizzata per 500.000 metri cubi e che la sua capacità residua è “misteriosamente” salita a 236.675 metri cubi (sulle bozze precedenti del piano la capacità residua della discarica di Albano era stimata in soli 87.954 metri cubi).
Questo incredibile ampliamento della capacità residua della discarica di Albano è stato espressamente richiesto con nota del 7 ottobre 2019 (prot. reg. 0790984) dalla società Ecoambiente (società del gruppo Cerroni cui è stata ceduta nell’agosto 2019 la discarica di Albano).
Nel “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti” viene confermato a chiare lettere che la discarica rimarrà a servizio esclusivo dell’impianto TMB di Albano. Quindi, quando riaprirà l’impianto TMB di Albano verrà rimessa in esercizio la relativa discarica di servizio.
Inoltre, tale operazione è di lungo periodo in quanto l’impianto TMB di Roncigliano è stato dato in affitto per un decennio fino al 2031 alla società Colleverde srl (società del Veneto specializzata nella costruzione di tale impiantistica).
Infine, la Regione Lazio ha suddiviso l’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) della Capitale in due ATO: da un parte un ATO con il solo comune di Roma, che ha 6 impianti TMB ma manca di una discarica di servizio, dall’altra parte tutti gli altri comuni dell’Area metropolitana di Roma, che ad oggi non hanno né impianti TMB in funzione né discariche in esercizio.
Per cui nel “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti” per l’ATO dei comuni dell’Area metropolitana di Roma (esclusa la Capitale) l’impianto TMB di Albano figura in prima posizione con una potenzialità complessiva di 183.000 metri cubi e la precisazione “Non in esercizio ma in ricostruzione” e, tanto per creare un clima di emergenza rifiuti, la minaccia che “la potenzialità disponibile è insufficiente a soddisfare il fabbisogno di trattamento meccanico biologico. Dal 2023, anno in cui dovrebbe entrare in esercizio l’impianto di Colleferro per il trattamento del sottovaglio, gli impianti diventerebbero prevalentemente di trattamento meccanico, e in grado di soddisfare il fabbisogno a partire dal 2024”.
In questo modo, il “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti” diventa una forte arma di pressione nei confronti del TAR e del Consiglio di Stato, che devono decidere in merito ai ricorsi del Comune di Albano, delle associazioni e dei comitati contro le autorizzazioni regionali per la ricostruzione dell’impianto di TMB di Albano e per la riapertura del 7° invaso della discarica di Roncigliano.
Il Partito Comunista è l’unica forza politica che ha duramente contestato questo piano dei rifiuti (basato su discariche, inceneritori e impianti a biogas/biometano), organizzando il 30 luglio 2020 una manifestazione di protesta davanti la sede del Consiglio Regionale, manifestazione a cui hanno partecipato numerosi comitati ed associazioni.
Il Partito Comunista si batterà con il massimo impegno contro le scelte irresponsabili di Zingaretti, del PD e dei suoi cespugli, per la chiusura definitiva dell’impianto TMB e della discarica di Albano.
La discarica e l’impianto TMB di Albano devono essere chiusi perché non rispettano i requisiti minimi riportati nello stesso “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti”: infatti per gli impianti allo scopo di prevenire situazioni di compromissione o grave disagio il piano e la legge impongono di garantire una distanza minima di 1.500 metri per gli edifici sensibili (quali scuole, ospedali, centri turistici, impianti sportivi), 1.000 metri per i centri abitati, 500 metri per le case sparse. Il piano precisa inoltre che la distanza va misurata dalla recinzione dell’impianto della discarica.
Il settimo invaso della discarica di Albano va chiuso definitivamente perché rappresenta un pericolo per l’ambiente e per la salute dei cittadini, in quanto è posizionato a soli 500 metri da una scuola, a soli 200 metri da un centro abitato (Villaggio Ardeatino) e a soli 80 metri dalle prime case sparse. Il settimo invaso della discarica di Albano va chiuso definitivamente perché rappresenta sta inquinando tutte le falde acquifere del territorio.
Il Partito Comunista riparte dalle lotte a difesa del territorio, dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento