“Pars construens”
Vorrei caldeggiare alcune proposte che sono di autentico buon senso, per rilanciare il ruolo di centralità e di rilevanza sociale che un tempo si ascriveva alla scuola in quanto “comunità educante”, e non azienda. In primis, auspico e propugno la cancellazione dei test Invalsi, in particolare nella Scuola Primaria, per sostituirli con un esame (aggiornato) da somministrare alla fine della classe quinta, in un profilo che tenga in considerazione i vari e profondi mutamenti intervenuti, non solo a livello tecnologico, nella società odierna. Quindi, proporrei la cancellazione totale del cosiddetto “bonus premiale” (poiché è un meccanismo perverso, assai discriminante e mortificante per tutti gli insegnanti che non si risparmiano nella didattica attiva svolta in classe) e dei fondi riservati alle Funzioni Strumentali, oltre che di tutti quei progettini inutili ed insignificanti, in modo da reperire le risorse necessarie per finanziare un dignitoso incremento stipendiale ai docenti italiani, che risultano i meno pagati in Europa. Servirebbe, in buona sostanza, concedere più spazio, valore e visibilità reale alla didattica espletata con gli alunni in carne ed ossa, eliminando tutta la muffa e la fuffa burocratica, sia cartacea che digitale, da circoscrivere solo alle esigenze minime ed indispensabili. I dirigenti scolastici antepongono la muffa delle scartoffie, delle circolari, dei format e delle griglie per l’auto-valutazione, ossia una raffica di aride cifre statistiche, che non hanno alcun riscontro effettivo con le istanze formative, psico-socio-culturali degli studenti, considerati come gli “utenti” della “scuola-azienda”. La cui unica specialità, mi pare sia la produzione di carte, ovvero file digitali, e di progettini perlopiù vuoti, insulsi ed inutili. È evidente che la scuola, concepita come una “comunità educante”, ha un vitale ed urgente bisogno di essere rispolverata e ripulita di tutta quella “muffa” che serve solo ai DS per le direttive e le operazioni di natura aziendalista. Anzi, per condurre una gestione affaristica degli istituti scolastici. Ebbene, se il neoministro avesse la forza, la volontà e la possibilità di porre in essere simili obiettivi, diventerebbe un “eroe nazionale” per l’intera categoria docente e per la parte più sana della nostra società.
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