Parco Archeologico di Tuscolo
Con i recenti scavi archeologici nella zona della Molara sono stati portati alla luce circa 900 metri dell’antica via Latina. L’importante strada scorreva, sul luogo medesimo, per un tratto parallela al fiume Albula, nome originario del Tevere, che richiama alla mente il nome mitico di Albalonga, non una delle tante città latine (di cui hanno scritto gli storici di Roma) ma la città-stato per eccellenza, che aveva dato le istituzioni sociali e politiche alle città latine esistenti già prima di Roma. Per questo motivo – secondo l’archeologo Arietti della Soprintendenza Archeologica di Roma – più che di Colli Albani si dovrebbe parlare di Albalonga.
Nel Convegno del 2 dicembre scorso tenuto a Grottaferrata su ‘Tuscolo e via Latina: protezione o distruzione?’ diverse associazioni a carattere ambientalista, radicate da molti anni nel territorio dei Castelli Romani, hanno lanciato questo allarme: un immenso patrimonio archeologico, ancora da portare completamente alla luce, è minacciato da un’ondata di lottizzazioni che si prevede si debbano realizzare nella zona della Molara. All’incontro sono intervenuti anche i sindaci di Frascati e di Monte Porzio Catone, ed il presidente della XI Comunità Montana. Per tutti gli intervenuti il problema esistente è quello di difendere un bene che è patrimonio dell’umanità, visto che è da qui che è nata e si è sviluppata la civiltà romana (basti pensare che i reperti di Tuscolo, messaggeri di detta civiltà, si trovano nei musei di tutto il mondo). I vari rappresentanti delle associazioni sono stati concordi nell’esprimere perplessità sul fatto che sinora i vari amministratori dei Comuni, situati intorno all’area archeologica di Tuscolo, non abbiano mai sentito la necessità di realizzare un parco archeologico, come esiste ad Ostia antica o a Villa Adriana, né tanto meno di mettere il vincolo archeologico su tutta l’area di Tuscolo e dintorni. Due cose, queste, più volte richieste negli ultimi venti anni da associazioni quali: Archeoclub, Gal (Gruppo archeologico latino), Legambiente, Italia Nostra ed altre, secondo una cultura del territorio in sintonia con quella dell’UNESCO, che vuole che un’area archeologica da salvaguardare sia anche quella circostante i monumenti archeologici.
E dunque che cosa si potrà fare – si sono chiesti i rappresentanti delle associazioni – per salvare l’archeologia del territorio? Per il sindaco Posa di Frascati si possono acquistare terreni (anche attraverso adeguati espropri) per realizzare il parco archeologico. Per il sindaco Buglia di Monte Porzio Catone si deve chiudere la strada di Tuscolo al traffico delle macchine e valorizzare l’area archeologica circostante, eliminando l’attuale area pic-nic. Nulla, invece, si sa delle intenzioni dei sindaci di Grottaferrata e di Monte Compatri (non intervenuti al convegno) dai quali ci si aspettava maggiormente un segnale positivo, essendo proprio questi due territori interessati alle previste mega-lottizzazioni. Si è saputo, inoltre, che la Soprintendenza Archeologica del Lazio, messa di fronte ai ricorsi dei costruttori, ha abbandonato la procedura di vincolo archeologico diretto, facendo scadere i tempi. Ma ha poi avviato nuove procedure per porre un vincolo indiretto sull’area. Da parte della Regione è intervenuto Mollica (a nome dell’assessore all’ambiente Zaratti) che ha confermato che si può fare il parco tramite legge nazionale, con una convenzione tra gli enti interessati e le associazioni. Sembrerebbe questa, dunque, la soluzione: lo Stato mette i vincoli con legge nazionale, la Regione dovrà poi dare seguito ad interventi di valorizzazione su quello che c’è da salvare, sulla falsariga della riforma del Codice Urbani del 2001 che regolamenta tutta la materia di istituzione dei Parchi. Il presidente della XI Comunità Montana, De Righi, si è dichiarato disposto a fare mutui bancari per acquistare territori da inserire nel futuro parco archeologico, avvertendo però che questo dipende soprattutto dalla volontà dei Comuni interessati. Ma il recente Consiglio della Comunità Montana, che si è tenuto il 15 dicembre scorso, nell’approvare la delibera di indirizzo per la costituzione del parco archeologico di Tuscolo ha previsto un’area-parco di 70 ettari, da raccordarsi attraverso sentieri pedonali ad aree d’interesse archeologico, quali: Barco Borghese, Museo delle Scuderie Aldobrandini ed i ritrovamenti di Molara. Troppo poco per tutte le associazioni, in quanto i previsti 70 ettari escludono aree archeologiche importanti, senza pensare poi che così si corre il rischio di continuare a perdere archeologia significativa in aree non protette, come è successo proprio lungo la via Latina, dove si trovava un’intera necropoli (distrutta per realizzare un campo di kiwi!). L’area è troppo importante per non essere protetta – ha sostenuto l’archeologo Arietti – perché sullo stesso luogo sono riemersi, nel corso degli scavi, oggetti del 7° secolo a.C., appartenenti a tombe femminili di altissimo rango, come risulta dalla tomba portata alla luce qualche tempo fa. E, da quel che appare, di questa importanza si mostrano più consapevoli i cittadini delle varie associazioni del territorio castellano che i loro amministratori, tanto che le medesime restano ferme nel difendere la loro iniziale proposta di perimetrazione del parco di Tuscolo, come nella foto sopra.
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