Papi, guerra e il bombardamento del ‘43
I papi nel Novecento hanno quasi tutti attraversato dolorosi periodi di guerra. Si pensi a Benedetto XV che invano si oppose alla prima guerra mondiale (1915-18) definendola una ‘inutile strage’. Pio XI che aveva già pubblicato l’enciclica ‘Non abbiamo bisogno’ (1931) a difesa dell’Azione Cattolica contro il regime mussoliniano che voleva arrogarsi tutta l’educazione dei giovani, nel 1937 pubblicò in tedesco, una ulteriore enciclica, Mit brennender Sorge (‘Con grande ansia’), sulla situazione religiosa nel regime nazista, che fu letta in tutte le chiese in Germania. Quando Hitler verrà in Italia, accolto dal suo amico duce, Pio XI si ritirò per qualche giorno a Castel Gandolfo allontanandosi da Roma per non incontrare i due loschi figuri. Non fece in tempo invece a pubblicare un altro pronunciamento contro il regime hitleriano perché il papa morì nel 1939 allo scoppio della seconda guerra mondiale. A tutti è noto come il successore, Pio XII, si trovasse in piena seconda guerra mondiale e, nel luglio del 1943, accompagnato da mons. Fiorenzo Angelini e da don Giovanni Battista Montini accorse tra la popolazione romana nel quartiere bombardato di San Lorenzo. E proprio il mese successivo – l’8 settembre del ’43 – un nuovo bombardamento distrusse soprattutto Frascati e i Paesi limitrofi. Era allora cardinale-vescovo titolare di Frascati mons. Marchetti Selvaggiani, ed è a lui che, subito dopo il bombardamento su Frascati, l’8 settembre, Pio XII invierà tramite la Segreteria di Stato il seguente telegramma: “Spiritualmente vicini al tuo cuore di pastore afflitto per le vittime e le rovine che l’incursione aerea ha così largamente seminato tra i tuoi diocesani di Frascati, diciamo a te e al tuo amato popolo la parola del nostro cordoglio e del nostro conforto per tutti, ispirata alla fede e alle speranze cristiane che non confondono, con animo paterno inviamo a te e ai sofferenti una particolare benedizione apostolica. Pius PP.XII”. Come è noto, Marchetti Selvaggiani non venne a Frascati bombardata ma vi si recò mons. Traglia, vicegerente della diocesi di Roma.
A livello locale sono stati in tanti in 80 anni a scrivere e ricordare la vicenda di quel tragico bombardamento, eppure, difficilmente sui libri di storia ‘nazionali’ si troverà qualcosa di questo particolare avvenimento, ignorato del tutto per dare spazio ai fiumi di parole in merito alle conseguenze subite dal Paese dopo l’armistizio di Cassibile, la fuga del re e tutto quello che ne seguì. Ma, tornando ai papi e al ’43, molti ricordano come papa Paolo VI, vent’anni dopo il bombardamento, venne a Frascati il primo settembre del 1963, pronunciando una indimenticabile omelia nella Messa e ricordando quel doloroso avvenimento di cui fu testimone dal Vaticano.
Disse il papa: “(…) A un certo punto, si arriva a memorie recenti, e il concento si trasforma, purtroppo, in fragore di guerra. Sua Santità ha tuttora davanti agli occhi la scena delle immense fiamme che salivano da questo suolo a seguito di terribile bombardamento, che Egli poté osservare dalla terrazza del suo appartamento nella Città del Vaticano. Ricorda le angosciate esclamazioni con le persone vicine: guarda, guarda Frascati che va a fuoco! Guarda come è polverizzata a causa della spietata rovina che le piomba dal cielo. E ricorda poi quanto seguì: il deserto a Frascati, l’abbandono; la fuga degli atterriti superstiti; ed episodi, che fanno veramente onore al Vescovo Ausiliare qui allora residente, alla cui eroica condotta dobbiamo rendere omaggio: Mons. Biagio Budelacci. Con poche persone egli vagava tra le rovine per assistere e curare i feriti; cercare e trasportare i cadaveri. Lavoro difficilissimo, perché oltremodo esiguo il numero degli abitanti rimasti. Povera Frascati! Sembrava la fine. Questa immagine di guerra deve pur rimanere non per rendere triste la memoria e il pensiero dedicati alla città, ma per rievocare anche le sue gravi ore tragiche che devono rendere più saggi, migliori e ancor più fedeli i suoi abitanti”.
Anche Giovanni Paolo II venuto a celebrare la Messa a Frascati proprio l’8 settembre del 1980, rese omaggio alle vittime del tragico bombardamento, affermando: “(…) Al tempo stesso, il mio pensiero si vela di mestizia nel ricordo delle povere vittime di quel triste e tremendo bombardamento dell’8 settembre 1943, che colpì e distrusse la vostra città, la quale diede così il suo contributo di dolore, di lacrime e di sangue alla tragica vicenda del secondo conflitto mondiale. Nel ricordo di questi eventi, che appartengono ormai alla storia di Frascati, noi siamo riuniti insieme per proclamare il lieto messaggio della speranza cristiana perché – come abbiamo ascoltato dalla Liturgia – noi oggi celebriamo con gioia la Natività della Beata Vergine Maria: da Lei è sorto il sole di giustizia, Cristo, nostro Dio!”.
Papa Benedetto XVI – ormai siamo nel nuovo secolo – il 15 luglio del 2012 rispondendo all’invito del vescovo tuscolano, Martinelli, presente anche il card. Segretario di stato, Bertone (e assente il vescovo emerito Matarrese), dopo aver elogiato il suo ex ‘dipendente’ nella Congregazione della Dottrina della Fede (già Sant’Ufficio) comunicò anche di essere stato informato sul come il vescovo intendesse agire ‘pastoralmente’ nella diocesi, e così ebbe a dire: “Sono molto felice di celebrare oggi questa Messa con il vostro Vescovo che, come ha detto, è stato per me per più di venti anni un collaboratore fedelissimo e molto capace nella Congregazione per la Dottrina della Fede. Lavorando soprattutto nel settore catechismo e catechesi con grande silenzio e discrezione ha contribuito al Catechismo della Chiesa Cattolica e al Compendio del Catechismo. In questa grande sinfonia della fede anche la sua voce è molto presente”. Ed aggiunse: “Il vostro Vescovo mi ha informato circa l’impegno pastorale che maggiormente gli sta a cuore, che è in sostanza un impegno formativo, rivolto prima di tutto ai formatori: formare i formatori. E’ proprio quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli: li ha istruiti, li ha preparati, li ha formati anche mediante il «tirocinio» missionario, perché fossero in grado di assumere la responsabilità apostolica nella Chiesa”. Sette mesi dopo il papa si sarebbe dimesso.
Benedetto XVI a Frascati non fece alcun cenno ai fatti del ’43, eppure il papa tedesco avrebbe pur dovuto dire qualcosa dal momento che la città fu bombardata dagli Alleati proprio perché vi si erano insediati fin dal 1941 i soldati del feldmaresciallo Kesselring con il Comando per l’Italia del Sud.
Inoltre Ratzinger da cardinale, era venuto altre volte a Frascati, andando in visita ai preti tedeschi che risedevano a Villa Cavalletti (che era appartenuta fino a pochi anni prima ai gesuiti). Tra l’altro, proprio Ratzinger nell’ottobre del 1999, aveva celebrato nella Cattedrale di Frascati il 50° della Comunità Cattolica d’Integrazione (Katolische Integrierte Gemeinde, che è stata sciolta nel 2020).
Evidentemente chi lo informò e gli preparò il discorso per Frascati ignorò le vicende passate per quelle più immediate. Forse si trattava di un primo segnale di voler ignorare il passato per fermarsi su un presente ‘permanente’ e statico, per un futuro perlomeno incerto?
E qualche mese fa – a dieci anni dalla visita di papa Ratzinger a Frascati – in Cattedrale è stata apposta un lapide-ricordo, riprodotta nella ulteriore edizione più recente del libretto-guida sulla chiesa di S. Pietro. A tal proposito si è richiamata anche la lapide per la visita di Giovanni Paolo II (già collocata a suo tempo nel 1980). Peccato però che ci si sia dimenticati dell’altra lapide che ricorda la visita di Paolo VI nel 1963! Il testo di questa lapide fu composto in latino dal card. Bacci e così recita (in una traduzione che ne fece don Giovanni Busco): “Paolo VI Pontefice massimo il 1° settembre 1963, in questa cattedrale celebrò il Sacrificio eucaristico nutrendo gli astanti con la S. Comunione, venerò le spoglie mortali di S. Vincenzo Pallotti che esaltò come pioniere e divulgatore dell’apostolato dei laici, in un’omelia splendida per cristiana sapienza e zelo pastorale, illuminò le menti presenti incitò e riempì di gaudio spirituale le loro anime”.
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