Palazzo vescovile ad Albano
In pieno XVIII secolo Nicolò Maria Lercari, cardinale vicino a Papa Benedetto XIII, entrò in possesso di un complesso edilizio la cui costruzione risaliva, con molto probabilità, al 1600. L’intero nucleo fu sottoposto più volte ad interventi di restauro allo scopo di creare una residenza confortevole e che rispondesse ai canoni estetici del cardinale, che in seguito ne fece dono al Vescovato di Albano.
L’episodio che dette avvio alla riqualificazione della residenza fu la visita di Benedetto XIII ad Albano avvenuta nel 1727. In tale circostanza il palazzo subì un rilevante ampliamento che investì in particolar modo l’ala nord, quella che affacciava su Piazza della Rotonda. Solo due anni dopo, alla seconda visita del Papa, fu costruito un casino ad esedra in prossimità del prospetto che si affacciava su via De Gasperi. Molti furono gli architetti coinvolti nella ristrutturazione e nell’espansione del nucleo edilizio, ma tra i tanti emerge soprattutto il nome di Tommaso de Marchis, che quasi certamente realizzò la semplice e pulita articolazione delle facciate. Il prospetto principale esibiva finestre inferriate al primo livello prive di cornici, alternate ad aperture quadrate, e finestre ornate con fregi lisci al piano nobile. L’ultimo livello era decorato con una fascia marca davanzale e da mostre di forma rettangolare. Inoltre un bugnato a ricorsi orizzontali marcava il basamento del palazzo. L’articolazione sobria della facciata principale era rotta dalle forme più estrose del portale che seguiva la stessa linea espressiva dell’atrio retrostante. Una mostra generosa di ornamenti inquadrava il portone, un balconcino all’altezza del piano nobile e la finestra del secondo livello, creando, in tal modo, un elemento centrale a sviluppo verticale che interrompeva l’evoluzione orizzontale dell’edificio. Gran parte degli ornamenti di alta composizione rimandavano a forme borrominiane. Basti pensare alla presenza dello stemma cardinalizio posto, sul portone, tra due festoni. Lo stesso portone centrale introduceva all’atrio retrostante con articolazione di diaframmi a serliana e privo di considerevoli elementi aggettanti. Sia il portale che l’atrio furono realizzati da Filippo Raguzzini, dato il carattere borrominiano delle decorazioni, anche se reinterpretate liberamente. L’intero complesso era dotato anche di una cappella dedicata a Benedetto XIII che fu consacrata nel 1729, anno della seconda visita ad Albano del pontefice. A pianta quadrata e con angoli smussati segnati da paraste, la cappella possedeva una volta a padiglione ribassata decorata con motivi a conchiglia e con un affresco dello Spirito Santo.
A Filippo Raguzzini non si deve solo la progettazione architettonica dell’atrio e del portale, ma anche la sistemazione del casino completato nel 1729 come foresteria per gli accompagnatori del Papa. Il casino ha forma ad esedra e si sviluppa su due livelli scanditi da fasciature a quello inferiore e da lesene al livello superiore: una decorazione che ricorda gli ornamenti dell’Ospedale di San Gallicano a Roma progettato dallo stesso Raguzzini.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento