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Palazzo Ducale – La Rocca

Palazzo Ducale – La Rocca
Giugno 30
23:00 2009

PICO-castello-ischia-di-Comune in provincia di Viterbo, a 384 metri d’altezza, Ischia Di Castro, a metà strada tra il mar Tirreno (Montalto di Castro) e il lago di Bolsena, sembra un’isola di tufo tra la campagna pre-maremmana: il toponimo di Ischia altro non sarebbe, dunque, che la trasformazione di insula.
Per una visione panoramica dell’abitato, arroccato intorno al palazzo ducale, detto La Rocca, occorre raggiungere la strada verso Farnese che sale sulla collina antistante. La parte più antica del borgo, è quella chiusa intorno alla Rocca, forse iniziata dal Sangallo ma non compiuta. Vi si accede attraverso una porta ad arco su cui sovrasta la Torre dell’Orologio.
Sin dal XII secolo questo Castello figura sottomesso al comune di Orvieto, dato in feudo al conte Ranieri prima ed agli Ildebrandini poi. Alla fine del XIII secolo passò ai Farnese che, all’inizio del secolo XVI, sui resti del Castello medioevale, fecero costruire da Antonio da Sangallo il Giovane il palazzo ducale, detto La Rocca, rimasto, però, incompiuto.
I Farnese, appartenenti a una tra le principali famiglie Orvietane, assursero a grande importanza nella prima metà del Cinquecento, quando un loro esponente, il cardinale Alessandro, salì al soglio pontificio col nome di Paolo III. Nel 1450 il casato si era però già diviso in due rami: a Bartolomeo toccò Latera e Farnese, al cardinale Alessandro tutto il resto, compresa Ischia di Castro.
Ischia e Farnese, distanti l’una dall’altra appena tre chilometri, furono dunque divise per molti anni con ripercussioni sul piano economico e culturale. Ecco perché dopo la distruzione del ducato di Castro, creato da Paolo III per il figlio Pier Luigi, il territorio passò a Ischia e non a Farnese, malgrado fosse più vicina. Dopo il 1646, Ischia tornò nuovamente allo stato pontificio restando sotto la sua protezione, con alterne vicende, fino al 1870. Dopo la restaurazione del 1816, Pio VII, per ricompensare Antonio Canova dell’opera di recupero di molte opere d’arte trafugate durante il periodo Napoleonico, lo nominò marchese di Ischia con un vitalizio di 3.000 scudi. Nel paese rimangono una via a lui intitolata e un prezioso calice custodito nella parrocchiale. Dopo la distruzione di Castro, il territorio dal 1661 rientrò sotto la diretta gestione dello Stato Pontificio, restandovi fino al 1870, quando con l’unità d’Italia nacque il Comune di Ischia di Castro.
La specificazione “di Castro” è stata aggiunta al nome originale solo nel 1871.
Bibliografia: (Istituto Italiano Castelli Lazio – Bonechi – Rendina-Volontari Valorizzazione Castelli-Chiese del Lazio)

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