Palas e Vito in mountain bike sul Cammino di Santiago
Palas e Vito sono abituati ad imprese sportive molto difficili multisport e anche in autonomia, si spostano in bici, di corsa, a nuoto, e soprattutto Vito partecipa a gare estremissime come l’Ultraman, una gara composta da 10km di nuoto, 420 di bici e 84km di corsa, cosa impensabile per i comuni mortali ma anche impensabili per runner, maratoneti e ultramaratoneti, così come ha portato a termine la Race Across America in meno di 12 giorni, percorrendo circa 5.000km, la media di più di 400km al giorno, cose bizzarre e straordinarie con l’assistenza della moglie e di un team preparato.
Invitato da Enzo Cascella presidente della società di running e walking La Barlatte Sportiva, ho partecipato a un convegno a Barletta come relatore sui benefici del Cammino di Santiago e ho pensato di chiedere ai miei amici le loro esperienze e impressioni sui vari percorsi di cammino. Tra i tanti, Palas e Vito quest’anno hanno percorso il Cammino in mountain bike e quindi Vito, attraverso risposte ad alcune mie domande ci racconta le loro avventure.
Che Cammino avete fatto per arrivare a Santiago? “Abbiamo seguito il Cammino del Nord da Bayonne, in Francia, fino a Oviedo e poi da Oviedo abbiamo preso il Cammino Primitivo fino a Santiago. Il Cammino Primitivo è il cammino più antico e anche quello più selvaggio. Pensavamo sarebbe stato un po’ più difficile del Cammino Francese, che è il Cammino più seguito, ma è stata tutta un’altra storia…molto…molto più difficile. Sarà per questo che ci sono molti meno pellegrini e ancora meno ciclisti su questo Cammino. In ogni caso, a Santiago eravamo ancora motivati e abbiamo continuato fino a Muxia, dove la leggenda dice siano arrivate le spoglie di Santiago (San Giacomo) dalla Terra Santa, e poi fino a Finisterre, la fine del mondo secondo gli antichi”
Quanti km al giorno avete fatto e com’è il percorso? “Abbiamo fatto più di 100km al giorno di media, con dislivelli di 2000-2700 m. I percorsi molto tecnici: rocciosi, pietrosi, fangosi etc.. Ci sono delle alternative per mountain bike che evitano i tratti più difficili del Cammino, dove tipicamente vanno solo i pellegrini a piedi, ma noi abbiamo preferito seguire il Cammino ufficiale. Infatti sono proprio quei tratti più impervi a rivelare le bellezze e le amarezze del Cammino.”
Ma tutto ciò non fa paura alla coppia Vito e Palas, loro sono amanti della natura, dello sforzo, dell’affrontare le difficoltà, delle zone di non confort.
Quanti giorni avete impiegato, eventuali recuperi, notte tenda o ostelli? Palas ha retto bene? “Abbiamo fatto 1050 km includendo la tratta da Santiago a Finisterre, in 9 giorni e 20 ore. Quando eravamo in bici i ritmi erano serrati, ma abbiamo anche approfittato a visitare, sebbene un po’ di fretta, i posti che di volta in volta attraversavamo, Bilbao, San Sebastian, Santander, Oviedo, Lugo e molti altri. Visite a parte, l’obiettivo giornaliero rimaneva di fare almeno 100 km. E siccome erano 100 km pieni di difficoltà, ci muovevamo più lentamente di quello che ci aspettavamo, così abbiamo finito per dormire 4-5 ore a notte. Da una parte invidiavamo un po’ gli altri ciclisti che alle 2 di pomeriggio avevano già concluso la loro giornata, mentre noi continuavamo almeno fino alle 2 di notte. D’altra parte eravamo motivati dalla voglia di continuare a esplorare e da un desiderio di avventura. La parte più interessante comunque era di notte, quando non c’era nessuno sul Cammino o nei paesini di montagna. Ed era proprio in quei momenti di solitudine che potevamo immaginarci come doveva essere per i pellegrini nel Medioevo. Abbiamo dormito in tenda (o anche senza, all’aperto). Il giorno più lungo è stato da 28 ore non-stop.”
Senza soste, senza dormire, dura prova per la coppia di avventurieri soprattutto per Palas che è meno abituata ai ritmi più estremi di Vito. Diciamo che non si tratta di un vero cammino meditativo dove in genere si esercita la lentezza e diventa più un percorso spirituale e mistico.
Cosa ha dettato i vostri ritmi cosi serrati? “In effetti abbiamo dovuto mantenere dei ritmi piuttosto duri in sella, questo però non è stato dettato dall’idea di trasformare un percorso di pellegrinaggio in una gara a cronometro, ma piuttosto dal fatto che avevamo a disposizione meno di 10 giorni. Magari sul Cammino Francese 10 giorni bastano e avanzano ma non sul Primitivo. E poi volevamo vivere il Cammino intensamente. Avere dei ritmi cosi serrati non significa che viene meno la parte contemplativa, anzi per noi è proprio il contrario. E’ proprio nei momenti duri e di sacrificio che emerge la parte spirituale e mistica.”
Le bici a noleggio? “Abbiamo portato il nostro tandem MTB! I percorsi erano troppo tecnici per fare affidamento a delle bici a noleggio.”
Già non si tratta di un giro in bicicletta, ma di imprese ardue e se i mezzi non sono collaudati si rischia di restare a terra in cerca di autostop o di continuare solo con le proprie gambe.
Tutto passa, passano giorni e mesi di lavoro, passano momenti, ore e giorni di vacanza e sport e si ritorna alla quotidianità sempre più arricchiti e soddisfatti in cerca di nuove mete e direzioni da pianificare e partire per continuare a sperimentare una vita densa e intensa.
Avete bruciato un capo di vestiario? “No, anche perché i vestiti che avevamo addosso erano gli unici che avevamo.”
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So che c’è usanza di bruciare un capo di vestiario e gettarlo in oceano a Finisterre, comunque bel racconto, bella storia appassionante con la voglia di partire e conoscere posti incantevoli.
Interviste, racconti e testimonianze da parte di atleti di sport di endurance mi hanno permesso di scrivere il libro dal titolo “Ultramaratoneti e gare estreme”, Prospettiva Editrice, Civitavecchia, Collana: Sport & Benessere, anno edizione: 2016.
https://www.ibs.it/ultramaratoneti-gare-estreme-libro-matteo-simone/e/9788874189441
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