PADRE SAVERIO
Padre Saverio Shiju, parroco della Parrocchia di Santa Maria Assunta di Rocca di Papa dall’ottobre 2016, è nato in India il 5 maggio del 1972 da mamma Rosamma e papà Saverio, a Koruthodu nello Stato di Kerala – dove erano stati arrestati nel 2012 con l’accusa di omicidio i due marò italiani – in una località di circa 15.000 abitanti, appena urbanizzata con servizi essenziali come una scuola, un ufficio postale, una banca e una chiesa.
Secondo la tradizione, nel 52 d. C. la regione di Kerala era stata evangelizzata da San Tommaso Apostolo che ha istituito sette chiese nella zona in prevalenza induista, ma che da sempre convive in un regime di reciproca tolleranza religiosa con i cristiani e una piccola minoranza musulmana.
Istruito con un titolo di studio che gli permetteva di insegnare in una scuola secondaria di primo grado, il papà aveva preferito restare unito alla sua famiglia di origine e ai suoi fratelli, coltivando la terra loro affidata a Koruthodu, zona di migrazione; con il tempo, i terreni vennero acquistati e la famiglia crebbe con la nascita dei figli, quattro maschi e due femmine, tra i quali Padre Saverio è il quintogenito.
La coltivazione della manioca serviva per il sostentamento familiare: venduta ci si comprava il riso; nella zona circostante si coltivavano anche caffè, pepe e altre spezie come la curcuma e lo zenzero, e ancora banane, ananas, e altra frutta e verdura. In tempi più recenti però, la coltivazione della manioca è stata sostituita con quella del caucciù.
Quando ci si spostava – si migrava, precisa il nostro sacerdote – era fondamentale per i migranti, prima ancora delle abitazioni, che erano inizialmente di fortuna – rudimentali capanne -, costruire un piccolo luogo di culto, semplice, ma necessario per curare la propria spiritualità, essendo la preghiera insita nella vita quotidiana della popolazione.
La sua infanzia lo ha visto scolaro, poi studente (quattro anni di scuola elementare, tre di medie e tre di superiori); la sua famiglia era molto religiosa e praticante e il buon esempio veniva da mamma Rosamma; si andava a messa tutti i giorni in una chiesa distante un chilometro e mezzo dalla loro residenza, si tornava a casa per la colazione, per poi ripercorrere la stessa strada per andare a scuola. Sorridendo, dice P. Saverio, si percorrevano a piedi sei chilometri al giorno, con un doppio tragitto di andata e ritorno. Desiderio cullato da tempo, a quindici anni il giovane Saverio entrò in seminario, l’Ordine era quello dei Missionari della Compassione: ricorda un viaggio interminabile di ventidue ore.
Lo frequentò per due anni nel seminario minore, dal 1987, lontano 1200 chilometri da casa; trascorsi i primi tre mesi di grande entusiasmo – ricorda -, subentrò una grande nostalgia, ma mai venne sfiorato dall’idea di tornare a casa. In quel periodo studiò e apprese un’altra lingua, vivendo una vita comunitaria, a contatto con altre culture, altro modo di vestire, diversa alimentazione. Proseguì gli studi, due anni dopo, in una località vicino Bombay (l’attuale Mumbai): guidato dai Gesuiti, si dedicò per altri tre allo studio della filosofia, in un clima di responsabile libertà che accompagnava i seminaristi durante la crescita verso la maturità. Dopo gli studi filosofici fece un anno di tirocinio a Chennai (Madras) in un centro di assistenza sociale, che si occupava degli emarginati, dei poveri, dei ragazzi abbandonati (Street Children) offrendo loro aiuto, sussistenza, appoggio; era un’organizzazione che contava sessanta operatori, tutti impegnati in questo piccolo universo nel quale vi erano ragazzi di diverse culture, si parlavano lingue diverse, ci si allenava alla sopravvivenza e alla vita, apprendendo la tolleranza e la convivenza.
Seguì poi un anno dedicato agli studi teologici, sempre in India, terminato il quale, nel 1994 si iscrisse a Roma all’Università Urbaniana, nella quale continuò per altri due anni lo studio della Teologia e successivamente frequentò un altro biennio, dedicandosi allo studio della Teologia morale.
Padre Saverio venne ordinato sacerdote il 21 febbraio 1998 nel Pontificio Collegio Urbano “De Propaganda Fide” a Roma: tra i familiari presenti alla cerimonia il papà, un fratello, lo zio sacerdote, cugini e altri parenti, mentre la mamma non poté intervenire per il clima invernale…
Pochi mesi dopo, nel giugno dello stesso anno, Padre Saverio terminò gli studi di licenza e nell’ottobre iniziò la sua attività pastorale nella Diocesi di Rieti, a Paganico Sabino, vicino al Lago del Turano. Iniziò nello stesso periodo gli studi di dottorato presso l’Accademia Alfonsiana, specializzandosi nel 2002 in Teologia morale.
Nel dicembre del 1999 l’Istituto Missionari della Compassione a cui appartiene padre Saverio, acquistò
a Rocca di Papa la Casa di S. Angela Merici ed egli, pur mantenendo i suoi impegni pastorali a Rieti, si trasferì nella nostra città con l’incarico di Segretario del Padre Fondatore dell’Istituto, Rev. Jose Kaimlett.
In quel periodo, dovendo occuparsi di altri incarichi, Padre Saverio aveva pochi contatti con la nostra realtà comunitaria, pur collaborando saltuariamente, se necessario, con il suo predecessore, nella celebrazione di alcune funzioni religiose.
Il 15 ottobre 2016 Padre Saverio iniziò la sua attività pastorale a Rocca di Papa, lasciando Rieti. Qualche mese per ambientarsi, ricorda, affidandosi alla Confraternita del Santissimo Sacramento e di San Carlo, ai Ritiri Operai di Perseveranza, a Suor Franca che era di valido sostegno (RIP), alle Suore Carmelitane che ancora oggi si occupano della biancheria della Parrocchia e alla collaborazione dei parrocchiani più assidui…
Il suo lavoro pastorale divenne fulcro di intensa attività comunitaria e religiosa che ai nostri giorni continua: impegni con le case di cura del territorio, dove svolge le sue attività pastorali e celebra le Sante Messe, collaborazione con i sacerdoti delle altre realtà religiose della nostra città.
Spero di aver operato con sincerità senza trascurare i miei impegni, fedele alla missione pastorale affidatami… dice
Grande la devozione per la Madonna della Pietà: un privilegio per lui – afferma -, essere stato incaricato in una Parrocchia dedicata all’Assunta, dove ovunque è ricerca del divino volto materno della Vergine. Porterà con sé diverse esperienze personali dell’intervento di Maria, nelle difficoltà, nelle scelte…
In india andrà a Eluru, a circa 1200 chilometri di distanza dal suo paese di origine, con lingua, clima, cultura diverse. Si occuperà di un incarico che lo vedrà Padre Provinciale della provincia San Giuseppe dell’Istituto Missionari della Compassione. Saluterà la nostra Comunità il 10 ottobre alle 10.00 in Parrocchia e partirà per l’India il 21 ottobre. Porterà con sé, dice, memorie buone di Rocca di Papa, per me è stato un grande privilegio essere stato guida di questa nostra parrocchia che ho sempre curato seguendo il motto dell’Istituto, esortato dal Signore e tramandato dal Fondatore: “come ho fatto io facciate anche voi.” (Gv 13,15), e “tutto quello che fate, fatelo con il cuore”
Pur essendo stato il primo parroco straniero a Rocca di Papa, mi sono sentito da subito molto accolto e compreso: di questo sono molto grato a tutta la comunità specialmente a tutti coloro che mi sono stati vicini e si sono affiancati nelle iniziative intraprese durante la mia missione, nella quale ho sempre cercato di promuovere la comunione di fede e di amore.
Assicuro un particolare ricordo nelle mie preghiere e conto sulle preghiere di tutta la Comunità per me, in modo particolare per la prossima missione che andrò a intraprendere.
Tutti noi porteremo con noi il ricordo di Padre Saverio, della sua mitezza, gentilezza, disponibilità, discrezionalità, del suo impegno pastorale, rocchegiano tra i rocchegiani, anche di adozione: grazie Padre Saverio, Le auguriamo ogni bene. Dio La benedica sempre.
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