Padre
Caro papà
io credo (sono sicuro)
che quando sei arrivato là
le nuvole hanno preso a fiorire
per formare boschi pieni di fagiani,
acquitrini dove guizzano pizzarde,
montagne da cavalcare
con scarponi e gambali leggeri
(dimenticati quelli duri della guerra),
freddissime rosate albe
sfrecciate da lampi di beccacce.
Vigne amorose di una volta,
per ricercare vino
sapido di ‘occhio di pesce’
o pastoso di ‘vecchio sodo’,
assaporando da una guancia
all’altra e sputando rapidamente
per conservare mente lucida
al momento di contrattare
il prezzo e le ‘copelle’.
Ci sarà anche là una strada
polverosa da percorrere in lambretta
per tornare col pacchettino delle paste.
Aspettaci, per poco, sotto la pergola
di uva pellegrina e pizzutello,
con gli affetti più cari
che già danno le carte
per un tresette a pugni
felici battuti sul tavolo.
Ma, ti prego, metti il cappello,
e alza il bavero quando,
a sera, farà più fresco.
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