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Pace: la forza della speranza è viva

Pace: la forza della speranza è viva
Aprile 20
19:28 2022

Sono trascorsi quasi due mesi da quando all’alba, leggendo la notizia, ho avvertito quella sensazione di pesantezza, incredulità mista a un senso di nausea nel vedere un’immagine seguita dalla drammatica scritta. Guerra! Quel vuoto sembrava aver fatto crollare ogni conversazione tenuta in classe con i bambini nei giorni precedenti;  avevamo parlato di Giornata della Memoria, di Giorno del Ricordo… come le circolari ministeriali raccomandano.

Quella mattina cosa avrei detto? Quali parole avrei potuto utilizzare con gli alunni?  Dubbi e incertezze hanno invaso anche chi, come me, aveva affrontato abbastanza bene per anni le difficoltà dei cambi generazionali nelle aule, e poi… pure la pandemia con didattica a distanza che ci ha messi alla prova! Ora era diverso, bisognava rispondere al perché della guerra; era necessario ravvivare la speranza di pace, rinvigorire il valore della vita.

Da quel giorno si sono utilizzate diverse strategie per cercare di comprendere ciò che è difficile, per cercare di andare avanti nel quotidiano senza demolire ogni speranza in me e in chi ha ascoltato principi di convivenza civile, educazione civica, diritti, doveri e quant’altro. Ci si confronta quotidianamente oltre che con colleghi, anche con amici attraverso le chat.

Oggi Sonia, figlia di Sergio Rossi, mi ha salutata con l’immagine – tratta dall’archivio “Sergio Rossi”- che richiama alla pace: un manifesto che vuole far riflettere, un’opera del padre che, uomo versatile, artista a tutto tondo, era anche grafico.

Erano gli inizi degli Anni Cinquanta  quando Sergio Rossi,  musicista e pittore, ha progettato questo manifesto che Sonia mi invia come un grido da diffondere contro ogni forma di conflitto.  Si tratta di un’incisione su una grandissima lastra di linoleum, rappresenta due giovani, un ragazzo e una ragazza che fermano un missile, spezzandolo; e tra le braccia alzate ecco una colomba, simbolo di pace che in tutta la sua autorevolezza e amabilità mette in evidenza quanto scritto sotto al manifesto: “Per salvare l’Italia dal suicidio atomico” e poi a caratteri cubitali “NO! AI MISSILI”.  Un manifesto purtroppo attuale, da diffondere, oggi più che mai, una voce partita da quel lontano dopoguerra e che ancora oggi occorre ribadire.

L’autore del manifesto, Sergio Rossi, che da giovane era stato anche maestro elementare, era entrato al Convitto scuola Rinascita di Milano nel ‘45; giunto l’anno della sua fondazione si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Brera. Diplomatosi nel 1947 fu tra i fondatori della Scuola d’Arte pubblicitaria Rinascita di Roma, della quale sino al 1949, anno di chiusura del Convitto, fu segretario e insegnante. Tornò a Milano e, con alcuni dei suoi allievi di Roma, promosse all’interno del Convitto Rinascita un corso per grafici e pubblicitari. La scuola divenne una cooperativa che, fino al ‘52, si occupò anche dell’allestimento della Triennale e di stand alla Fiera di Milano. Oltre che per ditte private Sergio Rossi e i suoi colleghi e allievi produssero manifesti sindacali, per l’Associazione delle Donne Italiane e per il movimento dei “Partigiani della Pace”. Le creazioni della cooperativa erano realizzazioni grafiche collettive, che comunque mettevano in evidenza i diversi stili di ciascun artista. Nel sito ufficialedell’archivio https://www.sergio-rossi.ch/biografia/grafico leggiamo che oltre ad insegnare disegno nella scuola media interna del Convitto, il papà di Sonia “si occupa di progettazione grafica servendosi della fotografia.” Comincia così quell’attività didattica raccontata nel prezioso libro  volume Educazione laica negli Anni Cinquanta. Il Villaggio “Sandro Cagnola” alla Rasa di Varese ed. Arterigere, Varese 2010 Saggio dello storico Carlo Musso – Atti del convegno di Varese (28 maggio 2005) -Il Parco regionale Campo dei Fiori.

 

 Di questo Villaggio scuola Sergio Rossi ne è stato il direttore, ed è qui che agli inizi degli anni ’50 ha realizzato l’incisivo pannello contro una cosa da non fare mai, la guerra!  Tra i tantissimi amici che hanno sostenuto il Villaggio e tra i tanti intellettuali che arrivavano a tenere lezioni c’era Gianni Rodari che qui veniva a leggere le sue storie prima della  pubblicazione.

Ho avuto modo di conoscere l’archivio “Sergio Rossi” durante la mia ricerca di notizie sui figli orfani di Giuditta Levato; scoprii che Carmelo, figlio della contadina di Calabricata, era ospite in questa struttura di particolare valore didattico e sociale. Approfondii la realtà del Villagio e nella lettura tra un documento e l’altro  ho avuto modo di apprezzare la grande opera di Sergio Rossi. Seppi che Carmelo era stato accolto assieme a tanti ragazzi, vittime di stragi del dopoguerra, o comunque orfani, come il futuro cognato, figlio di Margherita Clesceri, poiché Carmelo  sposerà la giovane Vera rimasta senza madre dopo la strage di Portella della Ginestra.

Sergio Rossi e la moglie accoglievano, formavano, insegnavano in quella scuola laica della Rasa che, a conclusione della mia ricerca, ho avuto l’onore e il piacere di visitare immergendomi nel suggestivo Parco naturale, nell’atmosfera e nelle emozioni dei ragazzi che vissero la loro giovinezza in quella realtà, studiando e praticando arti e mestieri.

In questo ambiente l’educatore e direttore del Villaggio esegue “molti disegni e veloci schizzi di tutto ciò che lo circonda: la sua famiglia, i ragazzi, i lavoratori, la natura circostante. Continua, nonostante il poco tempo a disposizione, a dipingere con la tecnica della pittura a olio: quadri dai temi semplici, ma dai contenuti emotivamente forti e tecnicamente sempre più consapevoli”, https://www.sergio-rossi.ch/ .

Sonia Rossi in più occasioni, attraverso documenti di archivio, mi ha “presentato” il padre e oggi si aggiunge un grande tassello al mosaico, l’incisione sulla pace! La sensibilità dell’artista si esprime profondamente nel manifesto; dall’opera emerge  una forza, essa rappresenta infatti la sintesi eccellente dell’umanità di quell’educatore che, accanto alla moglie Rosina, dirigerà il Villagio “Sandro Cagnola” fino al 1961.

 

 

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