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Pacco, pacchetto e «contropacco»

Febbraio 04
23:00 2009

Il titolo ci richiama ad un vecchio film, dove la truffa si imponeva al centro delle scene. Una situazione simile è riscontrabile nel “pacco clima” internazionale ed a cui l’Italia si oppone. La spiegazione ufficiale riguarda l’elevato costo per l’industria e la sua ripercussione sull’occupazione. È interessante capire il funzionamento del nostro sistema industriale. Investimenti e produzione sono i capisaldi del sistema industria, con il rispetto delle competenze e dei ruoli degli attori. Tutto nel rispetto delle regole delle competenze assegnate? La risposta è solo una speranza. Nel mondo del lavoro agli operai spetta l’azione produttiva, il confezionamento del prodotto. Non sempre il riconoscimento è riscontrabile al livello di quanto prodotto. Di certo, alle prime difficoltà, paga direttamente le conseguenze di errori aziendali anche non imputabili alla sua opera. Altri attori presenti sulla scena ricoprono ruoli intermedi, a rischio ma sicuramente ben più remunerati. La presenza dei dirigenti è, sicuramente, considerata necessaria come anello di congiunzione tra l’imprenditore e l’operaio. Attore principale l’imprenditore, spesso legato al mondo politico e non sempre in modo trasparente. Questo il punto di innesco del «contropacco».
Le industrie, oltre la produzione, devono garantire la sicurezza del prodotto e del lavoratore, nonché la qualità della vita e dell’ambiente circostante. Tali situazioni rientrano in un normale contesto semplicemente definibile «sociale». Il rispetto di queste considerazioni permette la realizzazione del film ponendo attori, registi e comparse nei ruoli e competenze che ne derivano. Viene da chiedersi: dov’è il confezionamento del «contropacco»? Contestualmente ai buoni principi, si sviluppano interessi che spingono l’individuo all’accumulo della ricchezza disinteressandosi delle necessità e degli interessi sociali. Il connubio che si verifica tra questa condizione ed il mondo politico porta all’esaltazione della cupidigia umana. È facile assistere a crisi aziendali dove lo Stato (in pratica i cittadini) deve assumersi l’onere debitorio, o la riqualificazione degli operai. Situazioni dove i cittadini si trovano alla mercé di avventurieri finanziari, privi di operazioni trasparenti o garanzie legali. Una costante è presente nelle azioni fallimentari, ma non vedo industriali ai semafori pulire i vetri, o rispondere delle azioni illegali (se una legalità esiste) compiute. La politica si oppone a progetti di difesa sociale, ma ancor prima è indifferente a soluzioni ordinarie aziendali di sicurezza e salvaguardia del lavoratore e dell’ambiente circostante. La normalità viene espressa come “straordinaria”, imputando alla sicurezza lo sfascio aziendale. Gli investimenti e l’ammodernamento strutturale sono definiti un costo da addebitare alla capacità produttiva. Il confezionamento del prodotto assume le sue forme. Agevolazioni e finanziamenti per un’operazione aziendale, utilizzo privato dei beni e capitali prodotti, richiesta di intervento pubblico per il risanamento o la messa in sicurezza dell’azienda. La confezione è completa: pacco, pacchetto e «contropacco».

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