Pacchetto Ue per i rifugiati: una soluzione o un tragico inganno?
Bruxelles, 22 ottobre 2009 – Il Gruppo EveryOne e altre organizzazioni per i diritti dei profughi hanno presentato alla Commissione europea richieste formali – basate su documentazione comprovante migliaia di abusi perpetrati dai governi degli Stati membri dell’Ue nei confronti dei profughi – affinché venga istituita una procedura unica nei 27 Stati, con norme di accoglienza precise, sotto la vigilanza dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e delle organizzazioni umanitarie che hanno esperienza nel delicato argomento del diritto alla protezione internazionale. Ieri la Commissione europea ha annunciato per voce del Commissario Jacques Barrot che entro il 2012 l’Unione eliminerà le differenze fra le procedure dei diversi Stati grazie a un pacchetto di provvedimenti che saranno obbligatori in tutti e 27 gli Stati, uniformando le opportunità dei profughi provenienti dai diversi Paesi. Il Gruppo EveryOne ha potuto leggere in anteprima i punti salienti del pacchetto, rilevando progressi giuridici e civili, ma anche preoccupanti incongruenze e gravi rischi. “I richiedenti asilo devono poter avere la stessa opportunità di essere accettati o rifiutati in tutti i paesi Ue”, ha spiegato Jacques Barrot e questo è un punto importante, ma solo se basato su norme chiare e a tutela dei profughi, senza possibilità di “escamotage” o palesi violazioni da parte dei Paesi xenofobi. Un fattore indubbiamente positivo, invece, sarà l’introduzione di un periodo massimo di sei mesi per completare le procedure di asilo, con un periodo transitorio di tre anni per consentire agli Stati di adeguarsi alla nuova normativa. Buona anche la decisione di semplificare le procedure, favorendo i gruppi e le persone più vulnerabili, anche se sono ancora fumosi i criteri con cui sarà definita tale “vulnerabilità”. La Commissione pensa soprattutto alle vittime di tortura e ai minori non accompagnati, che tuttavia dovrebbero essere tutelati – ma non lo sono – già con le attuali normative. Il concetto di “tortura”, inoltre, non è ancora stato definito correttamente e nell’accezione oggi accolta nell’Unione europea si presta ad essere raggirata con facilità irrisoria, come dimostrano per esempio i casi della Libia (fuori dall’Ue) o dell’Italia (all’interno dell’Unione), dove le crudeltà e i trattamenti inumani e degradanti nei confronti di profughi sono la regola, ma non vengono perseguiti né – quasi mai- stigmatizzati. Sotto questa luce, il pacchetto Ue non presenterà particolari miglioramenti per i profughi, se non sulla carta. Anche l’intenzione di consentire ai rifugiati un migliore accesso alla protezione sociale, alle cure per la salute e al mercato del lavoro sembra un impegno più di facciata che di sostanza, come dimostra il caso dei Rom, nei confronti dei quali nessuno degli Stati membri mette in pratica quanto prevedono le normative Ue, nonostante i continui richiami di Barrot. Non convince neppure il provvedimento che dovrebbe, secondo quanto spiega Barrot, “combattere gli abusi, ostacolando l’attività degli scafisti, perché non è accettabile che ci siano persone che rischiano la vita su imbarcazioni di fortuna sperando di ottenere poi lo status di rifugiato”. Questo significa che si renderanno difficili i “viaggi della speranza” e che, di fatto, si impedirà a migliaia di profughi di lasciare i Paesi in cui sono colpiti da tragedie umanitarie. Per loro, con o senza “scafisti”, l’unica speranza di vita è rappresentata proprio da quel viaggio pericoloso che l’Unione europea si ripromette di avversare con energie ancora maggiori. Un drammatico passo indietro, rispetto al progetto di una civiltà europea basata sulla cultura dei Diritti Umani, sulla solidarietà e sull’accoglienza. Quando il testo del pacchetto Ue per i rifugiati sarà divulgato, vi sarà grande soddisfazione all’interno dei partiti e dei movimenti xenofobi e razzisti. E’ importante che le organizzazioni per i Diritti Umani e i singoli attivisti, nonostante la deriva intollerante che imperversa nell’Unione europea sia sempre più grave e fuori controllo, proseguano senza esitazioni nelle loro campagne e nelle singole azioni per soccorrere individui e comunità sempre più deboli, preservando vite umane e conservando una scintilla di democrazia, civiltà e umanità in un continente dominato dall’odio verso lo straniero e il diverso.
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