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Origine del Natale

Origine del Natale
Dicembre 15
22:34 2013

Marc Chagall, The big White crucifixion, 1938Fra il IX e il X secolo, la celebrazione della Santa Messa, assume un carattere diverso e diviene una rappresentazione, un ‘dramma sacro’. Si tratta di un’occasione unica in cui i fatti salienti della vita di Cristo, vita-passione-morte-risurrezione, vengono rappresentati simbolicamente attraverso la forma dialogata e la gestualità. Quando si parla di dramma sacro sostanzialmente ci si riferisce ad una forma di melodramma. Cioè, «dramma teatrale in versi per canto e accompagnamento musicale». (M. Cortelazzo, P. Zolli, Dizionario Etimologico della lingua italiana, voce Melodramma, 3/ I-N).

Quando un sacerdote pronuncia «fate questo in memoria di me», diviene un attore, che intrepreta il ruolo di Gesù, per far rivivere ai fedeli il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione. Si è parlato di un tipo particolare di dramma, denominato ‘Quem queritis?‘ e descrive la visita delle donne al sepolcro, composto da battute tratte dai testi evangelici. La sua comparsa evviene nei manoscritti francesi e tedeschi nel X secolo, e in Italia nel XI. Il documento più antico è la Regularis Concordia datato 970 circa. Questo dramma liturgico si svolgeva attorno all’altare centro di riferimento, che rappresentava il sepolcro o il presepe. Le celebrazioni della Passione-Morte-Resurrezione, i così detti Officia Vigiliae sono caratterizzati da una forte componente corale; un prologo e un dialogo cantato con una partecipazione sempre più emotiva. In questo modo il coro assume l’aspetto drammatico con un coinvolgimento attoriale. La settimana tra Natale ed Epifania, era il periodo chiamato delle libertates Decembris, in cui ricorreva la celebrazione della Festa dei folli, chiamata successivamente Episcopus puerorum o innocentium. Questa prevedeva l’elezione scherzosa di un vescovo, che doveva parodiare le funzioni sacre. Vestiva gli abiti sacri e svolgeva la cerimonia che però si concludeva in una danza sfrenata accompagnata da atti osceni. Malgrado le numerose condanne gli spettacoli profani riescono ad invadere le Chiese, dove con il consenso dei sacerdoti avevano luogo grottesche parodie dei riti sacri. Nei paesi del Nord la Chiesa costituiva un luogo chiuso aperto al pubblico, quindi veniva sfuttato sia come luogo accogliente, sia per la varietà del suo pubblico. Con queste feste la stessa chiesa che condannava gli spettacoli della piazza, non solo li accoglie nel luogo sacro, ma gli stessi chierici prendono atto a questi riti venendo, così, contro le regole della Cristianità. Papa Innocenzo III nel 1207 vieta questi spettacoli in tutta Europa, e in una lettera scrive a Enrico di Gnesen: «Accade che nelle chiese si svolgano spesso rappresentazioni teatrali, e non solo vi si introducono maschere mostruose di scene profane, ma durante le tre feste che seguono il Natale, i diaconi, i suddiaconi e i preti prendono loro stessi parte a simile vergogna, dandosi a danze e gesti osceni». La prima proibizione riguardo ai Ludes theatrales nei luoghi sacri si trova nel Concilio di Treviri del 1227. Le rappresentazioni teatrali in chiesa erano proibite, come testimoniano alcuni scritti: «Gli abusi che si introdussero nelle rappresentazioni dei misteri pastorali, come in tutti gli altri misteri costrinsero [sebbene sporadicamente] a proibirli nell’interesse delle chiese, tuttavia nella cattedrale di Valladolid, in Spagna, duravano, sembra, sino al secolo scorso; vi venivano rappresentati con grande sfoggio di maschere, castagnole, tamburi, violini, ghitarre, ecc» (Cit.ni da C. Casagrande- S. Vecchio, L’interdizione del giullare nel vocabolario clericale del XII e XIII secolo).

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