Notizie in Controluce

Titolo: L’eclissi della borghesia

Autore: Giuseppe De Rita, Antonio Galdo

ISBN: 9788842097938

Editore: Editori Laterza

Prezzo: € 14,00

Copertina:

Descrizione: L’attualità ha mandato presto in soffitta questo saggio la cui prima edizione data ottobre 2011. Perfino il titolo, seppure in grado di creare curiosità, ci sembrava ‘antico’ e lo è sembrato ancora di più dopo la lettura del testo anche se il sostantivo si riferisce non già alla borghesia come «classe intermedia fra proletariato e aristocrazia che possiede i mezzi di produzione», ma ad una élite che ai nostri giorni si dovrebbe distinguere più che altro per cultura e nel sentire la necessità/responsabilità della propria partecipazione ai processi civili condivisi.

Gli autori Antonio Galdo, giornalista e scrittore (Non sprecare – Einaudi) e Giuseppe De Rita, fondatore e poi presidente del Censis, restano forse ancorati a classificazioni e termini già superati dalla ‘base’ che si muove in rete e si raggruppa per lavorare alla vera ricostruzione di una coscienza civile, requisito indispensabile alla rinascita, anche politica, del Paese. Ci è sembrata realistica la fotografia di una imprenditoria italiana, senza utilizzare la classificazione nord-sud dei nostri, che ha pensato bene di dedicarsi negli ultimi decenni all’aumento di capitale senza dare nulla indietro del proprio guadagno, o meno che poteva, e attingendo, secondo esigenze, ai fondi messi a disposizione da uno statalismo di manica (troppo) larga (ma solo con alcuni). Ben concertato e molto più collegato all’attualità l’ultimo capitolo del saggio ‘Un ciclo è finito. E dopo?’ nel quale si illustrano con numeri e riferimenti i perché della crisi, lo stato dell’occupazione, della ricchezza, della giustizia, della cultura, e infine dei consumi degli italiani che secondo gli autori non dovrebbero mai più tornare ad essere quelli di prima (con buona approssimazione alla realtà secondo noi). Ricette, per recuperare una classe dirigente intelligente, onesta, capace di intraprendere nel nome di una economia sociale non ce ne sono in questo saggio (e come potrebbero?), anche se si invoca un «ridare forma e organizzazione all’area dei moderati che Berlusconi ha saputo egemonizzare con le sue seduzioni» (come? e perché?). Gli autori, non sappiamo se in buona compagnia, si sentono orfani della borghesia, fino all’ultima riga. Più che un saggio di attualità si potrà considerare un buon ripasso storico.