Oltre i politici…..
La politica italiana è divenuta un grande mercato
Salve, se fossi un berlusconiano puro sarei arrabbiato per gli eventi e la bagarre scaturita dall’agosto 2013. Se decido di andare a votare voglio il mio rappresentante in Parlamento; che la magistratura arrivi a delegittimare l’inutile presenza del mio candidato, questo è veramente fastidioso.
Eletto al Senato della Repubblica, presente sino al 27 novembre 2013, in 142 sedute, 84 votazioni o verifiche di presenza, 1869 votazioni, il nostro rappresentante ha presenziato per 0 (zero) presenze, a sua giustificazione vanta 0 (zero) missioni o congedi (fonte sito del Senato). Una sola volta è stato presente, per il voto di fiducia al Governo Letta, dove ha dimostrato, da grande statista, che quando non hai i numeri per vincere e stai perdendo nel tuo stesso partito, è bene dare un voto contrario a quelle che sono le tue idee. Un curriculum simile non dovrebbe far rimpiangere nessun rappresentante dei cittadini, il fastidio resta: perché allontanarlo per evasione fiscale, si poteva lavare tutto in casa, tanto il suo voto non ha nessuna influenza. Il signor B. ha un solo problema: ha perso lo scudo che lo proteggeva dal “faccio ciò che voglio perché gli italiani mi hanno votato”. Se posso, oserei dire: proprio perché votato le tue responsabilità, sono maggiori.
Non è certamente l’unico disertore delle camere, porta dietro i suoi avvocati e consiglieri, come Ghedini, Longo e Verdini. Molti sono gli inutili del Parlamento (è sufficiente aprire i siti ufficiali di Camera e Senato), un folto gruppo che abbraccia tutto l’arco parlamentare. Proprio da questi dati si deve fare una vera riforma della rappresentanza dei cittadini, sia dal punto di vista numerico che della presenza, sia nella doppia lettura legislativa (dove ognuno vuole inserire gli interessi personali o di zona, vedi modello decreto “salva-Roma”), un Parlamento ridotto, degli eletti forniti di libertà mentale, renderebbe giustizia alla rappresentanza territoriale, e non ai diktat dei vertici di partito. Resta fondamentale l’appartenenza ai partiti o movimenti organizzati, dove gli indirizzi generali propongono le linee guida della società, ma dove ogni singola persona interpreta la diversificazione presente nel territorio, nell’ambito degli interessi nazionali.
La politica italiana è divenuta un grande mercato, dove chi urla di più piazza la propria merce, o, facendosi sentire, pensa di esporre il miglior prodotto. Si presentano alleanze parlamentari con caratteri opposti, ma insieme per scompigliare il sistema politico. Tutti parlano di chiudere la legislatura, basterebbe che si dimettessero e il Parlamento non avrebbe più numeri per andare avanti, ma questo li priverebbe di svariati privilegi (non solo lo stipendio). Resta sempre vantaggioso buttare fango sull’avversario, addossandogli le colpe delle disfunzioni sociali, proponendosi come risolutore dei problemi, dimenticando a sua volta di averli creati o non considerati. E così che nascono le larghe (o strette) intese, o coppie inedite come M5S e FI, o ancora M5S con Lega e Fratelli D’Italia. Chissà se sono peggiori gli spaghetti con la marmellata negli USA o questo misto politico?
Da un po’ di tempo si parla di aria nuova nella politica italiana, è il tempo dei quarantenni. Non so quanti lo ricordino, il fatto è già avvenuto ai tempi di Craxi. Il ricambio generazionale è la crescita di una nazione, l’importante è che sappia che a breve deve andar via lasciando il posto alla nuova generazione. Ogni stallo temporale annulla il progresso generazionale. In considerazione di questo si sono sposate molte proposte di Grillo e del “guru” Casaleggio (in molti gli abbiamo dato fiducia). Certo se oltre ad urlare, agli isterismi del vaffa, ascoltasse anche i cittadini, invece di manovrare marionette, in Parlamento avremmo eletto persone. Le belle proposte restano tali se non hanno seguito applicativo. Per cortesia, basta con la richiesta di suffragio universale degli elettori da parte dei signori B&G, abbiamo già dato, o per meglio dire se lo è preso, il potere unico, il duce. La società è varia e l’evoluzione delle nazioni è maggiore delle barricate politiche locali. Chiunque abbia voglia di fare sappia che c’è molta terra da coltivare, non cerchiamo di raccogliere solo frutti, signori politici, afferrate le vanghe e rivoltate il terreno. In questo modo i nostri padri hanno costruito una nazione.
La politica dei no, del tutto va male, del non ci sono problemi, non ha prodotto progresso, bensì corporazioni. Il sistema sociale è stato asservito alle necessità politiche, e non, come di dovere, la politica alle esigenze sociali. Oggi abbiamo uno stuolo d’intoccabili, dal Parlamento alle Regioni, Province e Comuni. Come se non bastasse, abbiamo creato un’infinità di unità locali, nazionali e mondiali, dove inserire silurati e falliti della politica, ma pur sempre “voti”. E i cittadini?
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