Olimpiadi 2008 e diritti umani in Cina
Ad agosto prossimo si apriranno a Pechino le Olimpiadi 2008 e “Amnesty International” sfrutterà questa occasione per lanciare una campagna per il miglioramento dei diritti umani in Cina. A detta di “A.I.” è una occasione, quella dei Giochi Olimpici, per far concentrare la Comunità Internazionale non soltanto sui successi sportivi, o sui progressi tecnologici raggiunti dalla Cina negli ultimi due decenni, ma anche su quanto può esserci di imbarazzante nella stessa Cina, come la massiccia applicazione della pena di morte, la tortura, le pesanti restrizioni della libertà di associazione ed espressione, il costante clima di repressione ed intimidazione a cui sono sottoposti tutti coloro che si fanno carico di chiedere il rispetto dei diritti dei connazionali più vulnerabili. Le Olimpiadi – sostiene la Sezione Italiana di A.I. – offriranno l’opportunità di chiedere al governo cinese di introdurre immediatamente grandi riforme che migliorino la situazione dei diritti umani. Sarebbe il modo migliore di festeggiare la Dichiarazione Universale che proprio a dicembre 2008 compirà 60 anni! Ma vediamo in particolare che cosa – secondo “A.I.” – è necessario riformare: 1) deve essere notevolmente ridotto il numero dei reati (attualmente 68) che prevedono l’applicazione della pena di morte, tra cui i reati di tipo economico, come l’evasione fiscale e altre frodi; 2) le misure di “detenzione amministrativa” (quali la rieducazione attraverso il lavoro, la custodia educativa, la riabilitazione forzata dalla tossicodipendenza) non debbono più essere di pertinenza della polizia, essendoci tra l’altro il forte rischio che tali misure vengano utilizzate allo scopo di “ripulire” Pechino prima e durante le Olimpiadi; 3) deve essere abolita la censura on line e off line, per un utilizzo legittimo e pacifico di Internet. A causa di questo tipo di censura, ben 54 utenti di Internet sono in prigione per aver firmato petizioni, pianificato gruppi a favore della democrazia e diffuso informazioni sulla corruzione nel Paese, mentre le compagnie Yahoo, Microsoft e Google hanno assecondato la richiesta di spionaggio da parte delle autorità cinesi, contravvenendo a norme e a valori stabiliti a livello internazionale, oltre che ai loro stessi principi; 4) abolizione del reato di “incitamento alla sovversione” per i difensori dei diritti umani (avvocati, giornalisti, comitati pacifisti), reato, questo, utilizzato frequentemente in violazione del diritto alla libertà di espressione, di associazione e di riunione. Tali categorie debbono poter liberamente esercitare la loro attività, in linea con la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, e comunicare con i giornalisti stranieri senza subire ripercussioni. Amnesty International dall’inizio di questo anno lavora per coinvolgere gli atleti di tutto il mondo, chiedendo la collaborazione dei Comitati Olimpici nazionali. Ma proprio lo scorso febbraio il governo di Pechino ha fatto firmare agli atleti cinesi un contratto con il quale si impegnano ad astenersi da critiche politiche per tutto il periodo delle Olimpiadi, pena la squalifica dai Giochi Olimpici. Secondo la Sezione Italiana di A.I., deludente è il rifiuto del CONI a dialogare con la medesima. Si registra, infatti, da parte del Comitato Olimpico Italiano il recente invito, rivolto agli atleti, al “rispetto” nei confronti del governo di Pechino che li ospiterà per le Olimpiadi. Per maggiori approfondimenti è possibile acquistare nelle principali librerie il libro “Pechino 2008. Olimpiadi e diritti umani in Cina”, edito da EGA, pp. 138, euro 10.
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