Odissea di un amore
Odissea di un amore
E la figura scarnita
vestita di nero
bussò alla mia porta
una sera.
Fischiava la tramontana,
la lupa mordeva la luna.
Non chiese permesso
non chiese accoglienza
e preso possesso del focolare
ascoltava la quercia bruciare
e il lamento del vento
mentre il cane ormai cieco
leccava i suoi piedi
e le mani tutt’ossa.
Guardavo stregata la morte e la vita
il gelo e la fiamma,
mi divorava l’arsura.
E ti pensai amore lontano
- mio sovrano ‒
tornato eri tu con l’ultimo fiato
al focolare che mai lasciai spento
alla carezza del cane fedele
che adesso muore contento
come nel mito succede
quando si compie il destino
e dolente m’inchino alla figura vetusta
che non ignora quanto io attesi
l’amore che non bussa alla porta
che non chiede permesso
ma prende possesso del focolare
che mai lasciai spento…
e ascolto rapita la quercia bruciare
e il lamento del vento.
(da A passi contati)
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