Odio e amore, solitudine e vino
Nell’ultimo romanzo pubblicato da Adelphi (Il vino della solitudine, Irène Némirovsky) assistiamo alla trasposizione in parole dell’infanzia difficile della scrittrice di origini russe. Per l’ occasione, l’autrice cambia nome e diventa una bambina di otto anni di nome Hélène. Figlia di Boris Karol, “piccolo ebreo oscuro” dipendente in una fabbrica di stoffe di un non identificato piccolo paese russo dell’anteguerra, e di Bella, discendente dei Safranov, aristocratici caduti in miseria. L‘attenzione viene centrata sulla figura della madre della protagonista, dipinta come un misto di infelicità, vittimismo e arroganza, mai contenta di quello che le dona un marito che ha occhi solo per lei. Perennemente insoddisfatta, sfoga la sua frustrazione sulla figlia, costretta a sentirsi continuamente criticare ed insultare. Atteggiamento che porterà una piccola e già esausta Hélène ad affermare: “Questa donna è la mia croce!” Quando il signor Karol perde il posto di lavoro, parte per due anni per la Siberia, per l’esplorazione di giacimenti d’oro. L’assenza del padre viene resa sopportabile dalla figura di Mademoiselle Rose, educatrice francese che le tenterà di dare l’affetto e le attenzioni che sempre le sono mancate. Intanto in casa si inizia a parlare di denaro, azioni, rame, miniere e in pochi anni la fortuna della famiglia Karol cresce. Bella può finalmente appagare la sua sete di avidità: và a Parigi una volta all’anno, alloggiando in Grand Hotels in cui incontra i suoi amanti, lasciando sua figlia di dieci anni in pensioni decadenti insieme alla cara ed affezionata governante. Nel 1914 la famiglia si trasferisce a Pietroburgo. Ad accoglierli c’è Max, il cugino di 24 anni dagli occhi verdi e i capelli biondi, che diventa l’amante della signora Karol. L’evidenza è sotto gli occhi di tutti ma il padre di Hélène è troppo preso dal lavoro e dal gioco d’azzardo per aver voglia di affrontare una situazione così scomoda. Un’inaspettata oasi di felicità la porta Fred Reuss, un trentenne affascinante che coinvolgerà una più matura Héléne al punto di farle scordare l’odio che la madre non fa altro che riservarle e che lei continua a ricambiare. “Hélène dimenticava il mondo; in braccio a Fred, sulle sue ginocchia, sentiva contro la sua guancia i battiti forti, irregolari del cuore dell’amico..” Quando scoppia la rivoluzione russa, i due amanti sono costretti a separarsi. Il signor Reuss ha infatti una famiglia che non può né vuole abbandonare. Dopo la tragica morte di Mademoiselle Rose, Hélène decide di vendicarsi nei confronti di Bella, per tutta la sofferenza che ha dovuto subire e lo fa punendola nel modo che più la potrebbe colpire: decide di conquistare Max. Le conseguenze saranno totalmente disastrose per l’uno e per l’altra. Ormai donna, Hélène capisce che ripiegare su una rivincita significava essere la persona che non aveva fatto altro che disprezzare per tutto quel tempo. Hélène dimostra infine l’umanità che la distingue da Bella e sceglie il perdono. “Da un’infanzia infelice non si guarisce mai” furono le parole della Nemirosvky. Ma forse si può tentare di affrontarla, di superarla, per quanto male possa aver fatto e di iniziare una vita nuova, nel nome della diversità, di quella forte solitudine che, prima o poi, diverrà felicità e amore.
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