Ode a Manlio da Pisoniano, imperatore dei rifiuti
Flettersi forse sì, un pochino, magari per meglio valutare la capienza di nuove buche, ma sempre a pie’ fermo. Manlio Cerroni da Pisoniano ha girato il mondo. E ovunque è passato ha lasciato dietro di sé opere imponenti. Come del resto i grandi condottieri romani, suoi predecessori. «Ho lavorato per tutta la vita in tutti i continenti creando complessi industriali ambientali dove decine di migliaia di persone hanno trovato occupazione liberandosi così dal bisogno», dice egli stesso, con evidente profonda umiltà e cognizione di causa. E dopo una vita forsennata di ‘ora et labora‘, ora si vorrebbe mandarlo in pensione con la scusa che le cose cambiano. Ma ‘mutatis mutandis‘ non convince il nostro Pezzo Grosso entrato ormai nel cuore di tutti – c’è pure chi d’amore per lui si è ammalato – che pare continui a ripetere, mentre misura a gran passi nuovi possibili siti per discariche: ‘o tempora!, o mores!‘ Ma certo sono solo dicerie ispirate a una personalità leggendaria, influentissima: ‘Vir bonus, dicendi peritus‘, per dirla con il vecchio Catone, anche lui di queste parti. Le più recenti mosse del Vir lasciano esterrefatti: l’ostinatissimo Manlio Cerroni non bada ai mezzi pur di raggiungere i propri fini, che tutti mirano all’espansione del suo impero di monnezza di cui intende restare l’incontrastato reuccio oggi, domani e sempre. L’ultimo ‘affaire‘ (per ora rimasto in sospeso) il contratto Ama-Colari da 500milioni, un’operazione condotta nella massima riservatezza in un silenzio inquietante. Ed ora, cosa starà bollendo nella granitica testa di Manlio da Pisoniano, cosa starà congetturando per condurre felicemente in porto l’ennesima, paradossale impresa?
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