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Fin qui la scena ricalca l’opera classica di Puccini; ma sul palcoscenico dalla scenografia orientaleggiante, si intrufolano con la loro simpatia e il loro brio maschere veneziane: Truffaldino, Colombina e Pantalone che interagiscono con la trama dell’opera da noi tutti conosciuta, portando una ventata di vivace comicità. Richiamano la versione originaria della Turandot legata alla Commedia dell’Arte e alle Maschere. Colombina (Antonella Consolandi) è la frizzante e fedele serva del principe Calaf (Roberto Pennacchini), il quale si sottopone con coraggio alla prova degli indovinelli; Pantalone (Enrico Cappelli) lo si ritrova nelle vesti di Consigliere della crudele regina (Elisabetta Berdini), a stretto contatto con la madre di lei, la cinguettante Altouma (Antonella Fede) e Truffaldino (Enrico Lopez) vestito di toppe colorate, spazia sul palcoscenico con le sue arguzie.
Sin dalle prime scene ci si immerge nel divertimento, quando i tre servitori cinesi (Emiliano Lopez, Sara Cappelli, Lucio D’ Abruzzi) esordiscono nel tentativo di montare il patibolo a forma di drago: una serie di maldestri tentativi nell’imbranataggine più comica. Tutti gli attori si muovono sulle scene con una coordinazione recitativa e interpretativa che non lascia spazio a pause: sono coinvolgenti e trascinano il pubblico nella vicenda con dialoghi e battute spiritose. La regia di Mario Galantucci, la bravura degli attori e dello scenografo hanno consentito agli spettatori di uscire, dopo due ore di divertimento, con il sorriso sulle labbra e il desiderio di tornare presto a Teatro.