Nuova epidemia di Virus Ebola
Il Ministro della Salute ugandese ha notificato lo scorso 29 luglio al World Health Organization (WHO) la presenza in Congo di un focolaio di febbre emorragica Ebola nel distretto di Kibaale nella parte occidentale del paese. Kibale è vicino alla Repubblica Democratica del Congo dove il virus è emerso nel 1976, prendendo il nome dal fiume Ebola, che scorre nella parte settentrionale di quella Repubblica.
Dall’inizio di luglio 2012 si sono già registrati 20 casi d’infezione, con 14 morti. Il serbatoio d’infezione è stato identificato in una famiglia d’indigeni che vive nel villaggio di Nyanswiga, nel quartiere Kibaale, una piccola contea del Nyamarunda. (sono morti ben nove membri della famiglia). Le conferme del virus in laboratorio arrivano dall’Uganda Research Institute di Entebbe. Questa è di fatto la quarta manifestazione di un focolaio di virus Ebola dal 2000, quando furono contagiate 425 persone di cui morirono più della metà; in seguito, nel 2007, morirono in 47 e l’ultimo focolaio che risale a maggio dell’anno scorso coinvolse solamente una ragazza di 12 anni.
Ebola, che si manifesta come una febbre emorragica , ma non in questa epidemia, è altamente contagiosa e uccide rapidamente. I sintomi della malattia includono l’insorgenza improvvisa di febbre, debolezza intensa, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola, seguiti da vomito, diarrea, eruzioni cutanee, occhi rossi, insufficienza renale e la funzione del fegato ed emorragie sia interne sia esterne. Gli scienziati non conoscono ancora il serbatoio naturale del virus, ma sospettano che la prima vittima in un’epidemia di Ebola si infetti attraverso il contatto con un animale infetto. Il virus può essere facilmente trasmesso attraverso il contatto diretto con sangue o secrezioni di una persona infetta, o oggetti che sono stati contaminati con secrezioni infette. Una forte fonte di contagio adesso potrebbero essere i riti per i funerali che prevedano il contatto diretto con le vittime.
Il Ministero della Salute Ugandese sta lavorando congiuntamente a un team di esperti provenienti dall’OMS e dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC), al fine di arginare il diffondersi dell’epidemia.
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