#Nonleggeteilibri – Yoga, meditare come stare nel mondo
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Yoga (titolo originale: Yoga) di Emmanuel Carrère, Adelphi ed. 2021 traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala € 20,00 isbn 9788845935756 e-book € 13,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Dopo il bel Propizio è avere ove recarsi, titolo preso a prestito dal noto responso dell’antico libro I Ching o Libro dei mutamenti, Carrère volge ancora ad Oriente per parlare della pratica della disciplina yoga e meditativa, in questo caso Vipassana, che lo accompagna da decenni nella vita. Non si fa vanto d’essere un esperto o di aver raggiunto la perfezione nella meditazione ma stempera nel lungo racconto di alcune vicissitudini, le definizioni che gli sembra di aver trovato per dire cos’è la meditazione. Questo, così racconta ai lettori, doveva essere un libricino specifico sull’argomento ma nel giro d’un lustro o poco più ne sono accadute troppe per doversi limitare nel raccontarle. Ha perso un nuovo amico, compagno d’una sua amica carissima nella strage di Charlie Hebdo; ha perso il proprio editore e amico d’una vita, l’uomo cui brillavano gli occhi mentre gli comunicava che lo avrebbe pubblicato ancora; ha perso, forse, un amore misterioso, e poiché quando è troppo è troppo anche per la mente più centrata, quella che l’autore assicura di non aver mai avuto in ogni caso, meditazione o no, ha perso anche se stesso. Dello yoga racconta pregi e difetti, della pratica e degli ambienti frequentati, di chi prende la posa del maestro e consigliere, del distaccato da tutto; del proprio pessimo applicarsi, dello yoga da sbronzo, di alcuni fondamentali, però, che non ha mai abbandonato e poi dei movimenti lenti del Tai Chi, una pratica approfondita negli anni e che gli porterà ancora grandi soddisfazioni. Crediamo d’aver capito che nel racconto di quest’ultima parte di vita di uomo, bianco, adulto, ricco e famoso, l’autore adombri le inquietudini di tutta la categoria, già ben note a Carrère, che sente la necessità di portarsi avanti ancora qualche altro passo raccontando possibilità di adattamento dell’animo umano alla perdita continua di affetti e posizioni acquisite come condizione naturale. Nell’attuale situazione fra disastri e migranti climatici, guerre e terrorismo, non esistono più luoghi ‘sicuri’ dove godersi le proprie conquiste che non siano l’interiorità con la sua calma eventualmente raggiunta. «Freud dà un’altra definizione della salute mentale (…): si è mentalmente sani quando non si è più soggetti alla sofferenza nevrotica, ma soltanto alla normale sofferenza umana. La sofferenza nevrotica è quella che ti procuri da solo, in una forma spaventosamente ripetitiva, la normale sofferenza umana è quella che ti riserva la vita sotto forme tanto diverse quanto imprevedibili». Mentre si trova nel buen retiro greco a Patmos, ma non riesce a riprendersi, non può, come scoprirà, dagli elettroshock subiti a causa dei suoi forti problemi depressivi, deciderà di partire per il campo profughi di Leros dove condividerà molte cose con la volontaria Erica, energica, misteriosa e sofferente, piantata in asso in mezzo al mare dall’amore. Cercando cosa condividere con i ragazzi che gli sono affidati per un corso di scrittura, gli torneranno utili i movimenti del Tai Chi che entusiasmano i giovani come fossero una danza, come se avessero ritrovato qualcosa di loro, qualcosa che sia possibile controllare, fosse anche solo l’energia del corpo che questa disciplina esprime, quotidianamente equidistanti dal loro passato lontanissimo, come dal futuro. Carrère, come spesso nei suoi scritti, cerca di mettere a nudo l’essenza dell’esistere e della pienezza attraverso le passioni per la letteratura, la conoscenza, i viaggi, nella ricerca d’uno sconfinamento dove spingere la comprensione del mondo accanto a quella di se stessi. «All’infuori della via di fuga dalla condizione umana, dicono Patañjali e Hervé, niente merita di essere conosciuto. In certi giorni, come oggi, io invece penso che ci siano mille altre cose che meritano di essere conosciute più di questa. E che si impara di più sulla vita frequentando le dark rooms, occupandosi di politica o facendo delle fusioni-acquisizioni piuttosto che standosene seduti su un cuscino a raccontarsi che niente è vitale quanto osservare il proprio respiro». Sterili le polemiche attorno al romanzo che non è stato presentato come autobiografia, e non lo è, essendo il prodotto dell’osservazione continua della propria esistenza in relazione a quelle vicine, al procedere degli eventi nella libera organizzazione spazio-temporale concessa dalla scrittura.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento