#Nonleggeteilibri – Vite che non sono la mia
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
Vite che non sono la mia (titolo originale: D’autres vies que la mienne) di Emmanuel Carrére traduzione di Maurizia Balmelli – Einaudi ed. 2014 € 12 e-book € 8,99 isbn 9788806220723; disponibile al prestito interbibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Per ripiombare nell’incubo più forte del 2004, lo tsunami che percosse violentemente le coste dei Paesi affacciati sull’Oceano Indiano, ci vuole un autore e un motivo, e forse più di uno. Leggere Carrére significa tuffarsi dalla testa ai piedi nel meta-romanzo: già apparso in questa rubrica col suo divertente e profondo Limonov, non si è forse detto che l’autore coglie sempre l’opportunità di scavare dentro il ‘se stesso’ di quel momento, mentre ri-costruisce per i lettori personaggi e storie di vita vissute, dichiarando apertamente il suo lavoro di auto-conoscenza, il rapporto che instaura con ciò che sta vivendo. Così, nel 2004, in vacanza sulle coste dello Sri Lanka, con qualche difficoltà da ripianare nella vita affettiva, Carrére vive il dramma della giovane famiglia a cui l’onda porta via Juliette, bambinetta amatissima, e che prima di poterla piangere dovrà cercarla fra ospedali e punti improvvisati di raccolta nel disastro umanitario e sanitario che in quei giorni batté le coste prendendo di mira tutti ma lasciando le conseguenza peggiori ai più poveri e derelitti. Tornato in patria, un’altra Juliette, sua cognata, occuperà giorni e pagine: giovane madre di tre figlie piccole, accanto un marito idealista, disegnatore di fumetti, Carrére la vedrà spegnersi minata dal cancro. Lo scrittore ricostruirà le storie ascoltando una per volta tutte le voci che compongono il dramma dell’irruzione della morte fra giovani vite. Racconterà, così, l’avvicinarsi del nonno della piccola Juliette, prima come turista e poi come viaggiatore, alla bellezza e tradizione d’un Paese tanto lontano, alla sua gente; narrerà in particolare come la scomparsa della piccola apparirà a ciascuno dei genitori fra vissuti diversi, piccole bugie pietose e poi il dolore corale, la povertà dei pescatori sulla costa…Così farà per la Juliette adulta, conscia del male fino all’ultima stilla, e che ha due amori: il marito, persona semplice e teneramente sempre presente in questa sua famiglia, e il magistrato con cui lavorerà fianco a fianco per anni per ridurre il super indebitamento di famiglie molto povere finite, per ignoranza e piccole cupidigie, nelle mani di finanziarie senza scrupoli le quali ottengono sempre più clienti grazie alla pubblicità ingannevole (le pagine dedicate all’argomento sono quasi geniali per l’empatia e la capacità di raccontare dettagli tecnici senza annoiare). Così, il lettore si trova davanti trama e ordito d’un arazzo denso di vita e di sentimenti positivi e negativi indagati fin nelle loro pieghe più nascoste, leggendo di amori e amicizie incapaci di sottrarre tempo l’una all’altra mentre apportano ricchezza, pur nelle diversità personali. Qualche volta si scherza in questa rubrica sui libri da ‘ombrellone’ e questo di certo non lo è, eppure è in una pausa dalla ordinarietà che meglio si potrà apprezzare questo straordinario scritto di ampio respiro alla luce delle parole: «Sono uomo e niente di ciò che è umano mi è estraneo». (Serena Grizi)
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