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#Nonleggeteilibri – “Lo scudo dell’illusione”, il Giappone tra noi

#Nonleggeteilibri – “Lo scudo dell’illusione”, il Giappone tra noi
Marzo 09
09:32 2022

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)

(Serena Grizi) Lo scudo dell’illusione – Racconti fantastici della letteratura giapponese moderna di Dazai, Miyazawa, Natsume, Unno, Yamamura, Yumeno, Asiasphere ed. 2021 traduzione e cura di Massimo Soumaré € 16,00 isbn 9788865642306 e-book € 6,50. Non Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net (presenti altri testi del curatore)

Attorno alla prima metà del ‘900 in Giappone divennero popolari un pugno di autori accomunati dalla capacità di mettere in letteratura la fantasia ispirata dall’osservazione della natura, da letture fra storia e mito o di genere fantastico, nero, forte, barocco, popolato di castelli da espugnare e guerrieri; fino a spingersi verso la cyber fantasy in un lontano futuro ipertecnologico. Autori, almeno quelli presenti nella splendida antologia di Asiasphere curata e tradotta da Massimo Soumaré, accomunati da vite piuttosto brevi e travagliate, ognuna alla ricerca, sembra, di un vero equilibrio, ricche di cambiamenti o colpi di scena. Leggendo i loro racconti o le fiabe brevi o brevissime si ritrovano alcuni temi che potrebbero aver ispirato maestri dell’anime come Hayao Miyazaki che da metà degli anni anni ’70 del ‘900 confezionò popolarissimi cartoni animati fra cui Heidi, (questa scritta dall’autrice svizzera J. Spyri) o anche originali come Il mio vicino Totoro o Ponyo sulla scogliera, imprimendo a tutti un forte spirito orientale fatato, candido ed infine sofisticato. La ricerca di equilibrio degli autori riverbera in una letteratura fantastica alla ricerca della natura incontaminata, probabilmente in contrasto con una società pre-industriale in divenire (quasi tutti nati alla fine dell’ottocento, tranne Dazai Osamu del 1909), approdando, perciò, verso mondi ideali con i quali allontanarsi dalla realtà, magari tramite personaggi lenti che attraversano il territorio a piedi, o in racconti tesi ad ampliare lo spazio vitale concesso dal territorio della madre patria (gli splendidi Negli occhi del maestro, Amefuri bōzu, Il cannocchiale prodigioso, Il fanciullo oca, tutti racconti di Yumeno K.). Alcuni di loro si rifanno alla cultura europea, nello specifico italiana, leit motiv dell’antologia in questione e ragione per cui potrebbero essere stati scelti. Arricchiscono in qualche modo, o sostituiscono a volte, il pantheon eroico giapponese, con quello europeo dei cavalieri della Tavola Rotonda, con le storie del medioevo britannico, La Torre di Londra di Natsume S.; altre volte con le storie del Vangelo, la vivida riscrittura di Dazai con L’accusa affrettata. Non manca l’intercettazione della catastrofe nucleare, Il mondo dopo mille anni di Unno J.

Oltre a trasportare il lettore fra leggende magnifiche nei territori cinesi, Il tè kunlun nel più ampio I pazzi ridono, ancora di Yumeno, (nel quale la pregiata bevanda, confezionata con foglie raccolte su rocce scoscese dalle mani di esperte scimmie, è oggetto di costosi e complessi viaggi da parte di pochi facoltosi uomini, dipendenti da questa fino alla loro rovina); riescono a fabbricare intense atmosfere al confine col nero e l’orrore con pochi elementi come nel caso del racconto capolavoro I gigli di Gadolf di Miyazawa. Protagonisti un temporale con tuoni e fulmini, il vento, un gruppo di gigli bianchi che con la freschezza e luminosità delle sue corolle pare sfidare i goccioloni d’acqua; una casa buia abitata da figure. Solo chi ha osservato a lungo la reazione di quel particolare fiore alla pioggia ne riscontra la resistenza quasi magica e audace all’intemperia e la natura qui, della quale si crede di conoscere tutto, non è meno misteriosa d’un mondo parallelo.

La antologia che occupa la parte centrale del volume è dedicata alla grazia di uno dei più travagliati autori di fiabe e poeta, Yamamura Bochō la cui arte immortale è quella dei più noti Fedro ed Esopo, e leggera come un vento estivo.

La complessità narrativa di alcune costruzioni, lo stile legato più a canoni ottocenteschi nei quali l’immaginario condiviso non ha ancora risentito di media come la televisione, invece che rivelarsi poco utili all’economia del racconto, finiscono per renderne chiara la vera anima, precisando l’azione dei protagonisti e i loro reali stati d’animo. Si potrebbe dire che all’interno di molti racconti pare celarsi un incantesimo narrativo attualmente riproponibile forse solo con mezzi figurativi (disegno, cartoni, cinema…). O forse il preciso immaginario nipponico contenuto nel volume resta più traducibile al lettore italiano grazie al fatto, già anticipato, che le figure mitiche e storico-letterarie e il sistema di valori d’un popolo, molti artisti giapponesi dell’illustrazione e del fumetto di fama mondiale moderni e contemporanei lo hanno trasposto nelle storie animate ormai popolari e nei manga. Imperdibile. 

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