“L’oscenità del corpo” di Andrea Rega
L’oscenità del corpo. Bramosie dell’immaginario, consumismo ideologizzato, indottrinamento visivo di Andrea Rega, Tau Editrice, Todi
L’incorporazione e l’assorbimento delle ideologie sono tendenze tipiche del capitalismo avanzato. Modalità necessarie agli equilibri di mercato che permettono, attraverso la creazione di target d’acquisto e relative categorie merceologiche, l’ampliamento dei consumi.
Dentro questo macro-processo, già intuito da Marx e delineato dalla Scuola di Francoforte, anche il corpo subisce una forte reificazione: merce tra le merci e fenomenale veicolo per le vendite. Comincia, così, ad emergere un’idea di fisicità smarcata dalla datità naturale e riproduttiva che assume i contorni di un corpo atteso: oggetto del desiderare relativo all’immaginario. Non a caso, all’interno delle diverse forme di comunicazione telematica, svariate immagini, favorevolmente goduriose, strumentalizzano il corpo legandolo al culto consumistico della bellezza-magrezza-giovinezza.
Il meccanismo funziona e ulteriori aspetti sottesi alla corporeità vengono sfruttati dal marketing: disabilità, salute, questioni di genere e orientamento sessuale. Questi due ultimi argomenti, basterebbe guardare un’ora di TV per rendersene conto, sono oggetto di uno spettacolo diffuso e continuo. Ad esempio, diverse multinazionali presentano nei loro spot tematiche fucsia e/o arcobaleno anche quando sembrerebbe non esserci alcun nesso rispetto alla narrazione della qualità dei prodotti. Ben al di là del combattere una gratuita battaglia di civiltà, il mercato è orientato a riscuotere dividendi dalle riserve infinite della pink money.
Tuttavia, la mercificazione delle ideologie, soprattutto relativamente all’orientamento sessuale, non è un’elaborazione indolore ascrivibile alle sole questioni economiche e di merchandising. Al contrario, comporta rilevanti problematicità educative e influenza i giovani che, alle prese con la lunga fase adolescenziale, subiscono, nell’interdetto della parola, gli effetti del linguaggio delle cose. Emerge, anche analizzando alcuni fatti di cronaca, l’importanza di maturare una distanza critica capace di superare nuove forme di conformismo. Il vestiario genderless fashion, il glam rock e le altre svariate mode promosse dello showbiz, nel contrapporsi alla dicotomia maschile-femminile, non combattano le discriminazioni. Lo star system crea tendenze e i ragazzi passivamente vi aderiscono, mentre altri fatti (revenge porn, cyberbullismo, abuso di pornografia, abuso di videogame violenti, baby gang, abbandono scolastico ecc.) continuano a mostrare ulteriori spinosità della condizione giovanile.
Un’autentica relazione educativa, quella che passa anche attraverso la contrapposizione costruttiva del dialogo intergenerazionale, dovrebbe riattivare le leve del ragionamento libero e responsabile. In questo sforzo, peraltro coincidente col percorso di sviluppo individuale, i ragazzi attendono il supporto degli adulti. Un’attesa talvolta vana che sta diventando una disillusione. L’intricata selva delle comunicazioni multimediali, con i suoi ininterrotti messaggi money oriented, ipersessualizzati e violenti, è una droga capace di stordire il sentire di chiunque. Una strapotenza persuasiva corre indisturbata, nella sottovalutazione generale (singoli, famiglie, scuola ecc.), ridisegnando un paesaggio umano inverosimilmente abbrutito.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento