LA RIGENERAZIONE URBANA NEI CASTELLI ROMANI FINANZIATA DAL PNRR. STRINGIAMOCI A COORTE
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) assegna ai Comuni italiani 40 miliardi di euro degli oltre 200 stanziati dall’Unione europea per lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore, il Next Generation EU.
Avverte il presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) Antonio De Caro: “Siamo chiamati a una sfida senza precedenti. Ne va della credibilità del Paese che consegneremo ai nostri figli e su cui tutti noi saremo giudicati. Nessuno escluso. Siamo consapevoli della mole di lavoro che ci aspetta e di questo non dobbiamo avere paura. Dobbiamo anzi rivendicare questo ruolo e chiedere di essere messi nelle condizioni di fare al meglio il nostro dovere”.
I Comuni dovranno quindi attivarsi per progettare, gestire e realizzare progetti complessi in linea con le sei aree tematiche di intervento Next generation EU: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.
Il ministero dell’Interno finanzia, nell’ambito della Missione 5 del PNRR, “Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale” con importi misurati con la popolazione dei Comuni: da 15.000 a 50.000 abitanti un massimo di 5 milioni di euro e Comuni con un numero di abitanti da 50.000 a 100.000 un massimo di 10 milioni di euro.
Nel caso dei Castelli Romani il finanziamento previsto sulla base delle richieste è il seguente: 5 milioni ciascuno ad Albano Laziale, Ciampino, Frascati, Genzano, Grottaferrata, Marino, Rocca di Papa (Comuni con popolazione nella prima fascia); 10 milioni a Velletri (città con 52.911 abitanti). Tali finanziamenti corrispondono a bozze di progetti che apparentemente hanno ben poco a che vedere con la riduzione di situazioni di emarginazione e degrado sociale. Quella del ministero si presenta come una tipica ripartizione “a pioggia” per avvalersi della straordinaria opportunità del PNRR, senza una regìa, una chiara programmazione.
Il caso del Comune di Albano Laziale è emblematico. Ha visto approvati ben sei progetti di entità variabile da 200.000 euro a 2.500.000 euro. Dalla documentazione disponibile non è possibile disporre di informazioni specifiche e dettagliate che ne illustrino le caratteristiche e le finalità.
Il costo dei sei progetti ammonta a 6 milioni di euro: visto che l’Europa ne sborsa 5, il Comune dovrà trovare nel proprio bilancio il milione che manca (visto che tale somma non è disponibile, sarà necessario accendere dei mutui e quindi aumentare il debito che le prossime generazioni dovranno pagare).
Dei 5 milioni, 300.000 euro dovranno essere destinati alla progettazione degli interventi (il 5 per cento della spesa). I professionisti incaricati avranno tutte le competenze professionali in termini di transizione ecologica e di digitalizzazione tali da soddisfare i requisiti richiesti dall’Europa?
Il personale tecnico del Comune sarà in grado, viste le note carenze in termini di organico, di gestire ben sei progetti che richiederanno competenze aggiuntive a quelle disponibili? Comuni come Ciampino, Grottaferrata, Frascati, Genzano, ne hanno presentati uno o due, concentrando dunque le proprie risorse su pochi e meglio gestibili obiettivi.
Non è ancora detto che i progetti proposti dai Comuni verranno finanziati: dovranno essere approvati dal ministero dell’Interno dopo che le proposte saranno ben più adeguatamente presentate rispetto a quelle attualmente sul tappeto.
Il ministero della Funzione pubblica sta assumendo 1.000 esperti per la gestione dei progetti del PNRR. Sarà del tutto improbabile che la gran parte dei Comuni di medio-piccole dimensioni potranno beneficiare di tali competenze e dovranno dunque arrangiarsi da soli.
Quanto sopra ricordato conduce ad alcune riflessioni.
I Comuni hanno avanzato proposte, ancora tutte da elaborare, che dovranno rispondere a criteri e regole, quelli europei, significativamente diversi dal passato. Il ministero ha “gettato il cuore oltre l’ostacolo” approvando finanziamenti “a pioggia” senza scontentare nessuno, sperando che gli enti locali saranno in grado di condurre in porto le iniziative.
Vi è una carenza di competenze tecniche e gestionali a livello di Comune. In teoria ce ne sono parecchie tra i cittadini volenterosi di contribuire al benessere della propria comunità, e questo è il momento di coinvolgerli, di “stringerci a coorte” come recita il Canto degli italiani; ma la regola fondamentale è che i politici non gradiscono, anche per propri limiti culturali, “intromissioni” da parte di chi è fuori dal giro. E’ facile prevedere che questo prezioso potenziale rimarrà inutilizzato.
Vi è il pericolo che l’iter di approvazione non vada avanti per carenza di coerenza tra gli obiettivi del PNRR e le proposte avanzate, come pure che, se approvate, l’esecuzione dei progetti e la loro rendicontazione non siano conformi con le regole europee con conseguente sospensione dei pagamenti degli stati di avanzamento.
Insomma, siamo sicuri che le proposte di “rigenerazione urbana” siano, come richiesto dal PNRR, veramente mirate a una riduzione di situazioni di emarginazione e degrado sociale o non si rilevino un ennesimo trucchetto all’italiana per sfruttare i Fondi europei per opere con altre finalità, destinato a essere bloccato da Bruxelles?
Come ricordava il presidente dell’ANCI Antonio De Caro, i Comuni sono di fronte a una grande sfida, che è anche un’opportunità, e che è loro dovere affrontare con successo avendo come stella polare non piccoli e triti interessi di bottega con la testa rivolta all’indietro, ma l’ambizione di dare il proprio contributo alla salvezza del pianeta Terra.
I politici, gli amministratori, gli attori economici e sociali dei Comuni dei Castelli Romani sono chiamati a fare un inedito scatto di reni, un radicale cambio di paradigma possibilmente mettendo a fattor comune, in una visione lungimirante, le scarse risorse di cui dispongono. Ne saranno capaci?
Un primo passo dovrà essere l’apertura di un’ampia discussione, sollecitata dalle amministrazioni locali, tra tutte le forze in campo “strette a coorte”.
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