Il ‘Novecento’ di Victor Carlo Vitale
Una faccia ‘facciosa’ (come un altro attore definì una volta la propria) quella di Victor Carlo Vitale, modellata nella plastilina simile a quella di maschere vere, campane, di Napoli, precisamente, da dove viene (e non dove si è fermato); non un Pulcinella ma un insieme più fine e misurato, la capacità di muovere elegantemente ogni muscolo e dalle dita delle mani al controllo dei piedi che danzano. Possiede i fraseggi del monologo questo Tim Tooney, chiamato a raccontare vita e gesta di Danny Boodman T.D. Lemon detto Novecento, testo di Alessandro Baricco, tenendo più di un’ora abbondante il palco con qualche intermezzo musicale e voci di sottofondo oltre quella del pianista in scena. Fraseggi appena smagliati utili all’effimero e al doppio gioco del personaggio Novecento –– che fa del silenzio e dell’ironia ficcante, definitiva, la sua cifra di vita. La pièce è piuttosto rappresentata, forse perché come produzione teatrale consta di un atto unico e fida quasi solo su di un attore ma qui siamo incappati in una bellissima versione che dal buio della sala ci trasporta nel ragtime che rallegrava l’inizio secolo, nel jazz, prima delle Guerre mondiali, e poi nel blu di tristezze e allegrie ‘rasserenate’ dal bel carattere di sopravviventi dei protagonisti; dall’arte, dal caso, danzando quella specie di valzer col mare e un piano sfrenato a piacimento, musicisti appollaiati sul seggiolino dello stesso e persi fino a fracassare parecchie stoviglie della nave che li ospita.
Alla mia generazione il ‘fratellone’ Baricco è piaciuto sempre così così, lo trovavamo sempre ‘troppo’ figo con la camicia di bucato, le maniche tirate su, troppo di successo per aver scritto delle prose in fondo non tanto impegnative, (che rilette poi nel tempo…però), ma anche a chi non ha amato troppo l’autore, almeno agli inizi, piacerà questa messa in scena giustamente un po’ più vissuta, meno perfettina, gioiosa e vitale quanto pensosa e non soffocata dalla macchina della narrazione ‘precisina’. Che mostra più uomini in carne ed ossa anche se sul palco ce n’è uno solo, Tim, quello più chiacchierone che inscena se stesso e Novecento e poi tutta la compagnia della nave, tipi diversi che s’appalesano tramite voci e vocine, dialetti e detti ripetuti. Victor Carlo Vitale ci fa riscoprire che il teatro è fatto della voce e del corpo, di attori che si donano al pubblico e che con le loro mani e i prodigi della gola possono evocare molti stili e momenti.
La storia di Danny Boodman T.D. Lemon detto Novecento inventata da Baricco ha quasi trent’anni e con questa nuova messa in scena teatrale, per la regia dello stesso attore protagonista, vista domenica 12 febbraio al Teatro Bernini di Ariccia, naviga verso il classico. Nella sua tragicomica metafora esistenziale è possibile vederci tante cose, non ultima la previsione, che negli anni ’90 sembrava lontana da venire, di individui che si ritirano volontariamente in un loro mondo abbandonando definitivamente l’orizzonte dell’avventura, della presa, o anche del ricominciare e che trovano il loro mondo, in sostanza ‘fuori dal mondo’, rinunciano alla sfida pur sfidando: ieri metafora del Secolo breve, oggi prossima realtà possibile d’un presente ‘alla fonda’, mentre si cercano ripartenze… (Serena Grizi)
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