Il IV cavaliere è la paura. Epitaffio aperto
“Il santo non accumula; più dà agli altri e più profitto ne ricava; la via del santo è operare ma non contendere” (Lao Tze)
“Non coartare il cuore degli uomini, il cuore umano se lo si urta s’abbassa, se lo si esalta si innalza, in alto o in basso che sia è costretto ed offeso” (Chuang Tze)
Galop, galop… ve lo ricordate il galoppo svolazzante dei cavalieri dell’apocalisse?
Guardate bene adesso, là in alto, c’è lui… il IV cavaliere, quello della paura.
Ha uno strano orrore soffuso disegnato in faccia, è il terrore raggrinzito della perdita e la frenesia del mantenimento di quel che ha acquisito, eppure ride!
Il suo messaggio è la sua condanna.
Suda freddo e trasmette freddo ma il volto è ridanciano, la cavalcatura bardata d’oro e di gemme, il titolo e lo stemma disegnati sullo scudo sono lucenti, la sua epidermide è tirata, l’occhio vitreo, il sorriso stampato.
Poverino! Non sa quando ma sa che un giorno “oggi o fra cento anni” giungerà alla sua odiata destinazione, la resa dei conti, la perdita di ogni suo bene.
Quando giungerà quel giorno… non la lunga lancia o la spada affilata, non il nero destriero o l’armatura smagliante, nemmeno uno spillo minuto potrà recare con sé…
La vera immagine di Dorian Grey già si riflette sul suo look, ora lucidato a festa!
Povero cavaliere, quanta paura… Quanta paura di perder tutto, quel che ha guadagnato, rubato, espugnato, occupato,
pensando che fosse diventato tutto suo…
Giacché il male di quel IV livello è il sentirsi padroni di ciò che ci circonda, ci si identifica con il possesso: “quel che è mio è mio e quel che è tuo è anche mio”. Comunismo ad personam.
Con una boccuccia così fine, con un eloquio così educato come ha potuto appropriarsi di così tanto? L’interezza di quel che gli è venuto a tiro?
“Offendere gli altri è possibile solo offendendo se stessi” purtroppo lui ricorda e conosce questa legge della natura, la quarta legge, egli infatti la incarna, in negativo… È l’amore di sé che diventa legge, che si fa vincolo, nel porre gli altri in asservimento, è l’adattamento degli altri alle proprie esigenze, la filosofia dell’utopia personale istituzionalizzata, l’idealità illusoria del singolare che si traveste da sociale e pubblico, l’arroganza del raggiungimento, la scalata nel fittizio, l’accaparramento del futile, la rappresentazione di un potere furbo, in cui c’è anche amore ma è solo amore per sé… un amore edonistico riflesso nello specchio dell’ego.
Povero cavaliere, già lo vedo caracollare, già il sorriso si fa ghigno.
“…Oggi o fra cento anni non sai quando verrà la confisca dei beni!”
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