Educazione siberiana
Titolo: Educazione siberiana Autore: Nicolai Lilin, ISBN: 9788806202569, Editore: Einaudi
Prezzo: € 12,50 e-book disponibile 6,99
Nel racconto di Nicolai Lilin c’è la grande forza evocativa della narrativa russa con tutte le sue ascendenze orientali, notevole per un autore che ha deciso di esordire con un romanzo scritto direttamente in italiano. I gruppi di criminali naturalizzati in Transnistria e provenienti dalla Siberia, stando a questa narrazione, trovano la loro epica nel racconto serrato del quotidiano di una società fortemente verticistica, dominata da valori che definiremmo ‘di una volta’. La parola criminali è ripetuta centinaia di volte all’interno del romanzo: da una parte se ne deduce l’utilizzo di uno stile semplice e di un vocabolario non proprio ricco, dall’altra appare certo, però, che il termine ‘criminali’, in molti passaggi, diviene sinonimo de ‘la mia gente’. Le linee guida morali della comunità: uccidere non è considerato immorale, ma lo è ostentare ricchezza (i saggi riconosciuti sono obbligati a non possedere nulla di personale, neppure i vestiti): «Con noi lavoravano i vecchi, i criminali anziani (…) Ce n’erano tanti nel quartiere, e tutti provenivano dalla casta degli Urca siberiani; seguivano la vecchia legge, disprezzata dalle altre comunità criminali perché obbligava a una vita umile e degna, piena di sacrifici, dove al primo posto si mettevano ideali come la moralità e il sentimento religioso, il rispetto verso la natura e verso la gente semplice, i lavoratori e tutti quelli che venivano usati o sfruttati dal governo e dalla classe dei ricchi.» Il dubbio resta sull’umiltà: con questi principi morali si potrebbe riscattare anche il più nefando essere umano, ma di sicuro gli Urca si sentono migliori di coloro che vanno uccidendo e lavorano perché anche gli altri li riconoscano tali. Il romanzo sembra manchi di solidi riscontri storici (l’autore ne ha vietata la traduzione in russo) ma dopo qualche decina di pagine non se ne sente più il bisogno. In effetti, eccetto la foto di copertina che ritrae il volto in ombra di Lilin con tanto di tatuaggio criminale, nessuno ha mai presentato questa storia come realmente accaduta e ciò, nello svolgersi dell’intreccio non ne intacca la credibilità e il patto con il lettore è salvo. Vivere in quegli improbabili anni ’90 per oltre 300 pagine è un’avventura per il cuore e per la mente. Questi nuovi ‘ragazzi di vita’ sarebbero piaciuti anche a Pasolini per l’inconsapevole carica morale, il rifiuto dei linguaggi codificati del conformismo di regime (capitalista o socialista come in questo caso), che secondo lo stesso Lilin hanno spazzato via ogni forma culturale ‘altra’. Da antologia il lungo capitolo dal titolo ‘Il giorno del mio compleanno’. Caduta libera e Il respiro del buio, romanzi dello stesso autore, proseguono il racconto che in Educazione siberiana termina al primo incontro/scontro con l’istituzione russa. (Serena Grizi)
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