6 – La scorretta distribuzione delle risorse
Nessun uomo dovrebbe possedere più
di quanto gli sia necessario per vivere;
il resto, di diritto, appartiene allo stato.
Benjamin Franklin
(uno dei cinque firmatari della Dichiarazione americana di indipendenza)
Una previsione avverata solo in parte
Nel 1930, in una conferenza, John Keynes – una delle figure della scienza economica che ha influenzato l’elaborazione economica, sociologica e politica del Novecento con l’attuazione di un modello di sviluppo che nei decenni post bellici ha creato piena occupazione, sistemi di welfare, redistribuzione, classi medie solide, disse che entro un secolo l’economia non sarebbe più stata un problema per il genere umano. Disse che con lo sviluppo della tecnologia si sarebbe edificato un mondo molto più ricco. Disse che l’aumento della ricchezza avrebbe permesso all’uomo di lavorare solo 15 ore settimanali.
Oggi, è vero, il progresso economico ha anche superato le sue previsioni, ma i ritmi del lavoro sono sempre gli stessi. Non solo: la produttività e l’economia crescono continuamente ma non riescono più a offrire il lavoro di 40 ore settimanali per tutti… è comparso, nel mondo, lo spettro della disoccupazione! Perché la corretta previsione dello sviluppo tecnologico non è stata corroborata da una corrispondente diminuzione del carico lavorativo? Perché le risorse prodotte aumentano ma non aumentano proporzionalmente i benefici per le grandi masse? È angoscioso il fatto che ogni volta che l’uomo inventa una nuova macchina capace di aiutarlo nel lavoro, si materializzi un altro uomo che, determinando una nuova condizione di maggiore sofferenza per la comunità, sfrutta la situazione a proprio beneficio.
Avviene, allora, che alcune larghe fasce della popolazione vedono ridursi le proprie risorse, mentre aumenta la concentrazione delle risorse in mano a poche, anzi pochissime, persone.
Un luogo comune enuncia che dell’arricchimento dei più benestanti si avvantaggino tutti, perché si avvia un processo di ‘sgocciolamento’ che distribuisce ricchezza a pioggia! Ma non è vero!
Nel sito di OXFAM, infatti, si può leggere un rapporto di cui riporto un estratto:
La ricchezza globale, in crescita tra giugno 2018 e giugno 2019, resta fortemente concentrata al vertice della piramide distributiva: l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone.
Nel mondo 2.153 miliardari detenevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale.
Il patrimonio delle 22 persone più facoltose era superiore alla ricchezza di tutte le donne africane.
Se le distanze tra i livelli medi di ricchezza dei Paesi si assottigliano, la disuguaglianza di ricchezza cresce in molti Paesi.
In un mondo in cui il 46% di persone vive con meno di 5.50$ al giorno, restano forti le disparità nella distribuzione dei redditi, soprattutto per chi svolge un lavoro.
Con un reddito medio da lavoro pari a 22$ al mese nel 2017, un lavoratore collocato nel 10% con retribuzioni più basse, avrebbe dovuto lavorare quasi tre secoli e mezzo per raggiungere la retribuzione annuale media di un lavoratore del top-10% globale. In Italia, la quota del reddito da lavoro del 10% dei lavoratori con retribuzioni più elevate (pari a quasi il 30% del reddito da lavoro totale) superava complessivamente quella della metà dei lavoratori italiani con retribuzioni più basse (25,82%).
Gli umani mercanti
vendon miei sogni infranti.
Non posso dar ragione
di povertà presenza
se siamo fatti corona
da cotanta abbondanza.
Si staglia su esile schermo
enorme confusa forma
fiera reduce dello strepito
di massacrato archetipo.
Armando
È evidente che è sempre più elevata la concentrazione dei redditi nelle mani di un ristrettissimo gruppo di individui. Ed è sempre più grande la fascia di popolazione che si impoverisce, specialmente la fascia media.
Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, un miliardo di persone al mondo non è in grado di soddisfare le elementari esigenze necessarie per la sopravvivenza (acqua, casa, cibo, medicine, eccetera). Tra i residenti nei paesi in via di sviluppo (4,5 miliardi) sono quasi 3 miliardi le persone che non hanno un accesso sufficiente ai servizi pubblici di base: acqua potabile, abitazione degna di questo nome, servizi sanitari e medici, scuola. Però, il patrimonio dei 15 uomini più ricchi del pianeta supera il prodotto totale di tutta l’Africa sub-sahariana. Secondo i conti di una agenzia per lo sviluppo delle Nazioni Unite, le 225 persone più ricche del mondo, se usassero solamente il 4% della loro ricchezza personale, potrebbero garantire a tutti i poveri del mondo accesso a una adeguata nutrizione e a strutture mediche e scolastiche.
Siamo, quindi, di fronte a un mastodontico problema. E sì, i governi mondiali agiscono tenendo d’occhio i sondaggi delle preferenze elettorali del popolo e sono molto recalcitranti a concedere assistenza ai poveri. Se poi i poveri si trovano in altre nazioni… allora sono decisamente contrari. La generosità individuale, caratteristica di una comunità, si è trasformata in egoismo collettivo, caratteristica di una società moderna. Abbiamo perduto individualmente l’ispirazione morale, l’onestà, la compassione, i sentimenti di uguaglianza e giustizia. Abbiamo educato i nostri figli a credere che sia giusto pagare un impiegato dieci volte di più di un umile operaio e che sia giusto pagare un operaio del terzo mondo dieci volte meno di un operaio del mondo occidentale. Abbiamo sostenuto governi che hanno creato un mondo non a misura d’uomo e che, per risolvere le continue crisi che si presentano, continuano a cercare soluzioni fatte sempre a misura di ciò che sta franando.
I responsabili delle disuguaglianze
L’Italia sta marcendo in un benessere
che è egoismo, stupidità, incultura,
pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo.
Pier Paolo Pasolini
Negli ultimi decenni, a causa della globalizzazione, si è verificato – come abbiamo già detto – un fortissimo aumento delle disuguaglianze sociali da cui è derivato un aumento, in particolare, delle fasce sociali colpite da situazioni di povertà. Questa nuova configurazione ha generato una notevole rabbia di rilevante parte della società.
È delicato e dolente il tema delle connessioni fra la politica e l’informazione. Sono stati formati gli esperti di ‘strategia mediatica’, una sorta di divulgatori politici incaricati di ‘costruire’ una falsa realtà attraverso la alterazione dei fatti. Il prodotto è una montatura molto credibile che, una volta propagata dai mezzi di comunicazione (giornali, radio, Tv, social), convincono il pubblico a crederla ‘veritiera’ influenzando così il consenso della gente. La destra italiana ha condotto una campagna contro i migranti dirottando la rabbia dei poveri non verso i veri responsabili – la classe dirigente che ha speculato da questo contesto acquisendo sempre più privilegi e protezioni – ma contro altri individui ben più poveri. Non solo, la destra ha anche operato in modo di mutare questa rabbia in odio rendendo ancora più forte il fenomeno.
(dal libro “Verso il cambiamento” edito nel 2020)
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