Il pozzo della Rocca
di Orvieto – 2
(Piercarlo D’Angeli) - Nella gradevole interpretazione che
quasi certamente traeva spunto dalla fantasia e dall’immaginazione
popolare, il poeta forzò
letteralmente
l’immagine tradizionale del pozzo fino a farlo sembrare qualcosa che
architettura non è. Si arriva, cioè, alla convinzione, benché prospettata
come ipotesi, che il pozzo l’immaginosissimo pozzo, non dovesse assolvere
soltanto ad una funzione pratica, ma costituisse piuttosto una occasione
per esprimere in modo originale un preciso programma simbolico.
La doppia spirale di serpenti avviluppati insieme lungo l’asse, secondo la
letteratura emblematica dell’epoca, evocava infatti l’immagine classica
del caduceo ermetico che in questo caso assumeva un ruolo determinante ai
fini della glorificazione del popolo orvietano. È fuori dubbio che il
pontefice intendesse realizzare un’opera che non servisse soltanto a
rifornire di acqua l’ultimo baluardo della città, ma fosse anche una
testimonianza concreta della gratitudine verso quella popolazione che così
benevolmente lo aveva accolto e protetto. Partendo da questi presupposti è
lecito supporre che il Sangallo, traendo forse ispirazione dalla scala del
campanile di San Niccolò a Pisa o da quella del palazzo mediceo di Poggio
a Caiano o meglio ancora dalle scale elicoidali delle torri dodecagone di
Orvieto, abbia dato libero sfogo alla fantasia conciliando nella
progettazione del pozzo esigenze di carattere pratico connesse alla
ricerca dell’acqua con un nutrito programma simbolico.(fig.3)
Nel contesto culturale della prima metà del ‘500 era infatti presente un
filone della letteratura ermetica che coltivava l’immagine del serpente e
del caduceo come immagine di salvazione. Il Valeriano, dotto e documentato
autore cinquecentesco scriveva in proposito nel suo poderoso compendio :
“…Anguis significatum apud Romanos, perinde apud Graecos et Aegiptos,
sanctum semper fuit, per quem nimirum ipsum salubritatis Deum Aesculapium
intellegenbant… Intesse quidam angui rimedia multa, esperimento compertum
est, neque ullum esse aiunt apud medicos volum, quod anguium in
aegritudinis beneficia non altissime demonstreret: ut minus miremur
serpentis effigiem in aere in consum surrectam a Mose, in quam populus
oculos intendens, ab incommodis, quae se in itinere tam longo aggerere
potuissent, divino aspirante presidio leberarentur…”.
Una tradizione quella del serpente che affondava le radici nel Vangelo
secondo Giovanni in cui veniva data per scontata l’equazione Cristo =
Serpente, ed ancor prima nel racconto biblico della guarigione del popolo
d’Israele di fronte all’immagine del serpente di bronzo appeso ad una
antenna. ( fig.4)
Esisteva, dunque, in quel periodo un substrato ermetico e biblico
confortato da tutta una serie di libri e libricini derivati per lo più
dalla raccolta dell’Alciato (1492-1550) secondo il quale un serpente o
meglio una coppia di serpenti, talvolta rappresentati con i connotati di
draghi alati, costituenti l’inviluppo del caduceo ermetico veniva spesso
utilizzato come simbolo di Virtù, di Salute e di “Felicitas Publica”.
Ci si può rendere conto in questo modo che l’alludere al pozzo come ad una
interpretazione architettonica del Caduceo ermetico sia stato un modo per
cantare la gloria e le virtù del popolo orvietano, e per esaltare di
riflesso l’operato della Chiesa in un momento in cui la fedeltà a quest’ultima
e al suo capo spirituale risuonava come un monito per quelle genti che
sembravano aver dimenticato i doveri cristiani.
Queste
intuizioni sembrano trovare conferma indirettamente anche nel secondo
rovescio della medaglia dove il Papa volle che venisse raffigurata
l’Allegoria della Pace per alludere ai trattati di Barcellona e di Cambrai,
stipulati tra i principi della cristianità. (fig.5)
Con ogni probabilità le intenzioni espresse nell’architettura mediante il
linguaggio dei simboli non si limitavano ad interpretare un messaggio
augurale del pontefice alla città, ma tendevano a varcare quei limiti per
acquistare ben più vasta risonanza. Un’analisi più approfondita dei
caratteri compositivi del pozzo mette infatti in evidenza alcuni
suggestivi aspetti che sembrano in qualche modo avvalorare questa ipotesi.
Circolare all’esterno, ma strutturato ad exagonum su dodici livelli,
organizzati su due spirali elicoidali, il pozzo accomunava le ideologie
del sei, del dodici, della spirale e dell’acqua. Al pari delle torri
partecipava del valore simbolico di axis mundi, cioè di asse cosmico al
negativo, e con le sue dodici rampe rievocava l’immagine dei tralci e
della vite ed ancora quella apocalittica dell’albero della vita, la pianta
eterna fissata nel mezzo del cielo a sostegno dell’universo e ad unione
del mondo.
Dal prodotto del dodici - che tradizionalmente rappresenta la Chiesa e gli
Apostoli - con il sei - la ruota a sei raggi espressione del Christus
Redentor -, il settantadue, coincidente con le settantadue aperture del
vano centrale che danno luce alle rampe, concludeva in un mirabile
crescendo il simbolismo numerologico ricollegando l’architettura al
messaggio evangelico sulla costituzione della Chiesa e sulla missione di
pace dei discepoli.(fig.6)
In questa perfetta sintonia tra riferimenti numerici e valori simbolici,
la scala che accomunava ad un tempo i caratteri della verticalità e della
spirale e che nella tradizione medievale designavano non soltanto l’ascesa
verso l’Eterno ma anche la discesa e, quindi, il ritorno alle origini,
alla terra e al mondo sotterraneo, rappresentava i ritmi ripetuti della
vita, il carattere ciclico dell’evoluzione, lo svolgimento e la continuità
dell’esistenza umana.
Non è quindi improbabile che la linea ininterrotta delle spirali
sovrapposte, congiunte in presenza dell’acqua, intendesse alludere
all’immortalità dell’anima ed al sentimento di continuità e di dinamismo
vita - morte - vita.
Corpo mistico del Cristo, perciò il Pozzo con le sue dodici membra simbolo
della Chiesa, si poneva quale tramite tra Dio e l’uomo (asse cosmico - cristologico) per dissetare e santificare le anime, attraverso il potere
rigeneratore dell’acqua, fuoco della spirale discendente (Chiesa Purgante)
e poi ricongiungerle dopo la morte con il fuoco della spirale ascendente
(Chiesa Trionfante).
In stretta relazione, quindi, con gli avvenimenti che avevano
caratterizzato la storia del Papato in quegli anni così difficili, il
Pozzo riflettendo in sé i poteri soteriologici dell’acqua, si confermava
come un microcosmo in cui valori liturgici e forme architettoniche
venivano fusi per dare origine a significati simbolici destinati a
celebrare la missione della Chiesa e la redenzione dell’uomo dal peccato. |