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Sommario anno XIV numero 5 - maggio 2005

 DAL MONDO

La letteratura russa e la censura
(Caterina Rosolino) - La letteratura russa è stata per la prima volta l’invitato d’onore di questa XXV edizione, che si è tenuta dal 18 al 23 marzo, come di consueto al Paris Expo-Porte de Versailles. Prontamente la capitale ha reagito alla notizia con l’uscita nelle librerie di una profusione di novità di provenienza russa. I visitatori hanno avuto l’opportunità di scoprire o approfondire i propri orizzonti letterari: incontrare le opere, gli scrittori, conoscere le problematiche del paese ospite. Si è presentata a Parigi una delegazione di 41 autori russi. Il critico Andreï Nemzer definisce la letteratura russa contemporanea come “libera, ricca e diversificata”. Le diverse generazioni sono state rappresentate da Andreï Voznessenki a Natalia Jouravliova, passando per Vladimir Makanine, Victor Eroféev, Oleg Pavlov, Alexeï Slapovski e Sergueï Bolmat. Alcuni, dopo essersi fatti conoscere in Russia, erano stati ridotti al silenzio o avevano dovuto farsi pubblicare all’estero, come Vassili Axionov, Iour Mamleïev, Andreï Bitov, Vladimir Sorokine; altri, durante questo periodo, avevano continuato a scrivere pur senza prospettive di pubblicazione come Olga Sedakova, Vladimir Charov, Mark Kharitonov, Lev Rubinstein, Dmitri Prigov. Numerosi sono gli autori che hanno cominciato la loro carriera grazie alla “perestroïka”: Tatiana Tolstoï, Viatcheslav Pietsoukh e, dopo il 1991, Ludmila Oulitskaïa, Olga Slavnikova. Saranno presenti anche alcuni autori di gialli: Alexandra Marinina e Leonid Youzefovitch. Per accogliere il padiglione russo, il decoratore e scenografo Pavel Kaplevitch aveva creato un allestimento suggestivo: un’immensa foresta di betulle, sulla cui corteccia erano scritti i nomi di autori classici e contemporanei.
Quest’evento ha inoltre suscitato un’importante riflessione: si può parlare ancora di censura in Russia riguardo la letteratura? Secondo Michel Parfenov: “Durante il periodo sovietico la letteratura si trovava completamente controllata. A partire dal 1986 ci fu un breve respiro e furono pubblicate alcune tra le opere più provocatorie. Il punto di non ritorno ci fu quando l’Arcipelago del Gulag apparve sulla rivista Novy Mir, nel 1989, che ebbe una tiratura di 2,5 milioni di copie, ciò significava che la censura non esisteva più”. Nel febbraio 2004, è stata pubblicata per la prima volta nella sua patria, la versione integrale dell’opera dello scrittore russo Boris Pasternak. In Russia il suo romanzo Il dottor Zivago era stato censurato per trent’anni. Olivier Pascal-Mousselard, inviato in Russia per Télérama dice: “Le impronte lasciate dal Minpetchat (ministero dell’Edizione, dell’Audiovisivo e delle Nuove Tecnologie dell’informazione e della comunicazione) sulla lista degli autori invitati a Parigi sono ben visibili”. Il nome della giornalista russa Anna Politkovskaia, arrestata più volte durante i suoi reportage in Cecenia, vittima d’un tentativo d’avvelenamento all’epoca della presa degli ostaggi a Beslan, autrice de La Russia secondo Putin, è stata esclusa dalla lista, senza discussione. Marc Weitzmann, degli Inrockuptibles, si spinge oltre: ”Conviene fare una cernita tra tutti quegli autori che hanno ricevuto l’imprimatur putiniano per selezionare solo qualche nome: Bykov, Erofeev, Bitov ma soprattutto Vladimir Sorokine e Viktor Pelevine” il quale sarà una delle grandi assenze di questo Salon. Ha declinato l’invito spiegando che “Parigi non salverà la sua anima”. Oltre le autorità del Cremlino, un’altra minaccia pesa sulla cultura russa: la “Gioventù putiniana”. Chi sono gli autori maledetti dalla “Gioventù putiniana”? Pelevine, Eroeev, Sorokine. La “Gioventù putiniana” ha fatto costruire davanti il locale dove s’incontra a Mosca, un cesso enorme ed ha invitato i lettori di Sorokine a gettarvi i suoi libri. Ha anche organizzato un autodafé in cui chi bruciava un libro di Sorokine riceveva in cambio un classico della letteratura russa. Vladimir Sorokine, pubblicato in Francia, sarà presente al Salon du livre, anche se minacciato dalla censura in Russia. Irina Barmetova, capo redattrice della rivista letteraria Oktyabr, assicura tuttavia che “la letteratura è uno degli ultimi spazi di libertà in questo paese governato da Putin. Il guaio è la televisione. Le persone scomode non vi accedono.” Per lo scrittore Dmitri Bykov, “il vero problema è piuttosto l’autocensura. Una vecchia tradizione in questo paese, soprattutto quando gli scrittori si vedono proporre dal governo un’assicurazione sociale a condizione di essere saggi. L’alternativa? Secondo l’articolo di Le Naire : “farsi conoscere all’estero per non dipendere da nessuno”. Bykov ironizza: “per esportarsi, bisogna parlare della Cecenia, della mafia, raccontare fatti sensazionali o disgrazie. Il resto, l’essenziale della nostra vita, non interessa”. Altra vittima della censura è Alexandre Zinoviev che non viene più pubblicato, né in Francia, né in Russia. Dissidente, schernisce non solo la società sovietica e i suoi fondamenti (le ideologie che calpestano e annichiliscono l’individuo), ma anche la società occidentale e la sua ideologia (la dittatura dei mercati finanziari e l’abbrutimento calcolato della gente attraverso i media). Zinoviev, è stato definito “L’Orwell nel paese di Dostoïevski”. Risultato: né la Russia né la Francia hanno giudicato un bene invitarlo al Salon du livre di Parigi. Quanto alla stampa, nel dossier consacrato alla letteratura russa, è rimasta stranamente muta nei suoi riguardi. Egli grida al complotto: “Ho scritto dei romanzi questi ultimi anni in cui analizzo i difetti dell’Occidente, come nel libro La tragedia russa o L’uomo globale, su richiesta d’un editore francese Plon che in seguito ha rifiutato di pubblicarli. Sono vittima di una censura non manifesta, che non dice il suo nome ma che è molto efficace.”

 DAL MONDO

Sommario anno XIV numero 5 - maggio 2005