La letteratura russa
e la censura
(Caterina Rosolino) - La letteratura russa è stata per la
prima volta l’invitato d’onore di questa XXV edizione, che si è tenuta dal
18 al 23 marzo, come di consueto al Paris Expo-Porte de Versailles.
Prontamente la capitale ha reagito alla notizia con l’uscita nelle
librerie di una profusione di novità di provenienza russa. I visitatori
hanno avuto l’opportunità di scoprire o approfondire i propri orizzonti
letterari: incontrare le opere, gli scrittori, conoscere le problematiche
del paese ospite. Si è presentata a Parigi una delegazione di 41 autori
russi. Il critico Andreï Nemzer definisce la letteratura russa
contemporanea come “libera, ricca e diversificata”. Le diverse generazioni
sono state rappresentate da Andreï Voznessenki a Natalia Jouravliova,
passando per Vladimir Makanine, Victor Eroféev, Oleg Pavlov, Alexeï
Slapovski e Sergueï Bolmat. Alcuni, dopo essersi fatti conoscere in
Russia, erano stati ridotti al silenzio o avevano dovuto farsi pubblicare
all’estero, come Vassili Axionov, Iour Mamleïev, Andreï Bitov, Vladimir
Sorokine; altri, durante questo periodo, avevano continuato a scrivere pur
senza prospettive di pubblicazione come Olga Sedakova, Vladimir Charov,
Mark Kharitonov, Lev Rubinstein, Dmitri Prigov. Numerosi sono gli autori
che hanno cominciato la loro carriera grazie alla “perestroïka”: Tatiana
Tolstoï, Viatcheslav Pietsoukh e, dopo il 1991, Ludmila Oulitskaïa, Olga
Slavnikova. Saranno presenti anche alcuni autori di gialli: Alexandra
Marinina e Leonid Youzefovitch. Per accogliere il padiglione russo, il
decoratore e scenografo Pavel Kaplevitch aveva creato un allestimento
suggestivo: un’immensa foresta di betulle, sulla cui corteccia erano
scritti i nomi di autori classici e contemporanei.
Quest’evento ha inoltre suscitato un’importante riflessione: si può
parlare ancora di censura in Russia riguardo la letteratura? Secondo
Michel Parfenov: “Durante il periodo sovietico la letteratura si trovava
completamente controllata. A partire dal 1986 ci fu un breve respiro e
furono pubblicate alcune tra le opere più provocatorie. Il punto di non
ritorno ci fu quando l’Arcipelago del Gulag apparve sulla rivista
Novy Mir, nel 1989, che ebbe una tiratura di 2,5 milioni di copie,
ciò significava che la censura non esisteva più”. Nel febbraio 2004, è
stata pubblicata per la prima volta nella sua patria, la versione
integrale dell’opera dello scrittore russo Boris Pasternak. In Russia il
suo romanzo Il dottor Zivago era stato censurato per trent’anni.
Olivier Pascal-Mousselard, inviato in Russia per Télérama dice: “Le
impronte lasciate dal Minpetchat (ministero dell’Edizione,
dell’Audiovisivo e delle Nuove Tecnologie dell’informazione e della
comunicazione) sulla lista degli autori invitati a Parigi sono ben
visibili”. Il nome della giornalista russa Anna Politkovskaia, arrestata
più volte durante i suoi reportage in Cecenia, vittima d’un tentativo
d’avvelenamento all’epoca della presa degli ostaggi a Beslan, autrice de
La Russia secondo Putin, è stata esclusa dalla lista, senza
discussione. Marc Weitzmann, degli Inrockuptibles, si spinge
oltre: ”Conviene fare una cernita tra tutti quegli autori che hanno
ricevuto l’imprimatur putiniano per selezionare solo qualche nome: Bykov,
Erofeev, Bitov ma soprattutto Vladimir Sorokine e Viktor Pelevine” il
quale sarà una delle grandi assenze di questo Salon. Ha declinato l’invito
spiegando che “Parigi non salverà la sua anima”. Oltre le autorità del
Cremlino, un’altra minaccia pesa sulla cultura russa: la “Gioventù
putiniana”. Chi sono gli autori maledetti dalla “Gioventù putiniana”?
Pelevine, Eroeev, Sorokine. La “Gioventù putiniana” ha fatto costruire
davanti il locale dove s’incontra a Mosca, un cesso enorme ed ha invitato
i lettori di Sorokine a gettarvi i suoi libri. Ha anche organizzato un
autodafé in cui chi bruciava un libro di Sorokine riceveva in cambio un
classico della letteratura russa. Vladimir Sorokine, pubblicato in
Francia, sarà presente al Salon du livre, anche se minacciato dalla
censura in Russia. Irina Barmetova, capo redattrice della rivista
letteraria Oktyabr, assicura tuttavia che “la letteratura è uno degli
ultimi spazi di libertà in questo paese governato da Putin. Il guaio è la
televisione. Le persone scomode non vi accedono.” Per lo scrittore Dmitri
Bykov, “il vero problema è piuttosto l’autocensura. Una vecchia tradizione
in questo paese, soprattutto quando gli scrittori si vedono proporre dal
governo un’assicurazione sociale a condizione di essere saggi.”
L’alternativa? Secondo l’articolo di Le Naire : “farsi conoscere
all’estero per non dipendere da nessuno”. Bykov ironizza: “per esportarsi,
bisogna parlare della Cecenia, della mafia, raccontare fatti sensazionali
o disgrazie. Il resto, l’essenziale della nostra vita, non interessa”.
Altra vittima della censura è Alexandre Zinoviev che non viene più
pubblicato, né in Francia, né in Russia. Dissidente, schernisce non solo
la società sovietica e i suoi fondamenti (le ideologie che calpestano e
annichiliscono l’individuo), ma anche la società occidentale e la sua
ideologia (la dittatura dei mercati finanziari e l’abbrutimento calcolato
della gente attraverso i media). Zinoviev, è stato definito “L’Orwell nel
paese di Dostoïevski”. Risultato: né la Russia né la Francia hanno
giudicato un bene invitarlo al Salon du livre di Parigi. Quanto alla
stampa, nel dossier consacrato alla letteratura russa, è rimasta
stranamente muta nei suoi riguardi. Egli grida al complotto: “Ho scritto
dei romanzi questi ultimi anni in cui analizzo i difetti dell’Occidente,
come nel libro La tragedia russa o L’uomo globale, su
richiesta d’un editore francese Plon che in seguito ha rifiutato di
pubblicarli. Sono vittima di una censura non manifesta, che non dice il
suo nome ma che è molto efficace.” |