L’ingarbugliato caso
del banchiere Calvi
(Claudio Comandini) - Per l’omicidio dell’ex presidente del
Banco Ambrosiano Roberto Calvi, trovato impiccato il 18 giugno 1982 a
Londra sotto il Ponte dei Frati Neri, il 18 aprile 2005 il giudice delle
indagini preliminari di Roma Orlando Villoni ha rinviato a giudizio questi
quattro personaggi: l’ex “cassiere della mafia” Pippo Calò, l’imprenditore
Flavio Carboni, la sua ex compagna Manuela Kleinzig e l’ex boss della
Banda della Magliana Ernesto Diotallevi.
Secondo la tesi dell’accusa, accolta dal gip, i quattro e “altri non
ancora tutti identificati, avvalendosi delle organizzazioni di tipo
mafioso denominate ‘cosa nostra’ e ‘camorra’”, avrebbero deciso la
morte di Calvi per questi motivi: “punirlo per essersi impadronito di
notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle organizzazioni
criminali”, “per conseguire l’impunità, ottenere e conservare il
profitto dei delitti di riciclaggio posti in essere tramite il Banco
Ambrosiano e le società collegate allo stesso”, e infine “per
impedirgli di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei
referenti politico-istituzionali, della massoneria, della loggia ‘P2’ e
dello IOR, con i quali aveva gestito investimenti e finanziamenti di
cospicue somme di denaro, anche provenienti da ‘cosa nostra’ e da enti
pubblici nazionali”.
In base alla ricostruzione dei pm, Calò è il mandante dell’omicidio. Gli
altri tre collaborarono alla fase organizzativa ed esecutiva del piano,
che prevedeva l’allontanamento dall’Italia del banchiere, che quindi venne
prima strangolato, e poi impiccato, “con modalità tali da simulare il
suicidio”. La procura sostiene che Carboni, “dopo essersi
appropriato di 19 milioni di dollari erogati dal Banco Ambrosiano”,
avrebbe indotto Calvi ad affidarsi completamente alle sue indicazioni per
trovare soluzioni alle pressanti difficoltà giudiziarie e per risolvere il
crac finanziario del Banco Ambrosiano, banca cattolica ben collegata al
Vaticano. Carboni si sarebbe giovato del contributo di Diotallevi, della
sua compagna Kleinzig e di altri per organizzare la fuga di Calvi
dall’Italia e il suo omicidio. Secondo l’accusa, Diotallevi si sarebbe
occupato di questioni come il passaporto falso e i contatti con le persone
che poi materialmente uccisero il banchiere.
Le circostanze del caso, ricostruite da Sandro Provvisionato in Misteri
d’Italia (1993), sono piuttosto articolate: Calvi viene inizialmente
arrestato nel 1981 per esportazione illegale di capitali, un sistema che
permette di fare soldi dal niente attraverso continue compravendite fra
società fittizie; se le questioni connesse arrivano fino alle vicende del
“conto protezione” e all’incriminazione nel 1993 del politico socialista
Craxi per tangenti, gli errori di calcolo attribuiti a Calvi rivelano
anche alcune delle macchinazioni finanziarie dello IOR, Istituto per le
Opere di Religione, indipendente sia dai ministeri economici italiani sia
dalla Banca Centrale del Vaticano. Lo IOR già alla sua apertura nel 1941
sotto Pio XII Pacelli fornisce sbocchi finanziari a fascisti, nazisti,
aristocrazia e mafia; dalla fine degli anni Settanta diventa uno dei
maggiori esponenti dei mercati finanziari mondiali, e sotto la presidenza
del vescovo americano Paul Casimirrus Marcinkus (le cui attività non erano
gradite a Giovanni Paolo I Luciani, morto dopo soli trentatré giorni di
pontificato), e con i contributi del vescovo gesuita slovacco Pavel
Hnilica (il “papa rosso”, collegato al KGB e poi alla mafia), e di
personaggi come Michele Sindona (potente bancario attivo fra Vaticano,
America e “poteri occulti”, che dopo la liquidazione forzata della Banca
Privata Italiana, morirà nel 1979 in carcere per un caffè al cianuro) e
Licio Gelli (capo della loggia massonica deviata P2 che sta approntando il
“piano di rinascita democratica”, finalizzato a “controllare” il sistema),
lo IOR diventa parte integrante di numerosi programmi per il riciclaggio
del denaro, coinvolgendo in diverso modo interessi collegati alla mafia, a
membri della P2, a strutture eversive come la banda della Magliana, nonché
a tutto l’arco dei partiti costituzionali. Il Banco Ambrosiano di Calvi
(di cui Marcinkus fu direttore a Nassau e alle Bahamas), e numerose
società fantasma dirette dallo IOR di Panama e del Lussemburgo, prendono
il controllo degli affari bancari italiani e fungono da canale sotterraneo
per il flusso di fondi verso l’Europa dell’Est e il Sud America contro gli
stati e le associazioni comuniste.
La situazione si complica per una moltiplicazione dei doppi giochi, e i
suoi intrecci coinvolgono anche il mancato attentato a Giovanni Paolo II
Woytila del 13 maggio 1981 (giorno poi dedicato alla Madonna di Fatima)
compiuto dal turco Ali Agca. Il giudice Ferdinando Imposimato in
Vaticano un affare di stato (2003) afferma che il collegamento di Agca,
componente dei neonazisti Lupi Grigi, con la cosiddetta “pista bulgara”,
era finalizzato a ostacolare per conto del KGB le offensive anticomuniste
del papa, e contestualmente allontanare la Turchia dalla NATO e portare il
medioriente nella sfera sovietica; come ricorda Imposimato, la giovane
Emanuela Orlandi, figlia di un commesso del Palazzo Apostolico, verrà
rapita nel 1983 proprio per sostenere l’attentatore turco e ricattare il
Vaticano. Provvisionato descrive che lo scontro di poteri coinvolge anche
l’Opus Dei, specie di multinazionale cattolica di estrazione franchista
(sul quotidiano El Pais Antonio Tabucchi ha segnalato al riguardo le fosse
comuni delle Asturie, dove sono i corpi di circa trentamila dissidenti al
dittatore spagnolo, e inoltre i massacri in Cile di Pinochet,
http://www.societacivile.it/previsioni/articoli_previ/tabucchi.html),
i cui notevoli interessi finanziari vanno dall’educazione all’informazione
alla copertura del traffico di armi (ricordato anche da Samuel Huntington)
verso i paesi del Sud America e dell’ex Jugoslavia (Croazia). L’Opus Dei,
che nel 1982 assurge a prelatura personale del papa (il suo fondatore
Escrivà de Balaguer verrà inoltre santificato a tempo record venti anni
dopo) non garantisce per il Banco Ambrosiano, lasciando privo di
protezione Calvi. Il banchiere del Vaticano, prima incarcerato e poi
indotto a fuggire, viene infine trovato impiccato sotto un ponte con dei
sassi in tasca, ucciso presumibilmente dalla mafia con un rituale denso di
riferimenti massonici.
La sua morte lascia un fitto intreccio di misteri, fra cui mille miliardi
di lire di “buco”, e più di venti anni di processi. E mentre aspettiamo
l’udienza fissata per il 6 ottobre 2005, sappiamo che molte implicazioni
rimarranno ufficialmente insolute. |