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Sommario anno XIV numero 5 - maggio 2005

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Giovani a volto scoperto
(Vincenzo Andraous) - “Attento potresti passare dei guai: c’è il carcere per i minori che commettono reati, ora fai il duro, ma poi piangerai”.
Così diceva un vecchio Maresciallo dei Carabinieri, mille secoli addietro.
Lo diceva dentro la sua divisa che rendeva altera e severa la sua voce: mentre quel ragazzino con le mani in tasca, sfiorava il freddo della lama che aveva imparato a portare con se. Nella sua mente nessun accenno al dubbio, nessun timore, solamente una grande ansia di poter diventare protagonista di quella profezia, la via maestra per apparire, per essere, per avere, la scorciatoia per uscire da un anonimato invadente.
In questi giorni leggo sui quotidiani di ragazzini arrestati per azioni violente, di ragazzi in gruppo a pestare giù duro. Leggo espressioni soddisfatte per le manette ai loro polsi, richieste-scelte di politica criminale che a detta di molti potrebbero risolvere i problemi inerenti la devianza minorile: l’imputabilità abbassata a dodici anni, il carcere obbligatorio…..
Eppure qualcosa non convince, anche ammettendo che a dodici anni sei consapevole delle scelte (se davvero ne hai) e delle responsabilità (se ti è concesso prenderne), come un adulto formato dalle esperienze, occorrerà domandarsi in quale struttura penitenziaria fare scontare la condanna o la custodia cautelare a un minore. Sì, perché a tutt’oggi il carcere non lo si riesce a piegare a nessuna utilità sociale, anzi rimane il maggior riproduttore di sub-cultura: entrano uomini ed escono bambini, entrano bambini ed escono pacchi bomba… ...per giunta senza fissa dimora.
Sembra che non esistano strutture alternative al carcere per i minori, erroneamente ho sentito parlare di inesistenti binari rieducativi, quando invece a mio parere, non c’è nulla da rieducare in chi non ha mai avuto un vero accompagnamento educativo. Sono invece convinto che esistono comunità terapeutiche, trattamentali, di servizio come fra le altre la Casa del Giovane di don Franco Tassone a Pavia, dove l’investimento forte è per la promozione umana, esiste per i ragazzi la possibilità di instaurare una rete di rapporti con persone valide, che sappiano trasmettere non solo nozioni e conoscenze, ma vicinanza ai valori più profondi e condivisibili. Ecco che allora è possibile un cammino “insieme” di revisione, di responsabilizzazione: ciò assume il valore di un accompagnamento educativo che non ha come unico scopo quello del prevenire, bensì del “liberare la libertà” in una “dimensione nuova del cuore “
Una comunità che non è solo uno spazio residenziale, ma un’area con intersecazioni progettuali individuali, indispensabili per l’adempimento di un progetto educativo finalizzato a sottolineare problemi e risorse, quindi a elaborare le difficoltà come le potenzialità, efficace nel sommare la teoria alla pratica, non certamente nel dividerla e classificarla, affinché con i tanti adolescenti ci si possa guardare per quello che siamo e non per quello che vorremmo essere.

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Sommario anno XIV numero 5 - maggio 2005