Giovani a volto
scoperto
(Vincenzo Andraous) - “Attento potresti passare dei guai:
c’è il carcere per i minori che commettono reati, ora fai il duro, ma poi
piangerai”.
Così diceva un vecchio Maresciallo dei Carabinieri, mille secoli addietro.
Lo diceva dentro la sua divisa che rendeva altera e severa la sua voce:
mentre quel ragazzino con le mani in tasca, sfiorava il freddo della lama
che aveva imparato a portare con se. Nella sua mente nessun accenno al
dubbio, nessun timore, solamente una grande ansia di poter diventare
protagonista di quella profezia, la via maestra per apparire, per essere,
per avere, la scorciatoia per uscire da un anonimato invadente.
In questi giorni leggo sui quotidiani di ragazzini arrestati per azioni
violente, di ragazzi in gruppo a pestare giù duro. Leggo espressioni
soddisfatte per le manette ai loro polsi, richieste-scelte di politica
criminale che a detta di molti potrebbero risolvere i problemi inerenti la
devianza minorile: l’imputabilità abbassata a dodici anni, il carcere
obbligatorio…..
Eppure qualcosa non convince, anche ammettendo che a dodici anni sei
consapevole delle scelte (se davvero ne hai) e delle responsabilità (se ti
è concesso prenderne), come un adulto formato dalle esperienze, occorrerà
domandarsi in quale struttura penitenziaria fare scontare la condanna o la
custodia cautelare a un minore. Sì, perché a tutt’oggi il carcere non lo
si riesce a piegare a nessuna utilità sociale, anzi rimane il maggior
riproduttore di sub-cultura: entrano uomini ed escono bambini, entrano
bambini ed escono pacchi bomba… ...per giunta senza fissa dimora.
Sembra che non esistano strutture alternative al carcere per i minori,
erroneamente ho sentito parlare di inesistenti binari rieducativi, quando
invece a mio parere, non c’è nulla da rieducare in chi non ha mai avuto un
vero accompagnamento educativo. Sono invece convinto che esistono comunità
terapeutiche, trattamentali, di servizio come fra le altre la Casa del
Giovane di don Franco Tassone a Pavia, dove l’investimento forte è per la
promozione umana, esiste per i ragazzi la possibilità di instaurare una
rete di rapporti con persone valide, che sappiano trasmettere non solo
nozioni e conoscenze, ma vicinanza ai valori più profondi e condivisibili.
Ecco che allora è possibile un cammino “insieme” di revisione, di
responsabilizzazione: ciò assume il valore di un accompagnamento educativo
che non ha come unico scopo quello del prevenire, bensì del “liberare la
libertà” in una “dimensione nuova del cuore “
Una comunità che non è solo uno spazio residenziale, ma un’area con
intersecazioni progettuali individuali, indispensabili per l’adempimento
di un progetto educativo finalizzato a sottolineare problemi e risorse,
quindi a elaborare le difficoltà come le potenzialità, efficace nel
sommare la teoria alla pratica, non certamente nel dividerla e
classificarla, affinché con i tanti adolescenti ci si possa guardare per
quello che siamo e non per quello che vorremmo essere. |