Lettera ad una amica
(giovanni botticelli) - Due persone nascono, crescono,
vivono, poi si incontrano, ma ciò che si incontra sono due “movimenti” nel
tempo, non solo due corpi, ma due storie che nel tempo molte volte hanno
pensato, sognato, costruito sempre da soli ma col profondo e ignoto
desiderio di essere in due; anche se può sembrare assurdo, io con una
ragazza, potrei costruirci una casa: bisogna però decidere se in quella
casa i corpi, i desideri, i bisogni debbano essere sempre “uno” o anche, a
volte, spesso, “due”; io personalmente ho scelto “due” che condividono
qualcosa si qualcosa no; costruiscono la casa per avere attorno un luogo
tranquillo, sereno dove si possa vivere insieme ma anche agire da sé senza
sentirsi persi. Poi però se si sceglie l’uguaglianza perenne, questo è
un’altra cosa e non voglio per me un’”ombra”, ma una persona che viva e
che con me condivida la sua vita sapendo che il protagonista di sé è lei
per lei ed io per me.
Stare soli nella stessa casa non rende inutile la casa perché io nella
solitudine ho creato tutto quello che ho espresso, ma non mi sono mai
dimenticato di mio padre, mia madre o gli altri che stanno fuori dalla mia
stanza, nelle altre stanze. Io non voglio una persona al guinzaglio ma se
mai per mano o anche solo accanto. A me piace la “solitudine” della mia
stanza mentre dipingo, ascoltando musica e pensando o emozionandomi. Lei
se saprà stare anche sola potrà stare nella mia stessa stanza, ma solo se
nelle altre sa vivere anche senza me presente a 10 metri in un’altra
stanza. Questo perché non voglio rinunciare alla mia solitudine e perché
non mi voglio illudere con la sua “vitale” presenza. Stiamo insieme, ma la
vita la so vivere e la sa vivere.
È bello stare nella stessa casa, condividere momenti, ore e la
tranquillità di un ambiente che è un punto di inizio per spaziare,
credere, cercare senza che l’uno limiti l’altro con i propri diritti e
doveri. Non voglio né un padrone né una serva ma una persona al mio
livello che si senta presente e non pensa: ecco perché “un’amica”, perché
con lei non ci sono obblighi né diritti né pretese ma pura condivisione e
libertà. Ci possiamo, anzi ci informiamo ognuno del programma dell’altro
nella giornata, in un momento o in un’ora ma, il programma ognuno se lo fà
da sé e può chiedere partecipazione.
Vorrei essere / in due / a camminare accanto / ad alberi d’inverno /
e sole basso / che tramonta / così d’essere / due / infiniti movimenti
d’emozioni
Libertà è fiducia, forza, volontà, solitudine ma tutto vissuto serenamente
sapendo della presenza “libera” dell’altro.
Il legame tra me e lei non sta nei gesti ma nella consapevolezza della
presenza altrui come essere che pensa, crea, s’emoziona senza poteri.
Il legame è di fondo, è profondo, è puro, è forte, è certo, è voluto ma
non è gesti o parole, è affinità profonda, star tranquilli senza obblighi.
Il gesto, il bacio, la parola, sono legami fragili e confusi; il legame è
sempre “libero” perché non ha obblighi o doveri ma fraternità e vicinanza
che porta rispetto e cura della tranquillità dell’altro e del suo mondo
che a volte si intreccia con quello dell’altro. Il legame non ha
metratura, non è un guinzaglio che prima o poi tirerà, è un abbraccio
aperto e sereno, fraterno e amichevole che non stringe ma dà fiducia e
libertà.
Non siamo fidanzati io e lei, siamo due persone che condividono la vita
perché si sentono vicini senza bisogno di poteri o promesse. Camminiamo ma
nessuno obbliga la direzione. Con lei voglio vivere tranquillo non
incatenato in promesse.
Due mondi vicini che non si perdono perché sanno vivere anche soli, ma si
sono chiesti compagnia fraterna e profonda oltre i gesti. |