Il senso della neve
(Paolo Di Lazzaro) - Nel romanzo di Peter Høeg “Il senso
di Smilla per la neve” la protagonista riesce a trovare indizi
decisivi per
risolvere
un misterioso caso di omicidio grazie alla sua profonda conoscenza del
comportamento del manto nevoso al variare delle condizioni atmosferiche. A
pensarci bene, anche a noi, che non siamo nati in Groenlandia né siamo
esperti come Smilla, la neve pone una serie di interrogativi ai quali è
interessante provare a dare una risposta. A cominciare dal quesito che ha
tormentato filosofi e pensatori per molti secoli: perché l’acqua è
trasparente e incolore, mentre la neve, che è fatta della stessa acqua, è
opaca e bianca? Ci sono due motivi concomitanti che possono spiegare
questo mistero. Il primo motivo è nel cambiamento della struttura
dell’acqua al punto di congelamento: il singolo cristallo di ghiaccio è
molto più grande della singola molecola d’acqua. In particolare, la
dimensione dei cristalli di neve è più grande della lunghezza d’onda di
ogni colore della luce visibile (ricordiamo che la luce è una forma di
energia che si propaga sotto forma di onde, e la distanza tra due picchi
consecutivi dell’onda si chiama “lunghezza d’onda”). Questa “grande”
dimensione dei cristalli (si fa per dire, si parla di alcuni millesimi di
millimetro) permette di intercettare e diffondere tutta la luce, che noi
vediamo bianca perché la somma di tutti i colori della luce visibile viene
percepita dal nostro cervello come bianca. Il colore della neve, insomma,
è dovuto allo stesso fenomeno di diffusione acromatica della schiuma della
birra o dei frangenti delle onde del mare, come discusso nel numero di
Dicembre 2003 di Controluce. Il secondo motivo è nel grande numero di
interfacce (cioè superfici di separazione) tra aria e cristallo di neve,
che aumenta la probabilità di riflessione della luce.
Al contrario, le molecole d’acqua sono abbastanza piccole da non
diffondere la luce visibile, e non presentano interfacce aria-acqua:
possiamo immaginare che le onde luminose fanno uno slalom tra le molecole
dell’acqua senza essere intercettate né assorbite, sicché l’acqua si
comporta in modo “trasparente”.
Tutto chiaro, allora? Beh, forse Smilla non sarebbe completamente
d’accordo, ricordandoci che a volte si trovano anfratti di neve fresca, in
ombra, che appaiono azzurrini… Una possibile spiegazione è che la neve
caduta da poco non ha avuto tempo di compattarsi e la sua superficie è
frastagliata, formata da una miriade di piccole propaggini di cristalli di
neve che “escono” dalla superficie stessa. Queste “braccia” del cristallo
sono ovviamente più piccole del cristallo stesso, tanto piccole da
favorire la diffusione del colore avente la più piccola lunghezza d’onda
tra quelle della luce visibile: il blu (un po’ come succede con le
molecole dell’atmosfera che diffondono il colore blu del cielo). Il nostro
cervello quindi fa una media tra il blu diffuso dalla neve fresca e il
bianco diffuso dalle zone di neve compatta, e il risultato è un pallido
azzurro.
Per inciso, le tante piccole cavità di aria che si trovano intrappolate
tra i fiocchi di neve appena caduti smorzano la riflessione del suono, e
per questo motivo un manto di neve fresca attutisce i rumori, regalando a
chi passeggia nelle vicinanze un irreale senso di ovattato silenzio. |