Preti scomodi (5)
(Federico Gentili) - Quando padre Alex Zanotelli, comboniano
tra i sessanta e i settanta, si recò a L’Aquila, per ricevere la laurea
honoris causa conferitagli dall’Università per gli alti meriti umani, si
rivolse così ai presenti: «In Africa ho riscoperto il Dio degli ultimi.
Questa laurea la dedico ai miei maestri, cioè ai poveri d’Africa. Sono gli
straccioni i nostri maestri». In sala scoppiò uno dei tanti applausi,
quasi un fremito in contrasto con i lustrini anche di certa Chiesa. Padre
Zanotelli non usa mai giri di parole per esprimere il suo pensiero. Sarà
per questo che, quando si presenta a qualche assemblea o incontro
pubblico, in sala c’è sempre il pienone. «La Bossi-Fini è una legge
ingiusta, razzista e per questo un buon cristiano deve disobbedirle. Gli
immigrati non sono considerati come persone, come soggetti di diritto, ma
solo come forza lavoro, secondo un concetto neoliberale di capitalismo
selvaggio». Sacerdote di eccezionale apertura morale, religiosa e umana,
Zanotelli ha cercato attraverso un periodico d’informare il pubblico delle
gravissime prevaricazioni perpetrate a spese dei popoli poveri e deboli
del Sud del mondo. “Nigrizia”, la rivista dei comboniani di cui fu
direttore, fu la prima a imboccare la strada terzomondista e
anticapitalista. Nel 1985 ci fu un putiferio quando si rivolse all’allora
ministro degli esteri italiano, il cattolicissimo Giulio Andreotti, con
l’epiteto di “commesso viaggiatore di armi”. Zanotelli, su richiesta di
esponenti politici e vaticani, dovette lasciare la direzione ed emigrò in
Africa, nella bidonville di Korogocho alla periferia di Nairobi. È da lui
che Walter Veltroni si sarebbe recato pellegrino nel 2000, a maturare la
sua passione per l’Africa, poi pubblicizzata nel libretto dal titolo
“Forse Dio è malato”. Nato in una valle del Trentino, dopo aver completato
gli studi di teologia a Cincinnati (Usa), padre Zanotelli partì come
missionario per il Sudan, ma dopo otto anni venne allontanato dal governo
a causa della sua solidarietà con il popolo Nuba. Il suo programma di
lavoro fu ben chiaro fin dall’inizio: «Essere al servizio dell’Africa, in
particolare “voce dei senza voce”, per una critica radicale al sistema
politico-economico del nord del mondo che crea al sud sempre nuova miseria
e distrugge i valori africani più belli, autentici e profondi». Padre
Zanotelli prese posizioni precise e s’impose all’opinione pubblica
italiana, affrontando i temi del commercio delle armi, della cooperazione
allo sviluppo affaristica e lottizzata, dell’apartheid sudafricano.
Giovani di Forza Italia, dopo aver ascoltato una volta un suo intervento a
Prato, reputarono le sue argomentazioni «antidemocratiche, illiberali e
antiamericane». Ci saremmo stupiti del contrario. |