grottaferrata
Moliere e l’attualità del suo
celebre Avaro
(Eliana Rossi) - Luci puntate su “L’Avaro” di Molière
che verrà rappresentato dalla compagnia teatrale “I Nuovi Istrioni”,
tutte le domeniche dal 27 febbraio al 27 marzo alle 16.30, presso il
teatro “Piccolo di S.Nilo” sito in Via del Grottino a Grottaferrata.
L’adattamento dell’opera, voluto dal regista Paolo Ferrarelli e Marina
Mercuri, che ha collaborato alla traduzione, rispetta fedelmente il testo
originale, proponendo una versione quanto più possibile fedele ed attenta
alle espressioni del linguaggio di Molière. L’Arpagone dell’Avaro,
sinonimo di spilorceria, è l’uomo che ama soprattutto il denaro, senza
curarsi dei sentimenti di tutti coloro che gli vivono accanto, figli
compresi, ed è una commedia dalla irresistibile comicità che Goethe ebbe
ben ragione di definire “una delle opere più tragiche di Molière”.
Un’opera dove si alternano le battute brevi e spiritose dei personaggi
cosiddetti “minori”, che con la loro scaltrezza riescono ad aiutare i
loro padroni, intessendo a loro volta una sorta di intreccio nella
vicenda, eppure in poche frasi, Molière riesce a delinearne il carattere.
I costumi, realizzati ponendo particolare cura nella scelta delle stoffe,
dei colori, ma soprattutto non tralasciando i più piccoli particolari
come trine, fazzoletti di pizzo, e le scene, riproducono fedelmente
l’ambiente seicentesco.
Perché la scelta di una commedia di Molière, chiediamo a Paolo
Ferrarelli.
“Ci è piaciuto il copione, si tratta di una commedia e farsa, le
peculiarità del nostro teatro. L’opera, poi, presenta diversi piani di
lettura, il concetto della morte per esempio, di cui tutti i personaggi ne
parlano, eccetto Arpagone; lui non è mai nato o morto, mai esistito, è
una persona che non prova sentimenti, tutto questo ci ha interessato e
abbiamo cominciato la ricerca del costume. Nel caso dell’Avaro, ci
troviamo stranamente davanti ad un lavoro che, nonostante i difetti e le
numerose imprecisioni, diviene un capolavoro, una macchina equilibrata e
perfetta, che ruota attorno ad uno dei temi più sfruttati dalla commedia.
Arpagone fuori dal mondo e naufrago della vita è privo di ogni emozione.
Solo il terrore di rimanere privo del suo amato denaro gli appartiene ed
è sufficiente a renderlo inerme, disumano, al confine tra la vita e la
morte. Inoltre, la sua stupidità e la sua ingenuità lo fa apparire
vulnerabile e indifeso. “Un vecchio bambino e un bambino vecchio” è
forse la definizione di lui che appare più appropriata”.
Perché un’ulteriore traduzione, le precedenti non erano buone?
“Alcune non sono aderenti al testo, cambiano il significato, abbiamo
cercato una traduzione filologica di Molière, nella riduzione abbiamo
tolto le parti ridondanti senza togliere le situazioni fondamentali. Il
testo è stato tradotto con l’intento di dare risalto al fraseggio
dell’Autore, caratterizzato da un’alternanza perfetta fra scambi di
battute veloci dal ritmo scoppiettante e momenti di distensione, che
offrono uno spazio più ampio alla riflessione. Cerchiamo di bilanciare i
ruoli, e nel delineare i personaggi minori esaminiamo le fisionomie e le
età più adatte”.
Gli argomenti trattati da Molière sono sempre attuali, che ne pensa?
“Molière è molto denunciativo e molte sono le accuse in questa
commedia, denuncia la polizia, l’aristocrazia, l’avarizia, ma è solo
un pretesto, la cosa più importante è quella di mettere in luce un uomo,
come Arpagone, che non prova alcun sentimento, lui ama solo il denaro”.
Nell’adattamento, si è voluto di proposito porre in luce i personaggi
minori?
“Più che altro si è cercato di ridurre le parti, ma senza stravolgere
il testo, che, tuttavia, ha un suo ritmo”. La progettazione dei costumi,
secondo i modelli, i tessuti dell’epoca, sono stati ideati e realizzati
dalle costumiste Giorgia Andreatta, Silvia Fantini e Annamaria Fischetti,
mentre il trucco curato da Barbara Mercuri ha contribuito con grande
incisione a valorizzare l’immagine complessiva dei personaggi, offrendo
grande apporto al tratto e al colore dell’espressione. Ha collaborato
con lei, come aiuto al trucco, anche il pittore Roberto Di Costanzo. La
direzione di scena e l’immagine grafico-pubblicitaria è stata affidata
a Valeria Amato che l’ha realizzata con grande attenzione al
particolare. La fotografia di scena è stata affidata a Gianfranco Papa,
scenografo e fotografo, che ha curato particolarmente la caratterizzazione
stilistica della stessa.. La Compagnia Teatrale “I Nuovi Istrioni” si
esibirà anche al Teatro “Tordinona”, in Via degli Acquasparta, 16 in
Roma (Lungotevere Tor di Nona) il 31 Marzo e il 1 e 2 Aprile alle 20.45 e
il 3 Aprile alle 16.30. Per informazioni rivolgersi ai seguenti numeri:
333/6817219 – 388/6185653 – 347/9383637 – 328/6144516.
albano
Il “misterioso caso” dell’Alba
Radians
(Emiliano De Mutiis) - Tutto comincia, il più delle volte,
da quella strana e unica sensazione di appagamento che ci pervade
all’uscita di un teatro, un concerto, una mostra. La sensazione di
essere stati come rigenerati, riappacificati con il mondo, pervasi dalla
certezza di aver vissuto così tanto in così poco tempo.
In alcuni casi, se ne sussiste la capacità e la possibilità, si arriva
anche a pensare di condividere questa preziosa sensazione con altri,
cimentandosi nell’arte, operando al suo servizio, o entrambe le cose. Se
la fortuna esagera, si incontrano magari persone con lo stesso intento con
cui parlare, fantasticare, ideare, con cui associarsi per perseguire fini
comuni. Basta poco, insomma, che ci si scopre a cercare informazioni,
finanziamenti e locazioni, a contattare artisti, compagnie e agenti, a
ritagliare dal tempo avanzato al lavoro i piccoli spazi in cui disegnare
il possibile, o semplicemente in cui immaginare un più vivo e
interessante concetto di “normalità”.
Se le condizioni e la pazienza lo permettono, dopo tutto questo si
può anche arrivare a progettare, a scrivere, e addirittura ad ottenere
fondi per rendere concreto e reale l’iniziale desiderio di condivisione.
Lieto fine favolistico? Non sempre: spesso le cose vanno così, come
dovrebbero. Ma qualche volta quello che sembra un punto di arrivo può
diventare, al contrario, l’inizio di un incubo e di una misteriosa beffa
burocratica, politica e sociale. Come è accaduto all’Associazione
culturale Ondanomala.
L’Associazione ha ideato, nei primi mesi del 2004, una rassegna teatrale
dal nome Nuovi talenti del teatro, ritagliata sul teatro Alba Radians di
Albano, chiuso da anni ma dichiarato sulla stampa locale dall’Assessore
Silvestroni agibile e prossimo alla rinascita sin dalla fine del 2003. In
base a queste premesse e alla qualità della programmazione, il progetto
della rassegna viene ritenuto dalla Provincia di Roma meritevole di un
finanziamento di 10.000 Euro; seguono numerosi incontri e numerose
lettere, a decorrere dal mese di aprile 2004, con l’Assessore alla
cultura De Marco, dove ogni volta si affermava la precisa volontà del
Comune di provvedere a tutti gli adempimenti necessari alla realizzazione
della rassegna, di cui la stessa amministrazione riconosce la
“rilevanza” in una delibera di giunta. Fin qui tutto bene, se non
fosse che ad oggi, dopo dieci mesi, la rassegna non è ancora iniziata e
probabilmente non inizierà mai, almeno ad Albano. Cosa è accaduto? Per
tentare di dirimere le fitte nebbie del mistero sono state chieste
spiegazioni al Sindaco Mattei tramite una interpellanza scritta che è
rimasta tuttavia senza alcuna risposta. Quello a cui si è assistito,
invece, scritto nero su bianco, è stato, da un certo punto in poi, una
dilazione continua dei tempi e una costante omissione degli adempimenti
necessari all’effettiva realizzazione della rassegna. Nel frattempo il
teatro è stato inaugurato più volte - lasciando a tutti la curiosità di
capire in ogni occasione cosa si inaugurasse di nuovo! - e usato solo
parzialmente per convegni politici o sporadiche occasioni musicali. Perché
non è stato usato nella sua globalità, lasciando ai cittadini il piacere
di riempire platea e galleria, facendo loro ammirare come i lavori
effettuati dall’amministrazione lo abbiano reso efficiente e pronto ad
ospitare i più grandi interpreti del teatro, della musica e della danza?
Perché peccare di così tanta modestia se tutto viene dichiarato
perfetto? Perché addirittura non usare il teatro come fiore
all’occhiello di una buona amministrazione? La sua agibilità è forse
parziale? Perché non concederlo ad Ondanomala o ad altri? Domande senza
risposta… È questo, dopo tutto, il vero dramma consumato in questa
storia: il dubbio. Non solo il fatto di aver lavorato mesi invano, di aver
ottenuto fondi in un periodo di tagli alla cultura e di non poterli
spendere, di aver coinvolto giovani artisti professionisti e di dover
trovare il modo di motivarli al di là della sfiducia e l’incertezza, di
continuare a sentire scuse su scuse e ogni volta tentare di rintracciare
le orme della buona fede e l’ingenuità della prima volta! Perché
avversare il piacere di portare quella bellissima sensazione, di cui si
parlava all’inizio, sui volti delle persone che conosciamo, con cui
lavoriamo, che incontriamo per la strada, con cui abitiamo, magari anche
su quelle che attualmente ne negano, a se stesse e a tutti, la possibilità
stessa?
È con la speranza e la determinazione di scrivere un finale diverso per
questa storia, come per altre simili, che circa venti associazioni dei
Castelli Romani si uniscono ad Ondanomala nella protesta e nella ricerca
di un modo più pulito ed etico di operare con la cultura. Può darsi che
prima o poi la nebbia e il silenzio che gravano sull’Alba Radians
lascino il posto alle luci di uno spettacolo e al fragore degli applausi.
Le associazioni, dal canto loro, continueranno a lavorare incessantemente,
unite e singolarmente, per dare al tempo libero di tutti una possibilità
in più di cultura. Di una cultura diversificata, più ampia, più vicina
alla porta di casa. Condivisa. |