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Sommario anno XIV numero 4 - aprile 2005

 I NOSTRI PAESI - pagina 11

grottaferrata
Moliere e l’attualità del suo celebre Avaro
(Eliana Rossi) - Luci puntate su “L’Avaro” di Molière che verrà rappresentato dalla compagnia teatrale “I Nuovi Istrioni”, tutte le domeniche dal 27 febbraio al 27 marzo alle 16.30, presso il teatro “Piccolo di S.Nilo” sito in Via del Grottino a Grottaferrata. L’adattamento dell’opera, voluto dal regista Paolo Ferrarelli e Marina Mercuri, che ha collaborato alla traduzione, rispetta fedelmente il testo originale, proponendo una versione quanto più possibile fedele ed attenta alle espressioni del linguaggio di Molière. L’Arpagone dell’Avaro, sinonimo di spilorceria, è l’uomo che ama soprattutto il denaro, senza curarsi dei sentimenti di tutti coloro che gli vivono accanto, figli compresi, ed è una commedia dalla irresistibile comicità che Goethe ebbe ben ragione di definire “una delle opere più tragiche di Molière”. Un’opera dove si alternano le battute brevi e spiritose dei personaggi cosiddetti “minori”, che con la loro scaltrezza riescono ad aiutare i loro padroni, intessendo a loro volta una sorta di intreccio nella vicenda, eppure in poche frasi, Molière riesce a delinearne il carattere. I costumi, realizzati ponendo particolare cura nella scelta delle stoffe, dei colori, ma soprattutto non tralasciando i più piccoli particolari come trine, fazzoletti di pizzo, e le scene, riproducono fedelmente l’ambiente seicentesco.
Perché la scelta di una commedia di Molière, chiediamo a Paolo Ferrarelli.
“Ci è piaciuto il copione, si tratta di una commedia e farsa, le peculiarità del nostro teatro. L’opera, poi, presenta diversi piani di lettura, il concetto della morte per esempio, di cui tutti i personaggi ne parlano, eccetto Arpagone; lui non è mai nato o morto, mai esistito, è una persona che non prova sentimenti, tutto questo ci ha interessato e abbiamo cominciato la ricerca del costume. Nel caso dell’Avaro, ci troviamo stranamente davanti ad un lavoro che, nonostante i difetti e le numerose imprecisioni, diviene un capolavoro, una macchina equilibrata e perfetta, che ruota attorno ad uno dei temi più sfruttati dalla commedia. Arpagone fuori dal mondo e naufrago della vita è privo di ogni emozione. Solo il terrore di rimanere privo del suo amato denaro gli appartiene ed è sufficiente a renderlo inerme, disumano, al confine tra la vita e la morte. Inoltre, la sua stupidità e la sua ingenuità lo fa apparire vulnerabile e indifeso. “Un vecchio bambino e un bambino vecchio” è forse la definizione di lui che appare più appropriata”.
Perché un’ulteriore traduzione, le precedenti non erano buone?
“Alcune non sono aderenti al testo, cambiano il significato, abbiamo cercato una traduzione filologica di Molière, nella riduzione abbiamo tolto le parti ridondanti senza togliere le situazioni fondamentali. Il testo è stato tradotto con l’intento di dare risalto al fraseggio dell’Autore, caratterizzato da un’alternanza perfetta fra scambi di battute veloci dal ritmo scoppiettante e momenti di distensione, che offrono uno spazio più ampio alla riflessione. Cerchiamo di bilanciare i ruoli, e nel delineare i personaggi minori esaminiamo le fisionomie e le età più adatte”.
Gli argomenti trattati da Molière sono sempre attuali, che ne pensa?
“Molière è molto denunciativo e molte sono le accuse in questa commedia, denuncia la polizia, l’aristocrazia, l’avarizia, ma è solo un pretesto, la cosa più importante è quella di mettere in luce un uomo, come Arpagone, che non prova alcun sentimento, lui ama solo il denaro”.
Nell’adattamento, si è voluto di proposito porre in luce i personaggi minori?
“Più che altro si è cercato di ridurre le parti, ma senza stravolgere il testo, che, tuttavia, ha un suo ritmo”. La progettazione dei costumi, secondo i modelli, i tessuti dell’epoca, sono stati ideati e realizzati dalle costumiste Giorgia Andreatta, Silvia Fantini e Annamaria Fischetti, mentre il trucco curato da Barbara Mercuri ha contribuito con grande incisione a valorizzare l’immagine complessiva dei personaggi, offrendo grande apporto al tratto e al colore dell’espressione. Ha collaborato con lei, come aiuto al trucco, anche il pittore Roberto Di Costanzo. La direzione di scena e l’immagine grafico-pubblicitaria è stata affidata a Valeria Amato che l’ha realizzata con grande attenzione al particolare. La fotografia di scena è stata affidata a Gianfranco Papa, scenografo e fotografo, che ha curato particolarmente la caratterizzazione stilistica della stessa.. La Compagnia Teatrale “I Nuovi Istrioni” si esibirà anche al Teatro “Tordinona”, in Via degli Acquasparta, 16 in Roma (Lungotevere Tor di Nona) il 31 Marzo e il 1 e 2 Aprile alle 20.45 e il 3 Aprile alle 16.30. Per informazioni rivolgersi ai seguenti numeri: 333/6817219 – 388/6185653 – 347/9383637 – 328/6144516.


albano
Il “misterioso caso” dell’Alba Radians
(Emiliano De Mutiis) - Tutto comincia, il più delle volte, da quella strana e unica sensazione di appagamento che ci pervade all’uscita di un teatro, un concerto, una mostra. La sensazione di essere stati come rigenerati, riappacificati con il mondo, pervasi dalla certezza di aver vissuto così tanto in così poco tempo.
In alcuni casi, se ne sussiste la capacità e la possibilità, si arriva anche a pensare di condividere questa preziosa sensazione con altri, cimentandosi nell’arte, operando al suo servizio, o entrambe le cose. Se la fortuna esagera, si incontrano magari persone con lo stesso intento con cui parlare, fantasticare, ideare, con cui associarsi per perseguire fini comuni. Basta poco, insomma, che ci si scopre a cercare informazioni, finanziamenti e locazioni, a contattare artisti, compagnie e agenti, a ritagliare dal tempo avanzato al lavoro i piccoli spazi in cui disegnare il possibile, o semplicemente in cui immaginare un più vivo e interessante concetto di “normalità”.  Se le condizioni e la pazienza lo permettono, dopo tutto questo si può anche arrivare a progettare, a scrivere, e addirittura ad ottenere fondi per rendere concreto e reale l’iniziale desiderio di condivisione. Lieto fine favolistico? Non sempre: spesso le cose vanno così, come dovrebbero. Ma qualche volta quello che sembra un punto di arrivo può diventare, al contrario, l’inizio di un incubo e di una misteriosa beffa burocratica, politica e sociale. Come è accaduto all’Associazione culturale Ondanomala.
L’Associazione ha ideato, nei primi mesi del 2004, una rassegna teatrale dal nome Nuovi talenti del teatro, ritagliata sul teatro Alba Radians di Albano, chiuso da anni ma dichiarato sulla stampa locale dall’Assessore Silvestroni agibile e prossimo alla rinascita sin dalla fine del 2003. In base a queste premesse e alla qualità della programmazione, il progetto della rassegna viene ritenuto dalla Provincia di Roma meritevole di un finanziamento di 10.000 Euro; seguono numerosi incontri e numerose lettere, a decorrere dal mese di aprile 2004, con l’Assessore alla cultura De Marco, dove ogni volta si affermava la precisa volontà del Comune di provvedere a tutti gli adempimenti necessari alla realizzazione della rassegna, di cui la stessa amministrazione riconosce la “rilevanza” in una delibera di giunta. Fin qui tutto bene, se non fosse che ad oggi, dopo dieci mesi, la rassegna non è ancora iniziata e probabilmente non inizierà mai, almeno ad Albano. Cosa è accaduto? Per tentare di dirimere le fitte nebbie del mistero sono state chieste spiegazioni al Sindaco Mattei tramite una interpellanza scritta che è rimasta tuttavia senza alcuna risposta. Quello a cui si è assistito, invece, scritto nero su bianco, è stato, da un certo punto in poi, una dilazione continua dei tempi e una costante omissione degli adempimenti necessari all’effettiva realizzazione della rassegna. Nel frattempo il teatro è stato inaugurato più volte - lasciando a tutti la curiosità di capire in ogni occasione cosa si inaugurasse di nuovo! - e usato solo parzialmente per convegni politici o sporadiche occasioni musicali. Perché non è stato usato nella sua globalità, lasciando ai cittadini il piacere di riempire platea e galleria, facendo loro ammirare come i lavori effettuati dall’amministrazione lo abbiano reso efficiente e pronto ad ospitare i più grandi interpreti del teatro, della musica e della danza? Perché peccare di così tanta modestia se tutto viene dichiarato perfetto? Perché addirittura non usare il teatro come fiore all’occhiello di una buona amministrazione? La sua agibilità è forse parziale? Perché non concederlo ad Ondanomala o ad altri? Domande senza risposta… È questo, dopo tutto, il vero dramma consumato in questa storia: il dubbio. Non solo il fatto di aver lavorato mesi invano, di aver ottenuto fondi in un periodo di tagli alla cultura e di non poterli spendere, di aver coinvolto giovani artisti professionisti e di dover trovare il modo di motivarli al di là della sfiducia e l’incertezza, di continuare a sentire scuse su scuse e ogni volta tentare di rintracciare le orme della buona fede e l’ingenuità della prima volta! Perché avversare il piacere di portare quella bellissima sensazione, di cui si parlava all’inizio, sui volti delle persone che conosciamo, con cui lavoriamo, che incontriamo per la strada, con cui abitiamo, magari anche su quelle che attualmente ne negano, a se stesse e a tutti, la possibilità stessa?
È con la speranza e la determinazione di scrivere un finale diverso per questa storia, come per altre simili, che circa venti associazioni dei Castelli Romani si uniscono ad Ondanomala nella protesta e nella ricerca di un modo più pulito ed etico di operare con la cultura. Può darsi che prima o poi la nebbia e il silenzio che gravano sull’Alba Radians lascino il posto alle luci di uno spettacolo e al fragore degli applausi. Le associazioni, dal canto loro, continueranno a lavorare incessantemente, unite e singolarmente, per dare al tempo libero di tutti una possibilità in più di cultura. Di una cultura diversificata, più ampia, più vicina alla porta di casa. Condivisa.

 I NOSTRI PAESI - pagina 11

Sommario anno XIV numero 4 - aprile 2005