Sulla
corruzione…
(Giovanna Ardesi) - Il prof . Ciaravolo, che presiede il
Centro italiano di Filosofia a Monte Compatri, ha recentemente scritto sul
numero di febbraio di questo giornale un articolo che ha destato
perplessità fra molti affezionati lettori di “Controluce”. In esso il
filosofo giustifica la tangente dell’Amministratore quale “regalia”
sui lavori pubblici, purché non danneggi la collettività. Credo che la
redazione non abbia sbagliato nel dare spazio all’articolo del
professore, in quanto ha inteso rendere noto il pensiero filosofico di chi
svolge la carica di presidente di un Centro di filosofia, unico in Italia.
Se l’analisi filosofica di Ciaravolo si fosse fermata ad analizzare il
pensiero che muove il classico “amministratore tangentista”, saremmo
stati tutti d’accordo ed avremmo esclamato: «Lo sapevamo già!».
Invece il filosofo è andato oltre, perché ha inteso esprimere un
giudizio di valore, non altrettanto condivisibile. Trovo che il contenuto
di quell’articolo sia carente da diversi punti di vista: economico,
giuridico e di politica amministrativa. Dal primo punto di vista la
tangente nell’Amministrazione pubblica è sempre una emorragia per le
casse dello Stato e quindi per le tasche del contribuente, anche quando
non va direttamente ad innalzare il prezzo dell’opera, bensì va a
ridurre la qualità della medesima. Dal punto di vista giuridico, poi,
occorre considerare che la tangente può aprire la strada ad altri ben più
gravi delitti, quali mafia ed omicidi, rispetto ai classici reati di
concussione e corruzione. Infine, dal punto di vista della politica
amministrativa, non è vero quanto scrive il presidente del Centro di
filosofia che l’Amministratore per ripagarsi delle spese elettorali
sarebbe quasi costretto all’uso della tangente. Almeno per quanto
riguarda le realtà comunali è previsto, infatti, che con una semplice
delibera di giunta, il sindaco e gli assessori possano variare i loro
compensi da un limite minimo ad un limite massimo, secondo le tariffe
fissate per legge, tanto per tenere conto delle diverse situazioni
finanziarie professionali e familiari.
Bene, dunque, ha fatto l’altro filosofo Claudio Comandini,
nell’articolo di replica (vedi il numero di marzo) a far capire che
anche la forma è sostanza e che assegnare (anche se in via puramente
speculativa) una legittimità alla tangente può portare a danni ben
concreti da una pluralità di punti di vista! |