L’inconscio e la sua
relazione con la coscienza
(Silvia Coletti) - L’attenzione, che permette di delimitare
il campo su cui si muove la coscienza e quindi di spostare la nostra
attenzione come vogliamo, è la caratteristica che permette agli stati
intenzionali inconsci di diventare coscienti. L’attenzione è la resa di
possesso da parte della mente di un pensiero, fra i molti che appaiono
possibili. Essa conferisce al comportamento una componente direzionale e
modula le capacità di relazione con l’ambiente esterno.
Per quanto riguarda la conoscenza del proprio Sfondo, l’attenzione
cosciente ha una parte fondamentale di acquisizione di abilità complesse,
soprattutto nella sua relazione con l’inconscio. Infatti, se siamo in
grado di eseguire un’azione, perché ne possediamo le abilità, non abbiamo
bisogno di essere attenti: l’esecuzione è inconscia; ma se sopraggiungono
altre esigenze provocate da una novità, allora interviene l’attenzione.
In tutto questo il ruolo primario, secondo Searle, è sempre della mente,
che permette, causando la coscienza, di metterla in relazione con il resto
del mondo tramite l’Intenzionalità.
Searle spiega in che modo avviene questa relazione tra la coscienza e
l’Intenzionalità: “Gli stati cerebrali che sono non coscienti possono
essere compresi come stati mentali solo in relazione al fatto che noi li
riteniamo capaci di dare origine a stati coscienti. Noi dobbiamo
distinguere gli stati non coscienti del cervello, come la secrezione di un
neurotrasmettitore sinaptico, dagli stati mentali inconsci che sono
realizzati nel cervello, come una credenza o un desiderio”.
Per definire cosa sono gli stati mentali inconsci che hanno la
potenzialità o possibilità di diventare coscienti, Searle riporta
un’analogia : “quando spengo il mio computer tutte le parole e le immagini
sullo schermo cessano di esistere, ma restano immagazzinate”. I nostri
stati mentali inconsci sono così strutturati e caratterizzati e inoltre
hanno la capacità di agire causalmente in modo simile agli stati
coscienti. Per inconscio dobbiamo intendere quello che, nel momento in
cui si agisce, si percepisce o si pensa qualcosa, non si è altrettanto in
grado di dire che si è consapevoli di fare, percepire o pensare quella
determinata cosa. Sembra che inconsciamente si segue una regola che si
trova nel nostro Sfondo e che agisce in una continuità all’interno di una
Rete, che è appunto un insieme di stati inconsci di azioni, percezioni,
pensieri.
Uno degli scopi del lavoro di Searle è proprio quello di dimostrare che la
mente, come la coscienza e la stessa Intenzionalità, è un fenomeno
naturale, ossia reale, fa parte del mondo in cui viviamo. In questo modo
la causalità di uno stato mentale cosciente si relaziona con altri stati
simili o con degli stati inconsci, formando così una Rete di relazioni fra
i diversi Sfondi, da cui parte la possibilità o meno che gli stati
inconsci diventino coscienti,manifestandosi nelle azioni, nelle percezioni
e nei pensieri. |