Notizie in... Controluce Notizie in... Controluce
 Versione digitale del mensile di cultura e attualità dei Castelli Romani e Prenestini

sei il visitatore n.

 

home | indice giornali | estratti | info | agenda | cont@tti | cerca nel sito | pubblicità

 

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 FILOSOFIA DELLA MENTE

L’inconscio e la sua relazione con la coscienza
(Silvia Coletti) - L’attenzione, che permette di delimitare il campo su cui si muove la coscienza e quindi di spostare la nostra attenzione come vogliamo, è la caratteristica che permette agli stati intenzionali inconsci di diventare coscienti. L’attenzione è la resa di possesso da parte della mente di un pensiero, fra i molti che appaiono possibili. Essa conferisce al comportamento una componente direzionale e modula le capacità di relazione con l’ambiente esterno. 
Per quanto riguarda la conoscenza del proprio Sfondo, l’attenzione cosciente ha una parte fondamentale di acquisizione di abilità complesse, soprattutto nella sua relazione con l’inconscio. Infatti, se siamo in grado di eseguire un’azione, perché ne possediamo le abilità, non abbiamo bisogno di essere attenti: l’esecuzione è inconscia; ma se sopraggiungono altre esigenze provocate da una novità, allora interviene l’attenzione.
In tutto questo il ruolo primario, secondo Searle, è sempre della mente, che permette, causando la coscienza, di metterla in relazione con il resto del mondo tramite l’Intenzionalità.
Searle spiega in che modo avviene questa relazione tra la coscienza e l’Intenzionalità: “Gli stati cerebrali che sono non coscienti possono essere compresi come stati mentali solo in relazione al fatto che noi li riteniamo capaci di dare origine a stati coscienti. Noi dobbiamo distinguere gli stati non coscienti del cervello, come la secrezione di un neurotrasmettitore sinaptico, dagli stati mentali inconsci che sono realizzati nel cervello, come una credenza o un desiderio”.
Per definire cosa sono gli stati mentali inconsci che hanno la potenzialità o possibilità di  diventare coscienti, Searle riporta un’analogia : “quando spengo il mio computer tutte le parole e le immagini sullo schermo cessano di esistere, ma restano immagazzinate”. I nostri stati mentali inconsci sono così strutturati e caratterizzati e inoltre hanno la capacità di agire causalmente in modo simile agli stati coscienti. Per inconscio dobbiamo  intendere quello che, nel momento in cui si agisce, si percepisce o si pensa qualcosa, non si è altrettanto in grado di dire che si è consapevoli di fare, percepire o pensare quella determinata cosa. Sembra che inconsciamente si segue una regola che si trova nel nostro Sfondo e che agisce in una continuità all’interno di una Rete, che è appunto un insieme di stati inconsci di azioni, percezioni, pensieri.
Uno degli scopi del lavoro di Searle è proprio quello di dimostrare che la mente, come la coscienza e la stessa Intenzionalità, è un fenomeno naturale, ossia reale, fa parte del mondo in cui viviamo. In questo modo la causalità di uno stato mentale cosciente si relaziona con altri stati simili o con degli stati inconsci, formando così una Rete di relazioni fra i diversi Sfondi, da cui parte la possibilità o meno che gli stati inconsci diventino coscienti,manifestandosi nelle azioni, nelle percezioni e nei pensieri.

 FILOSOFIA DELLA MENTE

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005