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Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 I NOSTRI PAESI - pagina 6

monte compatri
E allora bene così
(Roberto Esposti laleggedimclurg@yahoo.it)-  Va in scena per la terza volta, dopo la “prima” del 1997 e la replica dell’anno seguente, la prima commedia scritta da Maria Letizia Mele: “E allora bene così”. Il luogo scelto per la rappresentazione invernale è il teatro della Parrocchia Maria Assunta di Monte Compatri che nemmeno il calore dei numerosi spettatori presenti è riuscito a riscaldare nei gelidi fine settimana di fine gennaio/inizio febbraio, giorni della rappresentazione.
La storia inizia in un bel salotto borghese, che ospita il dialogo tra la Tata (Rosella Martini), anziana governante della casa e Cristina (Silvia Sacchetti), damigella morta tre secoli orsono che periodicamente torna nella casa in qualità di fantasma allo scopo di prevenire un odioso crimine del quale ella stessa fu vittima. Lo spettro narra la sua storia all’anziana donna, l’unica che può carpirne la voce (ma a cui è negata l’immagine): Cristina quand’era in vita uccise il futuro sposo e l’amante di lui una volta appreso del tradimento e del loro piano di avvelenarla per toglierle la sua fortuna. Da allora lei torna ogniqualvolta nella casa si stia per celebrare un matrimonio minato dai semi del tradimento e della frode. Allibita e frastornata l’anziana donna accoglie il racconto dell’ombra, indecisa se rispondere alla richiesta di collaborazione che il fantasma, incapace di interagire con cose e persone che non siano la Tata, le rivolge per indagare sul prossimo fidanzamento tra Andrea (Massimiliano Rezza), giovane nobile squattrinato e l’omonima Cristina (sempre la Sacchetti), la pupilla della casa. Il fantasma si è rivolto alla Tata perché convinto dell’indifferenza e dello scetticismo degli altri componenti la famiglia: il giovane Gianluca (Davide Mamone), fratello di Cristina, pigro ingegnere comunista che detesta il futuro cognato; Alessandra (Paola Romano), madre di Gianluca e Cristina, tutta presa dal suo sogno borghese di acquistare quarti di nobiltà; la Nonna (la Mele), battagliera vecchietta resa sorda dall’età e da un apparecchio acustico sempre spento. Ci sono poi nella casa la svampita cameriera (Marina Tocci), il giovane amico di Gianluca, Marco (Marco D’Acuti), da sempre impossibilitato dalla timidezza a dichiarare il suo amore a Cristina e Roberta (Francesca Nicotera), cugina di Cristina ed accolta in casa a seguito della perdita dei genitori, favore che malripaga col diventare l’amante e la complice di Andrea.
Il complotto viene alla luce in un dialogo tra i due amanti che lo spettro carpisce e che lo induce a pressare la governante per ottenerne l’aiuto: l’anziana donna si rifiuta finquando accusata di aver macchiato il costoso vestito di Andrea (fatto da imputare invece alle novelle capacità interattive del fantasma), viene da questi ripresa in malo modo assieme alla malcapitata Nonna presente alla scena. Il giovane aristocratico nell’occasione si fa scappare anche dei riferimenti al suo piano, convinto della sordità della Nonna che invece ha casualmente l’apparecchio acustico acceso. Persuase le anziane della casa della malafede di Andrea il fantasma avrà buon gioco a far accettare le sue contromosse anche allo scettico Gianluca.
L’ava Cristina ha bell’e pronto il piano per smascherare Andrea e Roberta: faranno credere ad Alessandra che la famiglia è rovinata e questo proprio il giorno della festa di fidanzamento tra la figlia e l’adorato Andrea, di cui non vuol accreditare le cattive intenzioni. Una volta comunicata ai complottardi la rovina essi saranno costretti a gettare la maschera e saranno banditi per sempre dalla casa.
La gioia per il pericolo scampato si accompagna quella della dichiarazione d’amore che Marco fa a Cristina, che lo ricambia, alla ritrovata fortuna economica di Alessandra e… all’apparizione che il fantasma Cristina concede infine alla vecchia Tata che riconosce nell’ava le stesse fattezze della giovane Cristina tanto amata.
Ritroviamo in questa commedia i temi cari alla brava Maria Letizia Mele: la famiglia, i valori borghesi, l’inganno e il tradimento, l’intervento di un attore esterno alla famiglia che risolve il conflitto. Tutto questo ben diretto ed interpretato da una compagnia sempre più giovane, in cui si distinguono le prove di Davide Mamone e Silvia Sacchetti; un bravo anche a Massimiliano Rezza e Francesca Nicotera e all’impegno di Marco D’Acuti. Piccola parte per Marina Tocci, mentre sempre bravissime Rosella Martini, Paola Romano e Maria Letizia Mele.
La compagnia cerca nuovi talenti da portare sul palcoscenico: telefonare a  069485729.


castelli romani
Impariamo a convivere con il terremoto
(Simone Proietti) - Tempo di catastrofi e puntualmente tornano le ansie per i fenomeni naturali che potrebbero incombere sulle nostre vite, provocando morte e distruzione. Regolarmente in queste occasioni riprendiamo coscienza del nostro piccolo ed emerge quel senso di impotenza nei confronti della natura, la vera forza guida del nostro pianeta. Così diventa importante, per far fronte a tali situazioni estreme, intervenire nel settore della prevenzione, riducendo al minimo il rischio, definito come il prodotto di 3 grandezze: H o pericolosità, ossia la probabilità che si verifichi un evento di grande entità, V o vulnerabilità, ossia la probabilità che vengano interessate popolazione o strutture antropiche, E o elementi a rischio, ossia il valore potenziale del danno causato. Attivando delle forme di prevenzione che intervengano su ciascuno dei diversi fattori sopra citati è possibile con la tecnologia moderna evitare catastrofi, morti e rendere più agevoli gli interventi di soccorso delle autorità preposte.
A tal proposito non dimentichiamo la potenzialità sismica dell’area dei Castelli Romani, sottoposta in passato alle vibrazioni di eventi sismici anche di notevole intensità. Non serve andare molto indietro con il tempo per trovare nei documenti d’archivio numerose segnalazioni di sismi relativi a gradi medio-alti della Scala Mercalli-Cancani-Sieberg, la scala che misura gli effetti visibili del terremoto. Visionando la Carta della Massima Intensità Macrosismica risentita in Italia, redatta dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ci si accorge così che la nostra zona è rappresentata da un circoletto giallo, il cui colore sta a significare che il territorio è stato interessato, tra l’anno 1 ed il 1992, da sismi del VIII grado Mercalli. È necessario quindi prendere consapevolezza dei rischi anche nei nostri comuni, attivando quelle misure di prevenzione necessarie a ridurre l’impatto di un possibile terremoto e seguendo delle adeguate norme di comportamento al manifestarsi del fenomeno. Risulta allora importante in primis far controllare la struttura della propria abitazione soprattutto se antica, adattandola in modo da resistere al terremoto senza subire gravi danni. Ricordiamo infatti che non è il terremoto a provocare direttamente le vittime, ma il conseguente crollo di manufatti ed abitazioni spesso nella nostra penisola non rispondenti a criteri di costruzione antisismici.
Inoltre al verificarsi di un evento sismico è importante seguire delle semplici regole fornite dal Servizio Sismico Nazionale, che menzioniamo di seguito e che dobbiamo fare in modo di non dimenticare qualora si verifichi l’occasione di metterle in pratica, potrebbero salvarci la vita:
1. Cerca riparo all’interno di una porta in un muro portante o sotto una trave. Se rimani al centro della stanza potresti essere ferito dalla caduta di vetri, intonaco o altri oggetti.
2. Non precipitarti fuori per le scale: sono la parte più debole dell’edificio. Non usare l’ascensore: si può bloccare. In strada potresti essere colpito da vasi, tegole ed altri materiali che cadono.
3. Chiudi gli interruttori generali del gas e della corrente elettrica, alla fine della scossa, per evitare possibili incendi.
4. Esci alla fine della scossa. Indossa le scarpe: in strada potresti ferirti con vetri rotti. Raggiungi uno spazio aperto, lontano dagli edifici e dalle linee elettriche.
5. Non bloccare le strade. Servono per i mezzi di soccorso. Usa l’automobile solo in caso di assoluta necessità.


monte porzio catone
“Indaco: colore del cielo e dello spirito”
(Susanna Rossi Esser) - Raccontare un colore non è facile, rappresentarlo in un evento culturale forse è ancora meno facile... ma come spesso accade, le situazioni che appaiono più difficili e conflittuali dall’angolazione Terra, osservate con uno sguardo dall’alto, a volo d’uccello per intenderci, diventano semplici, meno separate le une dalle altre... le ostilità ed i conflitti, i confini di Stato e le barriere culturali, le quotidiane guerre metropolitane, le ansie e le miserie di un vivere sempre più faticoso, viste dal cielo appaiono prive di significato, annullate in quel meraviglioso contenitore azzurro, che ci avvolge indiscriminatamente, passando dal Polo Sud al Polo Nord, dalle regioni monsoniche ai deserti più aridi, dalla catena andina a quella hymalaiana, dagli oceani più profondi e gelidi ai caldi mari dei tropici. È in questo cielo... notturno e stellato, aurorale o acceso dalle ultime luci del tramonto... talvolta color dell’Indaco, è in questo cielo che vola il nostro piccolo velo arruffato dal vento... una brezza leggera lo porta lontano unendo, con invisibili fili, ciò che apparentemente non si potrebbe mai unire... epoche troppo lontane tra loro, luoghi, culture, popoli e religioni. L’Indaco è il colore legato, fin dai tempi più remoti, alla raffigurazione della dimensione profonda di due dei quattro elementi, Aria ed Acqua. Attorno a questo colore, fin dal Medioevo, è nata una ricchissima iconografia, nel Sacro e nel profano, indicando però sempre con tale colore, non solo la dimensione mistica ma tutta la sfera della spiritualità e del trascendente. Basti pensare agli antichi codici miniati, benedettini e cistercensi, dove l’Indaco - generalmente affiancato all’oro zecchino a foglia - descrive i magnifici giardini della Gerusalemme celeste, o nelle stupefacenti miniature di Hildegard von Bingen, fino alle rarefazioni di un potente Grünewald (1560 Germania), nel Polittico di Isenheim. Esiste inoltre una musicalità dell’Indaco, un “cromatismo” musicale: Chopin parlava della “nota blu”. Indaco, sacralità, pittura, musica e poesia, ma anche colore-tintura vegetale, estratto dalla macerazione delle foglie della pianta Indicum folium, originaria dell’India, diffusasi in Oriente ed in alcuni paesi dell’Africa settentrionale. Questo il secondo percorso dell’evento: un viaggio tra le popolazioni Tuareg, che hanno fatto di questo colore la propria veste quotidiana.
Sabato 12 marzo 2005, alle ore 18.00, presso Palazzo Borghese,  l’Associazione Culturale Idus Dianae, il Comune di Monte Porzio Catone e l’Osservatorio Astronomico presenteranno il libro “Indaco: colore del cielo e dello spirito” edito dal Comune di Monte Porzio Catone.
Nel corso della manifestazione: mostra – relazioni – concerto – poesia.


palestrina
Carnevale Prenestino
(Tania Simonetti) -Tante maschere, coriandoli colorati e un’atmosfera festosa: anche quest’anno si è svolto il tradizionale Carnevale Prenestino. Sfilate di carri allegorici con gruppi mascherati, nel centro storico di Palestrina, spettacoli folkloristici con la partecipazione della Lyon’s Jazz Band, spettacolo di musiche e coreografie brasiliane, partecipazione delle scuole con la tradizionale sfilata in maschera dei bambini della scuola materna. E per finire, la sera del martedì grasso estrazione della Lotteria e Cremazione di Re Carnevale, con grandioso spettacolo pirotecnico e fiaccolata finale.Quattro giorni di musica e divertimento, di grande festa dove i bambini sono stati i veri protagonisti.


Sottoscrizione in favore dell’UNICEF
Si comunica che presso l’U.R.P. (Ufficio Relazioni con il Pubblico) del Comune di Monte Compatri continua la sottoscrizione in favore dell’UNICEF per i Paesi colpiti dal maremoto del 26/12/04.
Chiunque può contribuire anche con pochi spiccioli.

 I NOSTRI PAESI - pagina 6

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005