ciampino
Maria Lanciotti in un Campo di grano
– giochi, istruzione, mestieri nella Ciampino del
dopoguerra
Il poeta Renzo Nanni, reduce sopravvissuto alla tragica ritirata del
Don e poi partecipe della Resistenza, abbandonato ogni tipo di letteratura
diversionistica ed ermetica si collocò tra i promotori del gruppo romano
dei neorealisti.
Affermatosi al Viareggio Opera Prima nel 1952 ha conseguito in seguito
affermazioni nei Premi Nazionali Chianciano, Tagliacozzo, Casa Hirta,
Cilento, Penne, Frascati, Circe Sabaudia, Rabelais. Ha pubblicato numerose
raccolte di poesie, l’ultima Una vita quasi un secolo. È stato fondatore
del Premio Frascati di cui ha fatto parte della giuria fino al 2003. È
morto nell’aprile dello scorso anno e questa recensione è stato uno dei
suoi ultimi lavori.
(Renzo Nanni) - Un libro per tutti, questo Campo di grano.
Mi limiterò – ahi le rapide scorse nello spazio sempre troppo avaro di
un
giornale! - ad elencare semplicemente alcuni momenti di quelle tappe che,
nello scorrere della vita dell’autrice, ci possono essere comuni. C’è un
grande spazio dato ai giochi, tutti i nostri giochi dell’infanzia, con i
loro segreti e i loro trucchi. C’è la casa sempre in costruzione dove
piove dal soffitto e la mamma mette una pentola sotto ogni goccia, tanto
da non saper poi dove cucinare. C’è il pellegrinaggio al santuario del
Divino Amore con le donne che per penitenza strisciano sulle ginocchia
(“chissà che colpe dovranno scontare?”). C’è il cinema di Martella detto
il pidocchietto così come ce n’è stato almeno uno nell’infanzia di quanti
sono nati e cresciuti in una periferia negli anni d’oro del cinema.
Anch’io ricordo sale simili, stipate alla domenica di bambini che si
accapigliano, saltano e sputano le bucce dei bruscolini. Si ride con Totò,
si lagrima con Amedeo Nazzari. Il primo giorno di scuola, dalle Suore, la
noiosa scuola dei bastoncelli, ossessivi bastoncelli da mettere ritti e
precisi sui quadrucci, un lavoro che fa rimpiangere alla piccola Maria i
prati e le corse. Pranzi speciali nelle feste grandi, alla sera rosario e
castagne, cocomero affettato all’aperto nelle sere d’estate. E così via,
dimensionando le cose in modi sempre nuovi (ricordate il fanciullino di
Pascoli?). La storia intanto trasforma tutto, arriva sempre nuova gente
nella borgata in crescita, arriva da tante diverse Regioni d’Italia e così
si mescolano, si innestano tra di loro le parlate, i dialetti, i gerghi
più vari. L’Anno Santo del ’50, la Prima Comunione, il Primo Maggio, col
vicino comunista alquanto prepotente, Natale con la tombolata, l’inverno
coi geloni. E a metà libro tante fotografie - una sessantina - che si
integrano al testo - talora - con certe diciture (i due adolescenti sono
- per esempio - titolati Un sentimento rimasto sempre giovane, oppure Papà
tornava dalla cava in bicicletta (tornava - come a sottolineare la
continuità di una presenza nella memoria). Ci sono case e villini della
città-giardino - così nasce Ciampino - distrutti dai bombardamenti. E ci
sono I ricordi di Augusto, fratello maggiore di Maria, che racconta la
guerra così come l’ha vissuta, lui, bambino di dieci anni, coi
bombardamenti degli Alleati alla periferia di Roma, le fughe per grotte, i
cadaveri estratti dalle macerie, cannolicchi raschiati dal fondo di una
marmitta tedesca, memorie di crudeltà ed anche di gesti pietosi, aerei nel
buio, frecciate di sirene che allarmavano ancora e poi - nel dopoguerra
- il tocco finale della …provvidenziale raccolta del ferro; sempre uno
scorrere di vecchie e nuove fatiche, piaghe nelle mani e rabbia in corpo.
Ci sono le vacanze estive passate da Maria a Subiaco, dagli zii, la poesia
di una vecchia casa tra i fossi, la poesia della vita - pur faticosissima
- di campagna, correndo a dorso di ciuco, nell’alternarsi di momenti
anche belli e goderecci, di contro a certe sere nere e tetre.
E poi la scoperta di una cittadina favolosa, Frascati e le sue ville, i
boschi fioriti, il magico Tuscolo. È il 1953, Scuola di Avviamento
Commerciale “Nazario Sauro”: ecco arrivare l’odore dei giorni più belli
della mia vita, l’odore delle scarpe da ginnastica, del cornetto alla
crema, del foglio protocollo, del legno dei banchi macchiati d’inchiostro,
dei miei undici anni appena compiuti… Maria viene a scuola a Frascati col
treno, insieme a tanti altri ragazzi di Ciampino, gli eroici studenti
pendolari prima dell’invasione dei motori.
E c’è alfine una Conclusione provvisoria: Ogni uomo è testimone e custode
del suo tempo. Che lungo cammino, quello umano…
Un libro, quello che Maria Lanciotti ci consegna, che forse è al vertice
di quanto ha finora scritto in poesia e in prosa. Una prosa che è poesia:
ma insomma, perché fare distinzioni che spesso reggono solo per
convenzioni tradizionali, là dove - invece - aneddoti e fraseggio si fanno
di continuo poesia? Spesso poesia purissima: …stesa sul prato chiazzato
d’unto della vecchia ferrovia penso che le nuvole che mi camminano sulla
testa non sanno niente di quello che succede quaggiù, stanno troppo in
alto. Invece una faccia rosa e allegra mi dice che non è così, quello che
succede quaggiù da lassù si vede bene. È una nuvola leggera leggera che
prende tante forme; adesso non è più una faccia, è una barchetta. Il sole
ci sale sopra e mi sorride. |