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Sommario anno XIV numero 1 - gennaio 2005

 COSTUME

Sesso, cibo e soldi nella galassia cinese
(Federico Gentili) - Circa un mese fa una delegazione di illustri connazionali, capeggiati dal capo dello Stato, si è recata in Cina. Con il solito ritardo, anche gli italiani si sono accorti che la Cina sta tornando ad essere quello che era fino alla metà dell’Ottocento, una potenza economica di prima grandezza. In un libro sulla Cina, pubblicato circa una decina di anni fa, un noto economista intitolò così l’ultimo capitolo “Ce la faranno?”. Una frase che ricorda un altro titolo passato alla storia, “La fine della storia” di Fukuyama, uscito qualche anno prima dell’attacco al cuore di Manhattan e nei fatti clamorosamente smentito. Chi fosse stato fino a qualche tempo fa in apprensione per le sorti della popolazione da 1,3 miliardi di persone, adesso può dormire sonni tranquilli, il mondo pare fabbricarsi in Cina. Volendo fare un esempio molto spicciolo, si producono in Cina perfino le statuine di finto artigianato locale che si vendono ai turisti nelle riserve indiane in America. Ma questi costi di produzione non sono semplicemente il frutto di salari bassissimi imposti a operai supersfruttati. Secondo un recente studio della banca d’affari americana Merrill Lynch una serie di fattori rende nel complesso la Cina un paese molto concorrenziale, il miglior posto dove investire e produrre sia per il mercato esterno che per quello interno. Infatti, a dispetto di quanto si possa pensare, nelle province costiere ci sono ormai infrastrutture moderne non inferiori a quelle di altri paesi più industrializzati, senza contare il potenziale mercato di consumi interni in forte espansione. Ciò che rimane ancora da capire è se la Cina riuscirà a colmare il divario che si è creato fra il suo sistema economico superliberistico e il suo sistema politico, piuttosto totalitario. Su Foreign Affairs, forse la più importante rivista di geopolitica, si leggeva al riguardo: “Nessuno è in grado di dire dove la Cina andrà. Ma sta diventando difficile immaginare che essa possa continuare a trasformarsi in un Paese più stabile, cosmopolita e globale, senza una chiara visione del suo futuro politico”. In poche parole la grande intuizione di Deng Xiaoping è stata quella di mettere il sistema comunista al servizio dello sviluppo capitalistico. E probabilmente la classe dirigente cinese ha anche ben chiara la rotta da seguire, ma a noi non è dato conoscerla in quanto le informazioni non appariranno mai sui media, come avviene in altri paesi democratici. Per coloro che non volessero seguire le orme dei nostri imprenditori e politici che snobbavano quella nazione pensando che i simpatici cinesi avrebbero optato a vita per le biciclette, si consiglia un agile e intelligente libro scritto da un italiano sbarcato a Pechino negli anni Ottanta per studiare i classici del pensiero cinese e che in quella terra si è sposato e fatto dei figli e che da poco è diventato direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Pechino. “Made in China” (Carocci, pagg. 152, 16,70) di Francesco Sisci è un piacevolissimo manuale di vita quotidiana cinese, in cui i capitoli più coinvolgenti riguardano soprattutto il cibo, il sesso e i soldi. Come dire? Tutto il mondo è paese.

 COSTUME

Sommario anno XIV numero 1 - gennaio 2005