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Sommario anno XIII numero 10 - ottobre 2004

 DALLA FAVOLA ALLA FIABA

4 - I tre porcellini: un rilettura in chiave filosofica
(di Silvia Coletti)
[……]
-           Tu dunque sei in dubbio su come si può giungere o meno al bene? - disse.
-           Sì - risposi.
-           Ragioniamo allora insieme prendendo in esame una fiaba, per esempio I tre porcellini. Ora segui il mio discorso.-
-           Va bene - dissi.
-           Essi decisero un giorno di costruire da soli una casa, essendo arrivata la stagione autunnale. Il primo la fece di paglia molto fragile, il secondo di legno ben stagionato e il terzo di mattoni. Fin qui hai compreso?- mi chiese.
-           Sì - risposi.
-           Allora vorrei da te una risposta. Perché i tre porcellini si comportano in maniera differente o meglio ancora, potendo porre il discorso su un livello più elevato, loro chi rappresentano? -
-           Le virtù di cui parla Platone - risposi.
-           Spiegati meglio -
-           Il primo rappresenta, a mio parere, l’istinto, il secondo l’emotività, il terzo la ragione; non per niente decise di costruirsi una casa di mattoni più resistente alla pioggia e alla neve -
-           Perché si può dire che tutti e tre avevano una idea differente su come costruirsi una casa? -
-           Perché tutti e tre, prima di nascere, nel luogo prenatale avevano visto tramite la loro anima il mondo velato; le anime sono diverse l’una dalle altre, poiché in loro esiste la duplicità di essere identiche a se stesse e diverse dalle altre e quindi l’idea di abitazione dei tre porcellini, che rappresentano l’anima, è differente -
-           Quello che dici può essere vero se aggiungi a tutto ciò quello che ti dirò ora. - continuò - Esiste anche il male che è nemico dell’uomo e che è poi il nemico stesso; in questo caso chi è il nemico stesso? -
Il lupo - risposi.
-           Bene! - disse e soggiunse - Esso rappresenta infatti la falsità o per meglio dire la doxa, ingannevole volto del mondo. Cerca con immagini affabili e parole melliflue di farsi amiche la tre virtù. -
-           All’inizio è quasi vicino a loro per afferrarle, ma perché non ci riesce? - chiesi.
-           Te lo dirò subito. Se ricordi bene la fiaba ti verrà in mente anche il momento in cui i tre porcellini riescono a trovarsi tutti insieme all’interno della stessa casa. Non è così? -
-           Sì, è vero - affermai.
-           Mi sai dire il perché? -
-           Ci proverò. Platone afferma che, perché esista il criterio etico del bene, c’è bisogno di unire insieme piacere ed intelligenza. Il porcellino che ha costruito la casa di mattoni, non ha fatto così? -
-           Sì, ma ancora non hai concluso la tua risposta. Allora ti dirò io. Un uomo sarà giusto quando ognuna delle tre virtù dell’anima adempirà alle sue funzioni e di conseguenza l’elemento razionale, sostenuto dall’emotività, dirigerà l’istinto. Questo non ti ricorda nulla? - chiese.
-           Sì, lo stato ideale. Colui che è giusto è solo il filosofo, il quale, poiché desidera tutta la sapienza, può essere a capo di questo stato ideale fondato sulla giustizia. -
-           In questa fiaba esiste una giustizia? -
-           Sì, la fuga del lupo è quella fondamentale. -
-           Con ciò cosa hai capito? -
-           Che tramite le virtù, di cui un’anima è composta, ed aspirando essa al bene ed alla giustizia, l’uomo sa ben difendersi dal male e da tutto ciò che è falsità, in quanto l’idea del vero l’aveva già avuta in precedenza, prima di nascere. Possedeva la verità che può ora recuperare grazie all’anamnesi o reminiscenza. Potrà quindi notare che una cosa ne ricorda un’altra, ma non sarà mai come quella che aveva visto prima e quindi scoprirà che, ciò che vede, è una copia della sua idea e non l’idea in sé. -

 DALLA FAVOLA ALLA FIABA

Sommario anno XIII numero 10 - ottobre 2004