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- I tre porcellini: un rilettura in chiave filosofica
(di Silvia Coletti)
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- Tu dunque sei in dubbio su come si può giungere o meno al
bene? - disse.
- Sì - risposi.
- Ragioniamo allora insieme prendendo in esame una fiaba, per
esempio I tre porcellini. Ora segui il mio discorso.-
- Va bene - dissi.
- Essi decisero un giorno di costruire da soli una casa, essendo
arrivata la stagione autunnale. Il primo la fece di paglia molto fragile,
il secondo di legno ben stagionato e il terzo di mattoni. Fin qui hai
compreso?- mi chiese.
- Sì - risposi.
- Allora vorrei da te una risposta. Perché i tre porcellini si
comportano in maniera differente o meglio ancora, potendo porre il
discorso su un livello più elevato, loro chi rappresentano? -
- Le virtù di cui parla Platone - risposi.
- Spiegati meglio -
- Il primo rappresenta, a mio parere, l’istinto, il secondo
l’emotività, il terzo la ragione; non per niente decise di costruirsi una
casa di mattoni più resistente alla pioggia e alla neve -
- Perché si può dire che tutti e tre avevano una idea differente
su come costruirsi una casa? -
- Perché tutti e tre, prima di nascere, nel luogo prenatale
avevano visto tramite la loro anima il mondo velato; le anime sono diverse
l’una dalle altre, poiché in loro esiste la duplicità di essere identiche
a se stesse e diverse dalle altre e quindi l’idea di abitazione dei tre
porcellini, che rappresentano l’anima, è differente -
- Quello che dici può essere vero se aggiungi a tutto ciò quello
che ti dirò ora. - continuò - Esiste anche il male che è nemico dell’uomo
e che è poi il nemico stesso; in questo caso chi è il nemico stesso? -
Il lupo - risposi.
- Bene! - disse e soggiunse - Esso rappresenta infatti la
falsità o per meglio dire la doxa, ingannevole volto del mondo. Cerca con
immagini affabili e parole melliflue di farsi amiche la tre virtù. -
- All’inizio è quasi vicino a loro per afferrarle, ma perché non
ci riesce? - chiesi.
- Te lo dirò subito. Se ricordi bene la fiaba ti verrà in mente
anche il momento in cui i tre porcellini riescono a trovarsi tutti insieme
all’interno della stessa casa. Non è così? -
- Sì, è vero - affermai.
- Mi sai dire il perché? -
- Ci proverò. Platone afferma che, perché esista il criterio
etico del bene, c’è bisogno di unire insieme piacere ed intelligenza. Il
porcellino che ha costruito la casa di mattoni, non ha fatto così? -
- Sì, ma ancora non hai concluso la tua risposta. Allora ti dirò
io. Un uomo sarà giusto quando ognuna delle tre virtù dell’anima adempirà
alle sue funzioni e di conseguenza l’elemento razionale, sostenuto
dall’emotività, dirigerà l’istinto. Questo non ti ricorda nulla? - chiese.
- Sì, lo stato ideale. Colui che è giusto è solo il filosofo, il
quale, poiché desidera tutta la sapienza, può essere a capo di questo
stato ideale fondato sulla giustizia. -
- In questa fiaba esiste una giustizia? -
- Sì, la fuga del lupo è quella fondamentale. -
- Con ciò cosa hai capito? -
- Che tramite le virtù, di cui un’anima è composta, ed aspirando
essa al bene ed alla giustizia, l’uomo sa ben difendersi dal male e da
tutto ciò che è falsità, in quanto l’idea del vero l’aveva già avuta in
precedenza, prima di nascere. Possedeva la verità che può ora recuperare
grazie all’anamnesi o reminiscenza. Potrà quindi notare che una cosa ne
ricorda un’altra, ma non sarà mai come quella che aveva visto prima e
quindi scoprirà che, ciò che vede, è una copia della sua idea e non l’idea
in sé. - |