Il dramma del popolo curdo
(Alessio Colacchi) - Amnesty International si unisce alle
denunce che l’LHD, il movimento per la difesa dei diritti umani del
Kurdistan, compie stilando un bilancio della grave situazione cui questo
popolo è sottoposto in Turchia.
Si tratta soprattutto di violazioni di diritti legati alla gestione
dell’apparato giudiziario.
Infatti negli ultimi anni sono stati registrate 84 esecuzioni
extragiudiziali, 105 uccisioni, 31 ferimenti in corso di scontri armati,
3014 fermi di polizia, 502 casi di tortura, 574 arresti, 3096 violazioni
del diritto di proprietà e 880 inchieste e sanzioni in tema di libertà di
espressione.
Scorrendo con lo sguardo questi dati si può ben capire perché così tanti
curdi avanzino richiesta di diritto d’asilo all’Italia.
Inoltre l’associazione dei parenti dei detenuti politici curdi, il Tuhad,
denuncia come tra i 5000 detenuti per motivi politici stia aumentando
sensibilmente il numero dei suicidi in carcere e degli scioperi della
fame. A ciò si aggiungono le torture, le violenze contro parenti di questi
detenuti e gli stupri contro le prigioniere donne.
Inoltre in Turchia, sebbene le persone incriminate per reati politici (in
maggioranza curde) dal 1992 possano usufruire di avvocati di ufficio,
nella realtà non possono incontrarli fino al giorno del processo.
Invece nel campo sanitario il Kesk, il sindacato dei medici, denuncia come
nella zona di Urfa (Kurdistan) esista un medico ogni 7000 abitanti, contro
l’uno ogni 1000 registrato nella Turchia occidentale.
A ciò va aggiunto che il sistema sanitario pubblico è inesistente e tutto
è a pagamento, dai farmaci agli interventi chirurgici.
Inoltre oltre 35000 ragazzi curdi non frequentano la scuola, anch’essa
privata, mentre il lavoro minorile interessa oltre il 32% dei ragazzi
curdi.
Il Kurdistan è un paese inesistente, che purtroppo non gode nemmeno
dell’appoggio e del sostegno dell’occidente: un silenzio che purtroppo non
fa altro che peggiorare una situazione già drammatica.
Basti pensare che l’Italia è il quarto partner economico in commercio di
armi con la Turchia.
La maggior parte di questi mitra e carri armati verrà utilizzato contro la
popolazione curda. “Poi - come denuncia Amnesty International- quando
verranno in Italia come richiedenti asilo, daremo loro il diniego
adducendo la scusa che la Turchia rispetta i diritti umani”.
Per maggiori informazioni contattare il sito ufficiale della sezione
italiana di Amnesty International www.amnesty.it, oppure contattare
il gruppo 140 dell’associazione in difesa dei diritti umani tramite mail
all’indirizzo gr140@amnesty.it. |