Quattro
chiacchiere su Euro, Tasse… e quant’altro
(Gelsino Martini) - Chiariamo subito un concetto, non sono
un economista, come tutti provo a quadrare l’economia intorno al
miolavoro. È proprio questa condizione che mi porta ad una valutazione
d’ordinaria vita quotidiana.
Euro: sin dagli anni sperimentali, fino all’entrata in vigore e ad oggi,
non riesco a sopportare l’idea cretina del luogo comune che un Euro è
uguale a mille Lire. In questa frase si riversa la debolezza sociale degli
Italiani e l’inqualificabilità di un Governo che, avallando questa
tesi, nulla ha fatto affinché i cittadini avessero il concetto di un
reale scambio-valore dell’economia giornaliera. Addirittura il Ministro
dell’Economia ha tentato di farci credere che 1 € di carta vale più
di 1 € di ferro. È probabile che per il Ministro 1 kg di paglia pesi più
di 1 kg di ferro!
È naturale che un passaggio economico così importante porti ad
aggiustamenti, è avvenuto in tutta Europa dove i Governi hanno
controllato ed indirizzato il cambiamento. Noi abbiamo subito la maggiore
speculazione, prima mentale, poi perché legati ad un debito pubblico
superiore, e poi perché il libero mercato è stato legalizzato come
“Libera Sola” senza regole socio-economiche. In tutto questo il
Governo è stato presenza passiva, della serie “non abbiamo fatto noi
gli accordi” oppure “prima di acquistare controllate i prezzi”,
ovvero prima di comperare l’insalata fate un’indagine di mercato.
Questa lo scenario dell’abbandono socio-economico italiano. Vi è anche
un’altra situazione che non c’è stata detta: l’operazione
svalutazione. Quando la nostra Liretta girava per i mercati,
periodicamente la riallineavamo con svalutazioni programmate, un’auto
500 che negli anni 60 costava 200/300 mila lire (un mese e mezzo o due di
stipendio), dopo 20 anni passava a 5/6 milioni, ovvero 3/4 stipendi. Il
ricorso alla svalutazione, i tassi da usura delle banche e l’inflazione
a due cifre fornivano l’illusione di un diffuso benessere, condito da
forti debiti ed innumerevoli “pagherò”. Si viveva l’oggi con i
soldi che avremmo guadagnato domani, alimentando una lenta e continua
crescita debitoria. Tutto questo giuoco non è più possibile con
l’Euro. La quadratura dei conti richiestaci e la mancanza del gioco
delle tre carte in economia spingono ad una continua crescita dei costi
dei beni di consumo.
Un’altra debolezza economica è la burocrazia. La ricchezza sociale si
consolida con la produzione della forza-lavoro, ovvero ogni cittadino che
lavora deve produrre servizio o bene di consumo. Il sistema Italia che
abbiamo creato, è impigliato in una rete di bolle, carte, visure,
motorizzazioni, registri, certificazioni ed altre condizioni burocratiche.
Che cosa significa? Proviamo a cavare il ragno dal buco. Ad esempio,
prendiamo un prestito: garanzie, controlli, valutazioni, attestazioni di
proprietà, hanno dei costi non indifferenti; il paradosso è che tutto
serve a dichiarare ciò che è scritto sull’atto di proprietà visibile
a costo zero. Questo modo d’agire ha smosso diverse persone che devono
essere retribuite senza che producano ricchezza. Altrettanto avviene nei
servizi sociali o attività industriali, dove abbiamo creato il campo
delle competenze, ossia ciò che posso fare ma non faccio. L’insieme di
condizioni sociali che abbiamo attivato negli anni, oggi si riversano
nella vita quotidiana amplificando le diversità con i nostri partner
Europei.
L’ultimo gioco che stiamo avviando sono le tasse. Un’istituzione
sociale, uno stato, può esistere solo sul contributo degl’individui che
ne fanno parte. È superfluo enunciare che tutti devono contribuire
equamente agli obiettivi finali del paese. Come detto, le tasse sono le
finanze di uno stato. La cosa fondamentale non è quanto un cittadino
paghi (sempre nel principio dell’equità), bensì quali e come sono i
servizi dello stato verso il cittadino. Parlare dello sfacelo sociale
sarebbe come rubare le caramelle ad un bambino, è più interessante
capire quanto e cosa faremo con i soldi risparmiati dalle tasse. Prendiamo
una retribuzione annua media di 30.000,00 € (direi non male), quanto si
recupera di tasse, 2.000/3.000 € ??
Considerato che lo stato, oltre al taglio delle tasse, prevede un grosso
taglio dei finanziamenti alle Regioni, Province, Comuni, senza trascurare
la riduzione di servizi sociali, avviati ormai alla privatizzazione e
quindi al pagamento di questi, quante e quali saranno le tasse degli enti
locali per sopravvivere ed offrire eventuali servizi ai cittadini? Saranno
sufficienti i soldi recuperati per pagare le nuove tasse (ritenute
necessarie da tutti gli enti locali)? Basteranno alle famiglie, per
affrontare eventuali spese di necessità, o ricorreremo a nuovi salassi
del nostro portafoglio? Certo una prima risposta è sempre il buon
governo. Ma allora che cosa cambia? Altri carrozzoni altri poteri,
sfaldamento della solidarietà sociale ovvero, chi può si arrangi.
Dimenticavo, qualcuno avrà un tornaconto. Aumentiamo la cifra, vediamo i
redditi di 300.000/1.000.000 di € ed oltre, pensate che bel risparmio
per questi poveri cristi che tutti i giorni sudano nei cantieri o nelle
catene di montaggio... potranno permettersi di pagare anche il dottore o
una scuola privata. Una bella riforma sociale.
Permettetemi un ultimo appunto. Con poche righe non si discute una riforma
economica, basterebbero però Uomini politici che ricambino i Cittadini
con la semplice funzionalità dei servizi che sono attivi usando i soldi e
la solidarietà sociale, senza ricorrere al gioco delle tre carte per
calmierare i difetti di pubblica istituzione.
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